Il Latte Dolce riparte da Bianchi: «Qui per il progetto, c'è il margine di crescita. Udassi? Vuole il massimo, come da giocatore»

Daniele Bianchi non scende dalla sedia di regista e manderà in onda un'altra stagione con il Latte Dolce. Il centrocampista sassarese, uno dei grandi colpi del mercato della scorsa estate, sarà anche per il prossimo campionato il perno dei biancocelesti affidati a Stefano Udassi. Per il dg Adriano Fantoni è la prima preziosa riconferma in vista della terza stagione di fila nella Lega Nazionale Dilettanti. Classe 1987, Bianchi ha esordito nella quarta serie con il Calangianus nel 2006 prima di passare nei professionisti alla Cisco Roma. Poi il rientro in Sardegna con il Tavolara e i due anni in Seconda Divisione con la Villacidrese. Dopo il fallimento dei mediocampidanesi è ripartito dall'Anziolavino, salvo passare nel dicembre del 2011 al Porto Torres. Una stagione e mezzo dopo il ritorno a Sassari in maglia Torres (2013-14) per giocare in Lega Pro. Dal 2014 al 2016 è alla Nuorese, poi Rieti e, infine, la maglia del Sassari Latte Dolce. 

I motivi della scelta. «Sarebbe banale rispondere per il progetto, concetto troppo abusato. Andando in profondità, dico che ho scelto le persone che sono all'interno del progetto, per il margine di crescita e la voglia di coprire questo margine. Il Sassari Latte Dolce è una società che storicamente punta sui giovani, e quando parlo di persone all'interno della società mi riferisco anche a coloro che lavorano nel Settore Giovanile e nelle attività di base, tecnici che con grande dedizione mettono al centro la crescita del ragazzo a 360°».

Serietà e programmazione. «A questi livelli è un parametro basilare. Come detto i margini di crescita ci sono, la voglia di coprire questo margine l'ho percepita chiaramente a partire dal presidente ed è radicata in tutte le altre componenti: ecco spiegato perché ho scelto di restare. Aggiungerei anche un altro elemento: la ricerca delle persone prima dei calciatori. Lo scorso campionato si è rivelato più difficoltoso del previsto: tante le novità, tra società e rosa, che hanno richiesto tempo per amalgamarsi e aggiunto qualche ostacolo imprevisto. È stato più difficile di quanto si potesse percepire dall'esterno; il campionato, rispetto a quello precedente, presentava meno contendenti al gran salto ma nella zona media e bassa era livellato e sino all'ultimo è rimasto aperto, con l'amaro epilogo per qualche squadra sarda. A livello personale non voglio e non posso essere soddisfatto, ed è normale avere una grande voglia di ripartire».

L'ex compagno Udassi. «Non ho mai avuto esperienze come suo giocatore ma ho avuto modo di conoscerlo personalmente quando, da ragazzino, mi aggregarono agli allenamenti della prima squadra della Torres nella stagione (2004-05, ndr): ha sempre preteso molto da se stesso e dai compagni di squadra e, dalle prime chiacchierate, l'approccio pare marcatamente su questa linea».

Il campionato 2018-19. «È chiaramente troppo presto per poter fare valutazioni. Sulla carta diverse squadre stanno costruendo qualcosa di interessante. Il Latina ha affidato la guida tecnica a Carmine Parlato, un mister che numeri alla mano è il più vincente della categoria. Il Cassino sta allestendo una rosa importante, con la riconferma di Ricamato, l'acquisto di Carcione e l'inserimento nell'organigramma un direttore come Pierluigi Di Santo, garanzia di serietà e professionalità. Il Monterosi ha messo al comando tecnico Mariotti: le sue squadre esprimono il miglior calcio del girone e negli ultimi tre anni ha ottenuto grandi risultati, sono partiti poi con l'acquisto di Frasca, portiere che non scopro certo io. La Torres poi, dopo una grande rincorsa nel girone di ritorno e la vittoria nei playoff nazionali, renderà il girone ancora più blasonato e importante. Queste sono valutazioni generali che lasciano il tempo che trovano e sono basate solamente sui primi movimenti. Al campo e al calcio giocato ogni verdetto».