Nel 2016 in 9 gare 20 punti, da penultimi a noni
Il Taloro vince e non subisce più gol, il difensore Arrais: «Ci davano per spacciati ma siamo vicini al miracolo-salvezza. A Natale ci siamo detti: "Ora si corre". E col Castelsardo c'è il match-ball»
Quasi spacciata a fine girone d'andata e quasi salva a sei giornate dal termine. Il Taloro Gavoi ha cambiato pelle nel 2016 rinfilandosi gli antichi vestiti di squadra compatta, granitica, dura da uccidere e pronta a ferire mortalmente gli avversari. Come ha fatto per 5 gare di fila quando ha battuto Valledoria, Selargius, Porto Corallo, Tortolì e La Palma, domenica ha invece pareggiato in casa del Calangianus quasi volesse rifiatare prima dell'accelerata finale verso il traguardo che varrebbe la 17esima partecipazione di fila al camponato di Eccellenza per il club barbaricino. Una delle chiavi di svolta della squadra di Cottu è la difesa che non subisce gol da oltre 580', Carlo Arrais ne è il perno da due stagioni, e spiega così la metaformosi dei rossoblù capaci di rivoltare la classifica in due mesi: 12 punti e penultimo posto alla fine del girone d'andata, 20 punti in 9 giornate e nona posizione: «Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: "Stiamo fermi o riprendiamo a correre?". L'anno scorso abbiamo chiuso con 55 punti, la squadra è identica con in più un giocatore forte come Cherchi però facciamo tanti punti in meno. C'eravamo forse cullati, ci credevamo forti ma se non si corre tutti non fai punti. L'anno scorso un compagno faceva due metri in più per proteggere l'altro, per supplire ad una sua mancanza, questo non succedeva nella prima parte stagione. Nel calcio non si inventa niente, se anche sei più bravo ma non hai la mentalità giusta per salvarti allora è dura. Da Natale abbiamo cambiato registro, la società ha deciso che Franco Cottu seguiva la squadra e Pippo Zani faceva il portiere, retrocedere non sta bene a nessuno, ci siamo responsabilizzati un po' tutti e siamo andati nella stessa direzione, testa bassa a pedalare. Tutti ci siamo dati una mossa e i risultati parlano chiaro».
Un punto dopo 5 vittorie di fila va bene lo stesso?
«Abbiamo giocato in un campo al limite della praticabilità, anzi se fossi stato l'arbitro non avrei permesso di giocare. Alla fine poi è andata bene, loro erano anche in emergenza ma ce la siamo giocata anche se poi non si faceva un'azione degna di nota ed era principalmente difesa contro difesa, con nessun tiro in porta. Un po' meglio noi nel primo tempo e un po' loro nel secondo, il punto è andato bene a tutt'e due, date le condizioni meteo ognuna ha ottenuto il proprio massimo»
La pratica salvezza si potrebbe chiudere nelle prossime due gare, Castelsardo e poi il derby a Tonara
«Contro il Castelsardo è il nostro match point per la salvezza, la gara dell'anno. Se riusciremo a vincere, la salvezza sarà un discorso chiuso anche in virtù del fatto che le altre squadre che stanno sotto hanno gare non agevoli. E poi il Castelsardo si butterebbe giù perché sarebbe il secondo scontro di fila che perde dopo quello contro il Monastir. Negli allenamenti ho visto tutti sul pezzo, vogliamo fare subito i punti che mancano alla salvezza»
Non avete mai pensato per un momento che forse era la classica stagione sbagliata e che la retrocessione sarebbe stata inevitabile?
«Parlo per me e dico che mai ho avuto il dubbio di retrocedere, perché vedevo le squadre che affrontavamo, a Monastir ad esempio avevamo avuto tantissime occasioni da rete, in dieci avevamo sfiorato il 2-3 prima di perdere 4-2. Non potevamo essere diventati scarsi»
Perché stentavate proprio al Mariastiai, da sempre fortino delle imprese del Taloro?
«Ci chiedevano tutti perché non vincevamo. Aspettavamo la gara in casa per dare il massimo ma non riuscivamo a darlo, per 7 gare nei primi 10' prendevamo 2 gol, una sofferenza per tutti, volevamo spaccare il mondo e invece dovevamo inseguire gli avversari. Sono arrivate quattro vittorie di fila, ora siamo tutti più distesi ed è una soddisfazione tutta nostra, ci davano per spacciati e dicevano: "Il Taloro non ce la fa". Invece è un miracolo sportivo, 12 punti e penultimi a Natale e quasi salvi ad un mese dalla fine. Inimmaginabile»
La difesa prima di tutto, solo 4 gol subiti nel ritorno l'ultimo 583' fa
«Ci teniamo a questa imbattibilità che è anche il record in carriera fatto da Zani. Ed è un record bello perché ottenuto vincendo quasi tutti gli scontri diretti. Per un difensore, quando prende gol è sempre una mazzata, prima venivamo sollecitati per tutta la gara ora molto meno e siamo più lucidi nel difendere. Ci teniamo a subire poco, perlomeno ci piacerebbe chiudere come abbiamo iniziato l'anno nuovo, poi se subiamo un gol ma ne facciamo 2 va bene, perché siamo un gruppo e la squadra gira bene o male tutta insieme»
Secondi al girone di ritorno secondi a 3 punti dal Latte Dolce l'unica ad avervi sconfitto. Che squadra siete, quella che prima stava finendo in Promozione o che ora lotterebbe per la serie D?
«Una via di mezzo, credo che noi potevamo benissimo ripetere lo stesso campionato dell'anno scorso, adesso siamo noni insieme con il La Palma, se avessimo fatto 6-8 punti più all'andata saremmo intorno al quarto posto, a Monastir abbiamo perso tre punti, col Castelsardo vicevamo 2-1 fino all'85' e poi abbiamo preso due gol, col Tergu c'è stato il loro pareggio alla fine, con 8 punti in più saremmo stati salvi con con due mesi d'anticipo. Il rammarico è quello, potevamo stare a lottare per i playoff, al livello di Ghilarza, Ferrini, Calangianus, Tergu e subito dopo le tre corazzate del campionato, e giocarci il quarto posto, perché valiamo sennò non stavi per vincere la Coppa Italia»
Dalla finale persa in Coppa Italia la svolta stagionale
«Svolta sì, abbiamo dato una grande prova di maturità perché dal giovedì avevamo archiviato la finale contro il Ghilarza e stavamo già pensando al campionato, tutti volevamo raggiungere l'obiettivo principale. Prima, quando vincevamo noi anche le altre davanti vincevano e non riuscivamo a prenderle. Aver fatto 4 punti nelle gare con Tergu e San Teodoro ci ha dato fiducia e quella la rabbia per andare a fare le vittorie negli scontri diretti. Col Valledoria siamo rimasti in dieci nel primo tempo, abbiamo fatto subito dopo il gol e vinto di misura; a Selargius siamo andati prenderci la vittoria»
Taloro è stata un'occasione per rilanciarsi in Eccellenza a 34-35 anni
«Io sono molto obiettivo, nel momento in cui mi chiamarono due estati fa dissi alla dirigenza: "Sono onorato e contentissimo della vostra chiamata, qualora mi renda conto di non poter essere in grado di fare questa categoria andrò via". Loro mi risposero: "Non abbiamo dubbi che la farai bene". Lo scorso campionato ho giocato 32 gare su 34 segnando 3 gol, ora ne ho fatte 22 su 24 e sono già a 3 gol, credo che avesse ragione la dirigenza del Taloro»
Ma cos'ha di speciale il Taloro Gavoi?
«Per me è una società speciale a cui non manca niente se non il campo. Sono sempre presenti e pronti a risolvere ogni problema, qualsiasi cosa tu chieda loro trovano una soluzione, ad ogni allenamento ci sono sempre 5 o 6 dirigenti e si respira una bell'aria. Se perdi due gare non ti fanno il muso, conoscono il calcio da tanti anni e ti lasciano lavorare tranquilli. Prima di Natale hanno voluto fare una riunione con la squadra e ci hanno detto: "Nonostante i casini di classifica crediamo in voi, non prendiamo nessuno e non tocchiamo niente di questa rosa". È stata un'iniezione di fiducia e ti senti in dovere di restituire tutto quello che ti danno, si dice che la forza del Taloro è non mollare mai ma ti viene da dentro quella forza, la gente di Gavoi si merita che non molli mai. L'anno scorso ho capito perché Roberto Mele non è mai andato via, finché servo alla loro causa anche io non andrò mai via. Ho saltato solo 2 allenamenti per infortunio, sono contento di stare due ore con i compagni e i dirigenti»