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Latte Dolce e una retrocessione che fa male ma la squadra di Scotto ha lasciato il segno in serie D
Il tecnico: «Lo sport è ingrato, sapremo reagire»

Latte Dolce e una retrocessione che fa male ma la squadra di Scotto ha lasciato il segno in serie D

Quando il castello ti crolla all'ultimo impegno della stagione è una mazzata durissima da sopportare. Il Latte Dolce che torna in Eccellenza dopo un solo anno di serie D era anche un'ipotesi contemplata nel momento in cui il club del presidente Fresi aveva ricevuto la notizia del ripescaggio, perché disputare il campionato nazionale dilettanti ma che di dilettanti ha davvero poco - visto il numero di allenamenti richiesti, i giocatori che arrivano dal professionismo e gli investimenti in campo - poteva essere proibitivo per la società della borgata sassarese abituata a spaccare l'euro per chiudere ogni anno i bilanci in parità. Ma Omar Delizos e compagni hanno affrontato la stagione con entusiasmo e con quella sfrontatezza che ha trasmesso loro, anno dopo anno, Pierluigi Scotto.

 

Il tecnico dei sassaresi, anche lui neofita della categoria, si è calato subito nella parte mettendo in campo le solite armi: organizzazione di gioco, corsa, determinazione e voglia di arrivare. Queste caratteristiche erano presenti tre anni fa quando i biancoblù arrivarono a sfiorare la vittoria del campionato di Promozione (che andò al La Palma Alghero) e la finale di Coppa Italia (persa ad Abbasanta contro il Pula). Poi queste armi sono state affinate e rese ancora più efficaci dall'arrivo di Alessandro Nieddu, Alessio Derudas, Andrea Usai e Andrea Mura e fu trionfo con 15 punti di distacco su Usinese e Posada. L'anno scorso, con la stessa squadra ma facendosi trascinare anche dai giovani come Masala, Chessa, Gambella, Dore, il Latte Dolce andò oltre, stupendo se stessa e gli avversari, fregando i playoff regionali a realtà consolidate come Muravera, Porto Corallo, Fertilia, Taloro e Castiadas e poi confrontandosi alla pari negli spareggi nazionali con il Fregene (eliminato in semifinale) e poi con il Montegranaro, che la spuntò in finale solo con esperienza e fortuna, se vogliamo anche con meno meriti di quelli acquisiti domenica dal Selargius nella gara secca di playout.

 

Un Giacomo Cocco, uno dei pilastri del Latte Dolceanno fa la delusione fu mitigata da un'estate di speranze e un ripescaggio che cancellò il torto di non aver potuto festeggiare la promozione diretta, questa volta non ci sarà nessuna ciambella di salvataggio, nessun altro modo di restare in una categoria che i ragazzi di Pierluigi Scotto si sentivano di aver meritato. Questo risultato sportivo per il Latte Dolce fa male, perché è come un cazzotto in pieno volto senza aver preparato una guardia visto che con 43 punti in tutti gli altri gironi si è festeggiata la salvezza. Fa ancor di più male perché gridare l'ingiustizia sarebbe come togliere i meriti ad un altro club sardo, il Selargius, che invece ha capito come utilizzare il regolamento per salvare una stagione e l'ha fatto con la classe e l'orgoglio dei suoi uomini migliori, quelli che sono mancati in tante partite e che hanno reso i granata la mina vagante di questi spareggi. Continua a far male perché l'avversario non è stato fatto passare dalle forche di un altro spareggio-retrocessione (anche se poi sarebbe toccato all'Arzachena) proprio per la sportività dei sassaresi che, all'ultima giornata, hanno vinto in casa del Marino e l'hanno spedito in Eccellenza. E fa decisamente molto male scoprire che la retrocessione toglie la società dal primo posto della classifica "Giovani D valore" che assegna un premio in denaro. Quei 30mila euro che avrebbe elargito la Lega Nazionale Dilettanti, oltre ad essere ossigeno puro per le casse societarie sarebbero diventati la certificazione per lo splendido lavoro che il club fa nel settore giovanile, tra i migliori in Sardegna da anni. Alessandro Masala giocherà quasi certamente nel Genoa perché, oltre ad aver disputato un grande campionato, ha potuto mettersi in mostra prima nella Rappresentativa di Serie D e poi nella Nazionale Dilettanti Under 17. Il centrocampista classe 1996 è stata solo la punta dell'iceberg perché in serie D si sono mostrati all'altezza i due '95 Alessandro Gambella e Andrea Chessa, e hanno esordito con profitto Sebastiano Onali (1997) e Salvatore Pinna (1996).

 

Ma il messaggio che il Latte Dolce ha lasciato in questo campionato di serie D è più forte della stessa retrocessione. Non sarà bastato per conservare la categoria conquistare 43 punti e giocarsela alla pari in tutti i campi del Lazio ma l'impegno e la qualità profusa è servita a far conoscere una realtà positiva del calcio sardo, una squadra composta di soli sassaresi eccezion fatta per Mannoni che è di Porto Torres. Pur con pochi soldi ma con tanto lavoro, abnegazione, passione e idee innovative, il pianeta Latte Dolce ha potuto competere nella galassia della serie D. Ora torna in Eccellenza ma non dovrà viverla come una bocciatura. Quei ragazzi che hanno dimostrato di poter battere corazzate come il Terracina o la Lupa Roma dovranno avere la forza di risollevarsi e tentare di riprendersi la categoria vincendo il prossimo anno. Non sarà facile anche se i biancoblù hanno dimostrato in questi anni che nulla è impossibile e che ogni volta che sono caduti si sono risollevati e hanno ripreso a correre veloci. «Questo è lo sport, a volte ingrato. Ora prevale l'amarezza ma in seguito si dovrà reagire». Così Pierluigi Scotto ha commentato nel dopogara la retrocessione, che ha toccato nel profondo i giocatori e la società.

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2013/2014
Tags:
Girone G