«Siamo stati chiamati per vincere, è bello quando il tuo lavoro viene apprezzato»
Il Coghinas sbaraglia la concorrenza, Mura: «Non ci aspettavamo di ammazzare il campionato in questo modo»
Quello del Coghinas è il classico successo annunciato da tempo: un'annata particolarissima per i rosso-blu che, non si esagera, a Natale avevano già messo una pesantissima ipotetica sulla vittoria finale. Il girone di ritorno, dunque, si è rivelato nient'altro che il più classico dei conti alla rovescia, in attesa di una festa che giornata dopo giornata si avvicinava sempre di più. Alle avversarie, inutile ribadirlo, non sono rimaste che le briciole, a cominciare dal Badesi, staccato di ben nove lunghezze: gli uomini allenati egregiamente da mister Cristian Mura, non nuovo a certe imprese, con il tecnico che conquista la terza promozione negli ultimi quattro anni, hanno messo in piedi ben 19 vittorie e appena 4 pareggi; soltanto 2, peraltro ininfluenti, le sconfitte rimediate sino ad ora, per una stagione da incorniciare.
«Il nostro obbiettivo era quello di fare bene e vincere il campionato — dichiara Mura —, ma non pensavamo manco noi di poterlo ammazzare in questo modo, considerando che c'erano tante squadre competitive, al pari nostro: penso al Badesi, al Trinità, al Ploaghe, al Laerru, che ha fatto benissimo nei primi due mesi. Si è trattato di un grande cammino, frutto dell'attenta programmazione portata avanti in estate dalla dirigenza, che non ci ha mai fatto mancare niente. Qui a Santa Maria tentavano il salto da diversi anni, e ora possono godersi questo traguardo».
Il tecnico divide i meriti in parti uguali. «Ho avuto la possibilità di allenare un gruppo di ragazzi favolosi, che io considero dei professionisti che giocavano in un campionato dilettantistico. Le intenzioni della società e dello stesso paese ci sono apparse chiare sin da subito: non avevamo alibi, siamo stati chiamati proprio per vincere e fortunatamente le cose sono andate nel verso giusto. E' importante ripagare la fiducia che gli altri ti danno, ho sempre cercato di tenerlo ben presente ai miei».
Mura è abituato alle responsabilità che certe sfide comportano. «Si tratta del terzo campionato che vinco in quattro anni, ma questo forse è stato il più difficile, perchè partire con i favori del pronostico non è mai semplice, anzi. Sul campo invece le cose si sono messe subito in discesa, nonostante ci fosse tanta pressione su di noi, soprattutto per quello che si mormorava nel circondario calcistico. La soddisfazione più grande per me deriva dal fatto che il mio lavoro è stato apprezzato da tutti, difficile chiedere di più in questi casi».
Numeri alla mano, il Coghinas ha disputato una prima parte di stagione davvero stratosferica. «Nel girone di andata abbiamo vinto quasi sempre; se devo essere sincero, mi aspettavo un calo, perchè è davvero impossibile mantenere una media del genere. Abbiamo dovuto fare i conti con le assenze di Oggianu e Nicola Zallu, per noi erano elementi fondamentali, con i risultati che nel girone di ritorno sono stati meno lineari, ma era tutto abbondantemente sotto controllo».
La rosa, del resto, forniva ampie garanzie, a cominciare dagli attaccanti, Bianco e Meloni su tutti. «E' vero, davanti avevamo giocatori molto forti, ma la squadra è equilibrata, dal portiere, alla difesa sino ad arrivare al centrocampo. Trovavamo la via del gol con uomini diversi, penso a Carbini, a Guerrieri, ad esempio; è un dato emblematico. Anche in termini di reti subite, comunque, non ci siamo comportati affatto male».
Le porte della Prima Categoria si spalancano, con Mura pronto a tuffarsi in una nuova avventura.
«Mi piacerebbe davvero tanto provare a fare il salto, considerando soprattutto che sono tanti anni che alleno in Seconda, è normale avere delle ambizioni, anche a livello personale. Certo, mi piacerebbe rimanere a Santa Maria, ma ancora ci dobbiamo incontrare e parlare un po' degli eventuali piani della società, perchè i matrimoni si fanno sempre in due».
Nel frattempo, la festa continua alla grande. «Il paese ha risposto benissimo, a Ploaghe c'erano 300 persone a fare il tifo per noi, le tribune erano tinte di rosso e di blu. La cosa che mi ha colpito di più è stato il corteo, a fine partita, con cui siamo tornati in paese: mai visto una cosa del genere, dico davvero, con 70-80 macchine e i festeggiamenti che sono andati avanti per tutta la notte».
Un successo da condividere, ovviamente, con gli affetti più intimi. «Le figure più importanti, in questo senso, sono mia moglie e i miei figli: mi stanno sempre addosso, perchè non ci vediamo quasi niente, considerando che dedico tantissimo tempo al lavoro e al calcio».