«Per battere la Valle del Tevere ci vuole gioco e intensità»
Il Budoni in mani sicure, Trini: «A Lanusei qualcosa non ha funzionato, qui sto dimostrando il mio valore, vogliamo la serie D sul campo»
Per il Budoni, l'impegno di domenica contro la Valle del Tevere vuole essere il primo dei quattro passi che ci vogliono per salire in serie D. Perché sebbene il club gallurese venga dato in pole position nella classifica dei ripescaggi, i giocatori guardano le cose del campo e i traguardi da raggiungere. Come conferma Matteo Trini, portiere scuola Juventus, club nel quale è cresciuto non solo come atleta ma anche come uomo per poi avere esperienze in lega Pro con Juve Stabia, Lumezzane e Torres. «Noi vorremmo festeggiare sul campo possibilmente l'11 giugno - dice il fresco trentenne sassarese - non certo aspettare ad inizio agosto coi ripescaggi. Ma bisogna andare per gradi, pensando alla prima sfida di domenica».
Come state fisicamente e, soprattutto, mentalmente, visto che avete fatto due lunghe soste in mezzo ad una gara ufficiale
«A livello mentale può essere un aspetto deficitario, abbiamo giocato una sola partita importante in 40 giorni, il 30 aprile scorso contro il Calangianus nella finale playoff regionale. Spero non pagheremo questa inattività e le emozioni per l'attesa, dobbiamo essere bravi a gestire questi stati d'animo specie chi non ha avuto mai a che a fare con sfide del genere. L'aspetto positivo, invece, è che c'è stato il tempo per riposare e recuperare energie ma anche per lavorare con intensità tutti i giorni per preparare al meglio questa partita, curando certi aspetti e affinando alcune intese che sono state trascurate maggiormente durante la stagione per gli impegni ravvicinati di campionato»
Cosa sapete dei vostri avversari
«Che la Valle del Tevere è una squadra molto fisica, a differenza della nostra, tutti giocatori ben strutturati e che cercano di imporre questa loro prestanza fisica senza però avere un grande ritmo, cosa che abbiamo noi e sulla quale puntiamo molto. Noi dovremo usare le nostre armi, che sono quelle del gioco, e lo facciamo bene, e quelle dell'intensità, e siamo pronti per correre»
Nella prima in casa che gara bisogna fare?
«Dobbiamo fare la "partita", perché sempre siamo stati abituati a farlo per la mentalità del mister che ha costruito così la squadra. La ricetta ideale è vincere e non subire reti, avere il pallino della gara in mano rischiando il meno possibile per poi fare male. Bisogna stare attenti a non commettere gli errori perché poi rimediare diventa duro, non prendere gol specialmente in casa è fondamentale perché poi in trasferta puoi passare anche con un pareggio con gol»
Miglior difesa in campionato, una soddisfazione enorme e un punto di partenza forte per queste finali-spareggio
«È una grossissima soddisfazione per me che sono arrivato in corsa, e ha ancora più valore perché hai meno tempo per lavorare con la squadra e devi subito conoscere i compagni e oliare i meccanismi. È un motivo d'orgoglio mio e di tutti i miei compagni, di solito chi ha la miglior difesa arriva fino in fondo, noi abbiamo chiuso al secondo posto, in finale con il Calangianus non abbiamo subito gol e anche lì, in una gara importante, abbiamo avuto lo stesso atteggiamento visto in tante partite chiuse senza subire gol. Siamo anche una squadra che ha fatto tanti gol, il secondo attacco del campionato, perciò dico che bisogna offendere ed essere equilibrati, far capir agli avversari che siamo pericolosi»
Mezza stagione in chiaroscuro al Lanusei e poi protagonista a Budoni, scelta azzeccata
«Sicuramente la parentesi a Lanusei non è andata bene, quando poi si cambiano 7-8 giocatori qualcosa non è andata per il verso giusto. Si è chiuso quel capitolo e sono stato molto contento che il Budoni mi abbia dato la possibilità di dimostrare il mio valore, ho trasformato una prima parte di stagione altalenante tra titolare e panchina in una seconda parte dove ho giocato con continuità e ho trovato fiducia e risultati positivi. È stata una scelta azzeccata e sono felicissimo di averla fatta, di meglio non si poteva scegliere a dicembre. Visto come è andato il nostro 2017, se non ci fosse stato un Tortolì stratosferico, ci saremmo giocati il campionato fino alla fine. Ma per noi, cercare la serie D coi playoff, è come averlo vinto, abbiamo la stessa possibilità di salire di categoria ed è una cosa stupenda farla anche con gli spareggi»
Cosa non ha funzionato in Ogliastra?
«Io, da quando gioco a calcio, mi sono sempre assunto le responsabilità. Quando uno sbaglia è inutile negare le evidenze, nella prima gara di campionato, contro il San Teodoro, il mio errore a fine primo tempo ha compromesso una partita iniziata bene con la rete del vantaggio. C'era qualcosa che non funzionava a livello generale, ogni gara c'era uno che pagava, fosse il portiere, il difensore o l'attaccante, una susseguirsi di eventi negativi. Col passare delle giornate credo di aver fatto qualche buona prestazione e avevamo trovato la quadratura del cerchio, poi la società e il mister Hervatin hanno fatto le loro considerazioni e le scelte nel mercato di dicembre. È ovvio che a Budoni sono stato molto più sereno, gioco per vincere ed un'altra mentalità, le cose sono andate sempre bene, c'è sicurezza e fiducia reciproca coi compagni»
A Budoni si sta vedendo sin dall'inizio il vero Trini, è stata una rivincita?
«Io sicuramente non volevo andar via da Lanusei, non è da me lasciare le cose a metà. Chi critica lo può fare con ragione o con torto, la sfida che ho voluto vincere era con me stesso, a Budoni credo di aver dimostrato il mio reale valore, non vuol essere un attacco verso qualcuno e non provo rancore con nessuno, semplicemente so che fa parte del gioco. Ma aggiungo che ci sarebbe voluta coerenza ed equilibrio nel mantenere la scelta fatta, perché non si è fenomeni un giorno e in quello successivo mondezza, sapevo che rimanendo avrei avuto poche chance di giocare perché il mister schierava spesso il giovane in porta. Però ripeto, la sfida è stata con me stesso, visto che non mi era mai successo di lasciare una società a metà stagione»
In serie D più che in Eccellenza si vede un'alternanza tra portiere senior e under come si è visto anche a Latte Dolce e San Teodoro
«Le regole dei fuoriquota sono quelle e non si cambiamo, però io dico che se prendi il portiere grande finché c'è lui deve giocare e basta, a meno che non sei a fine carriera e ti sta bene entrare in campo quando servi. Altrimenti che si punti direttamente sul giovane, il "grande" in panchina non ha senso perché se succede qualcosa al portiere titolare devi fare sempre due cambi e rischi di finire in dieci»
A 10 km di distanza da Budoni c'è uno spareggio playout in serie D tra San Teodoro e Muravera, come lo vedi?
«Sarà una partita tesissima in cui ci si gioca la categoria e dove conta tanto l'esperienza. La spunterà chi riesce a rimanere calmo ma anche più attaccato alla categoria, è una sfida delicata che si gioca tanto sui nervi e che non può andare oltre i 120', per cui non ci sono altre vie d'uscita. Io in carriera ho disputato tre playout e mi è andata sempre bene, non sono mai gare belle, non si bada alle classiche triangolazioni, gli scambi stretti, sono gare maschie che vivono sugli episodi e la tanta lotta a centrocampo, anche con tre tiri in porta a testa. Non so chi si salverà delle due, sicuramente sarà la squadra che avrà più voglia di mantenere la categoria e che terrà i nervi più saldi»
Se sarà serie D col Budoni è per rimanere in categoria?
«Beh se la società vorrà proseguire con me io vorrò rimanere, sarebbe una categoria superiore che ci saremmo conquistati sul campo e mi farebbe piacere rifare. A Budoni mi sono trovato bene, non mi hanno mai fatto mancare niente, le cose poi sono andate sempre bene visti i buoni risultati ottenuti, se punteranno ancora su di me sarò pronto a stringere la mano al direttore Oggianu e al presidente Fois»
Da portiere come valuti il lavoro di mister Cerbone?
«Credo sia tra i più preparati non solo di questa categoria, propone un modo di giocare a calcio che in Eccellenza fanno in pochi. Vuole giocare sempre la palla, dà un'identità alla squadra e basa il risultato finale come frutto del gioco, non tutti guardano quest'aspetto. Poi sta attento a tutto, cura i minimi dettagli e chiede al portiere di essere molto attivo in fase di impostazione, in questa categoria per me fa la differenza»