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Ora la bontà del calcio sardo la si vede senza varcare il Tirreno
L'Agente Ruiu: "I nostri ragazzi son merce rara"

Ora la bontà del calcio sardo la si vede senza varcare il Tirreno

Il calcio sardo è in grande crescita, questo è testimoniato dalla lettura attenta di una serie d’indicatori. Uno di questi è il numero di atleti sardi che fanno parte attiva della rosa del Cagliari Calcio, frutto del lavoro dei vivai locali in prima battuta, e del settore giovanile del Cagliari dopo. Anche il recente Torneo delle Regioni, giocato a marzo in Sardegna, si è concluso con un bilancio positivo per il movimento dilettantistico sardo. La rappresentativa degli allievi, che ha conquistato la finale, perdendola, ma contro una validissima squadra, il Lazio detentore, ha dato lustro all'isola pallonara. Nel calcio a 5, i ragazzi di Petruso son stati eliminati dalla Lombardia (in semifinale 16-17 dopo i calci di rigore), regione poi divenuta campione.

Ladu, Saba, il Tecnico Zizi e Antonio RuiuIl quadro del gruppo degli allievi è molto chiaro, sia perché per il terzo anno consecutivo Giuseppe Zizi tecnico della categoria, anche quest'anno ha coinvolto nei raduni svolti a partire dal mese di gennaio un nocciolo duro di atleti composto da ragazzi che già nei due anni precedenti facevano parte della rappresentativa.

 "Le loro qualità – esordisce Antonio Ruiu, avvocato Agente di Calciatori – le avevo seguito personalmente in ragione della mia attività. La valutazione è sicuramente positiva, vuoi per il torneo disputato dal gruppo vuoi per il processo di crescita calcistica individuale che ho potuto constatare.”

Facendo un raffronto tra il livello attuale e quello di due anni fa, si possono fare previsioni indicando quali giocatori faranno parlare di sé in futuro?

"Lo considererei quantomeno rischioso, mi limiterò a indicare quelli che a mio parere potrebbero essere inseriti in un contesto professionistico seppur a livello giovanile. Roberto Sanna (Budoni) , Giuliano Ortu (Fertilia), Luca Erittu (Torres Duemila che ha attirato più di tutti gli interessi di Club quali Cagliari, Chievo Verona, Pescara e Virtus Entella, società molto attenta al movimento calcistico Sardo arrivata in forze per monitorare il TdR a 360°). Per continuare con Alessandro Masala e Giovanni Marongiu (Latte Dolce), Alberto Lilliu (P.Sant'Elia), Alessandro Aloia (Olbia) e Simone Virdis (Fertilia).”

Insomma, mi ha elencato quasi tutta la rosa.

"I tre che maggiormente hanno stuzzicato l’interesse dei diversi osservatori presenti nelle tribune sono stati sicuramente Erittu, classe 1997, Alessandro Masala e Alessandro Aloia. Loro possono ambire a disputare un campionato Primavera. In generale, però, quasi tutti i ragazzi (alcuni già lo fanno) sono pronti per affrontare un'esperienza nel campionato di Interregionale a patto che non si faccia cadere su di loro responsabilità che, data l’età, è prematuro attribuirgli.”

Quanto è stato importante il tecnico?

"Un'importante nota di merito, va attribuita a mister Zizi. Un valido condottiero, che ha saputo guidare al meglio il suo gruppo, riuscendo a far esprimere al massimo le potenzialità dei suoi ragazzi. Importante sottolineare che Zizi, che guida il gruppo da diversi anni, è stato l'unico allenatore delle rappresentative sarde, che in tre anni, ha conquistato la finale, per ben due volte”.

Quali sono le capacità di questo allenatore. In cosa si distingue?

"Relativamente a Giuseppe Zizi credo parli l’affetto che i suoi giocatori conservano a distanza di anni dopo essere stati da lui allenati, cresciuti calcisticamente e improntati ai veri valori del calcio quali rispetto dei ruoli, spirito di gruppo, amicizia, sacrificio e propensione al raggiungimento del risultato sportivo. Chiedete a Simone Grandulli, il ragazzo della Sigma (parte del cui cartellino è proprietà Pirri di Masia). Lui è stata una scommessa vinta da Zizi. Simone ha disputato un grandissimo Torneo delle Regioni andando in gol nei momenti cruciali, lanciato e assistito splendidamente da Fabio Floris o da Nicolino Piras, un altro giocatore fantastico. Tutti partiti dalla panchina e risultati poi determinanti. Quando un tecncico si innesca la sana competizione, questo è il risultato”.

Il calcio in fondo è competizione e agonismo. Spesso in barba ai principi Decoubertiani. Ma partecipare perdendo, o non giocare, non piace a nessuno.

"Zizi è un allenatore competente, serio, meticoloso, preparato, un autentico “studioso della materia” ma soprattutto è innamorato del gioco del calcio! Credo che le parole più belle le abbia spese per lui Andrea Grammatica, responsabile degli osservatori della Virtus Entella, che, dopo averci parlato, ha detto di aver ricevuto delle sensazioni molto positive percependo la sua emozione mentre discute di calcio: “gli si illuminano gli occhi”

Un giovane calciatore queste sensazioni le “tatua” nei suoi ricordi. Un motivo in più per trovare stimoli. Senza mai perdere di vista la realtà, e non dimenticarsi dei valori che poi fanno un uomo, un calciatore, rimanere umili.

"Certo che i ragazzi apprezzano queste cose e le portano con loro negli anni successivi.
l Torneo delle Regione, è sicuramente, una delle vetrine più importanti per il settore giovanile calcistico. Capace, sin dall'inizio, di azionare quel motore che spinge le più prestigiose società professionistiche a puntare gli occhi, sui giovani più validi e promettenti. Da cui scaturisce un susseguirsi di trattative, aspetto, inevitabilmente positivo, affinché per questi giovani, si aprano le porte di un percorso che potrebbe diventare importante."

Ma il rovescio della medaglia, vede questi ragazzi catapultati in una realtà, tanto affascinante, quanto sconosciuta e "pericolosa". In balia di distrazioni e incertezze, si trovano spesso disorientati e spaesati. I fatti, parlano di tante giovani promesse, che si sono perse per strada, proprio perché travolti da una situazione, che hanno saputo gestire. Con quale approccio mentale, devono affrontare queste situazioni. Quali le valutazioni?

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In Sardegna l’unica realtà professionistica è rappresentata dal Cagliari che con ottimi risultati monitora il territorio assicurandosi i migliori talenti locali. Per gli altri ragazzi non resta che una soluzione: quella di varcare il Tirreno. Il “salto” presenta molteplici difficoltà: innanzitutto quella di riuscire a farsi notare da club professionistici della Penisola disposti a investire economicamente su un ragazzo a cui dovranno essere assicurati vitto e alloggio dignitosi. Poi entra in ballo l'aspetto psicologico: la rescissione del cordone ombelicale dalla famiglia e da una terra a cui, mi includo pure io, siamo legati in maniera viscerale”.

Mi pare che superato l’impatto del distacco da casa i giocatori sardi si fanno apprezzare per spirito di sacrificio, abnegazione e determinazione. Finalizzata al raggiungimento dell’obbiettivo sportivo.

"Si. In tutto questo ha un ruolo fondamentale la famiglia che spesso deve farsi carico di ingenti spese per continuare ad assistere il proprio figlio nei momenti di maggiore scoramento e difficoltà. Il beneficio di un distacco anticipato dalla famiglia è sicuramente quello di una accelerata maturazione sotto il profilo umano rispetto agli altri coetanei mentre il rischio più grave è quello legato alla mancata realizzazione di un sogno che per mille motivi può infrangersi e non realizzarsi. Sotto questo profilo diventa determinante il ruolo della famiglia che non deve far pesare l’insuccesso al ragazzo".

Per un calciatore, in particolare per un giovane promettente, quanto conta decidere di farsi guidare da un procuratore. In base a cosa, si sceglie quello più adatto?

"Scegliere di farsi assistere da un procuratore può essere utile a patto che i genitori, vista la minore età dei giocatori in questione, siano ben consapevoli che in campo ci vanno i figli e non l’Agente che inizialmente svolge una attività di assistenza e segnalazione a club professionistici dei ragazzi che ritiene meritevoli e pronti per ambire a entrare in un settore giovanile professionistico. Il procuratore, solo in un secondo momento, dovrà assistere il giocatore quando la Società riterrà opportuno fargli sottoscrivere un contratto professionistico, scegliendo eventualmente, in accordo con il club, in quale altra squadra e in quale categoria far completare il processo di maturazione calcistica del proprio assistito iniziato qualche anno prima.”

Che valutazioni deve fare un genitore?

"La scelta dell’Agente è legata ad un rapporto fiduciario, se non ci si fida della persona, delle sue capacità, della sua competenza è meglio continuare senza un procuratore oppure cercarne un altro. In base al regolamento Agenti di Calciatori della F.I.F.A. e della F.I.G.C. possono svolgere tale professione tutti coloro che sono muniti di licenza rilasciata dalla Federazione Nazionale a seguito del superamento di una prova di idoneità e gli Avvocati iscritti nel relativo albo. Oltre ad essere in possesso di entrambi i titoli ho anche frequentato un master della durata di un anno a Roma in materia di “Diritto ed Economia dello Sport”.

Si può pertanto dire, che il primo requisito che un procuratore deve avere, oltre il titolo naturalmente, è la preparazione. Che non può prescindere dalla onestà, dalla serietà e dalla lealtà verso chi gli conferisce il mandato per la cura dei propri interessi.

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Il calcio è business, lo è sempre stato e continuerà ad esserlo. Ma è un business in continua evoluzione: negli anni ’80, ad esempio, i club non erano quotati in borsa ma i giocatori erano comunque ben retribuiti, si pagava ugualmente per entrare allo stadio e le compravendite dei migliori giocatori avvenivano spesso su basi miliardarie. Adesso si cerca di aumentare gli introiti economici grazie al merchandising, alla cessione dei diritti tv o del marchio societario. In definitiva il calcio va di passo con i tempi dell’economia globale risentendo della crisi nazionale nonostante resti comunque la prima “industria” in Italia”.

Parlare di risollevare le sorti di uno sport/industria che da anni chiude il proprio bilancio in attivo e che porta milioni di euro nelle casse dello Stato è quantomeno contradditorio. Non le pare?

"Sicuramente tutto il movimento ne gioverebbe se i Club riuscissero a dotarsi di stadi di proprietà ma le difficoltà in tal senso non mancano. Le vicende del Cagliari e del suo Presidente, a cui manifesto totale solidarietà, sono purtroppo un esempio a noi noto. La trasformazione di una passione in lavoro non è un passo automatico e altrettanto scontato anche perché nelle categorie inferiori, rispetto a quanto si creda, gli stipendi percepiti dai giocatori non sono poi così elevati.”

Mi sembra di capire che l’importante è che i giocatori non si sentano “arrivati” con la stipula del primo contratto professionistico ma continuino la scalata verso obbiettivi più prestigiosi con lo stesso entusiasmo e con maggiore determinazione. Tanti i calciatori sardi che per scelta, o meno, vanno a giocare lontano dalla propria terra. Quasi tutti molto validi. E molte squadre sarde, al contrario, ingaggiano ragazzi di fuori. Quali sono le cause?

"Mi chiede come si possa evitare la fuga di talenti dall'isola? C'è chi pensa, che lo scambio di giocatori fra le varie regioni possa essere costruttivo, sotto diversi punti di vista.
iocare lontano dalla Sardegna, se si eccettua il Cagliari, offre sicuramente maggiore visibilità e, quindi, maggiori possibilità di essere notati da osservatori e addetti ai lavori di club di categorie superiori. Il procedimento inverso è dettato da molteplici ordini di ragioni: spesso non si crede a sufficienza nelle potenzialità dei calciatori sardi, alcuni avanzano richieste economiche maggiori rispetto ai colleghi della Penisola, tra società di categorie diverse i rapporti non sono improntati alla collaborazione e qualche dirigente piuttosto che seguire personalmente i giovani locali si fida troppo delle referenze calciatori che non ha mai visto legarsi neppure gli scarpini. La partenza di giocatori sardi verso altre regioni d’Italia e l’arrivo di giocatori provenienti da altre zone della Penisola serve sicuramente ai nostri atleti e al movimento calcistico sardo che ha bisogno di confrontarsi con realtà diverse partendo sempre dai risultati conseguiti sul campo.”

Poi ci sono i colpi come Del Fabbro, scuola Torres duemila.

"Del Fabbro cresce a Sassari nella Torres 2000 e si afferma nel capoluogo sardo e in serie A al termine del proprio percorso di sviluppo fisico, tecnico e tattico. Rafforzo la tesi dicendo che è la Sardegna tutta, da nord a sud, che lavora per valorizzare il proprio capitale umano. Tralasciando di parlare di Pisano, Sau, Cossu e Murru poiché gìà affermati, rivolgo l’attenzione alla Torres.”

Mi sembra doveroso, considerata la splendida scalata in legapro.

“La squadra Sassarese vince il campionato di Serie D e rientra di prepotenza nel mondo dei professionisti, quello che fa specie, non è tanto il fatto che abbia conquistato la nuova categoria, ma, come l’ha fatto. Dominando il campionato, e soprattutto valorizzando Alfredo Saba e Davide Madeddu, due atleti classe 1995, Sardi, e frutto del vivaio locale. Citare questi ultimi due per me è facilissimo, li ho ho visti in negli allievi di Zizi. Li ha voluti nella sua rappresentativa in Basilicata, l'anno passato. Hanno fatto benissimo, e per Saba in questa stagione è arrivata anche la Nazionale di categoria.

Certo avere dei buoni fuoriquota, non dimentichiamoci di Antonio Masala, giusto per citarne uno, è risultato fondamentale.

“E’ stata comunque tutta la squadra artefice di una cavalcata durata l’intera stagione a mostrare una qualità di calcio e di calciatori superiore sia in Sardegna e sia nei confronti delle altre Regioni. Non inganni il risultato finale, ma per esperienza personale dico: affrontare le compagini oltre tirreno è durissima, in una categoria come la serie D.”

Per le società del continente è molto più facile attrezzarsi di atleti che provengono da altre Regioni, e inoltre risulta anche più facile stringere rapporti di collaborazione con le società professionistiche.

“Volentieri, questi mandano i propri atleti a farsi le “ossa” in un campionato nel quale si gioca a “spallate”. Non inganni inoltre sulla difficoltà del campionato di serie D, l'aver conservato la categoria. Per Arzachena e Porto Torres, valgono i concetti espressi prima, ed anche a queste squadre va dato il merito del coraggio, di aver schierato giovani, di sicuro avvenire, ma senza remore. Per il solo valore meritocratico.”

Pietro Ladu nel Porto Torres e Spina nell’Arzachena ne sono una valida testimonianza. Ma la Sardegna rischia di perderà due squadre nella serie D. Un finale di campionato pitotecnico. Non pensa?

“Selargius, Budoni e Progetto Sant’Elia meritano un’ulteriore chiave di valutazione. Il Selargius raggiunge lo spareggio Play Out con Piras, Melis e Pandori classe 1996. Il Budoni con Sanna, Piras Alessandro e Catgiu, anche loro nati nel 1996. Il Progetto Sant’Elia con Lilliu ’96. Il suo tecnico della rapprsentativa Zizi dice che se non si monta la testa avrà un grande avvenire.”

Lei cita anche annate che non è stato obbligatorio schierare.

“Ho sottolineato gli atleti nati nel 1996, perché l’utilizzo di questi non rientra fra le annate soggette all’obbligo d’impiego, ma perché hanno dimostrato di esser validi almeno quanto i compagni di squadra più esperti. Il reale valore di quest’ultimi e l’attenta valutazione dei loro allenatori li ha portati ad esser protagonisti nel difficile campionato di Serie D. Se da un lato è vero che lo scontro tutto Regionale tra Budoni e Selargius manderà in Eccellenza un’altra squadra Sarda è dall’altro vero che queste non meritano per qualità di gioco e valori espressi questa sentenza.”

Fatto sta che, a cascata, questa retrocesione fermerà anche qualche ripescaggio dalle categorie più basse.

“E' innegabile il fatto che se si retroce vuol dire che qualcosa, come dice spesso l'amico Zizi, “...dimostra che non sono stato all’altezza”. Voglio soffermarmi solo su quelli che sono stati gli aspetti positivi della stagione, e, per aver osservato direttamente le squadre durante alcune gare di campionato. Il Budoni, che vidi in un’amichevole con la rappresentativa allievi, dico sia stato penalizzato soprattutto per la mancanza di continuità nei risultati. Testimoniato dal fatto che queste due compagini non sono riuscite a realizzare un filotto di risultati che le mettesse al riparo dal finale di stagione, dove caldo, stanchezza, infortuni, somma di cartellini, recitano un ulteriore parte rilevante per conseguire il risultato finale. “

E a Sant'Elia il miracolo non è stato bissato.

“Un discorso a parte lo riservo al Progetto Sant’Elia, dove è facile farsi un giudizio sportivo, ma dove bisogna riconoscere un’attenuante su tutte, “è la squadra di un rione di Cagliari”. Per quello stesso rione Salvatore Mereu ha realizzato un film come Bellas Mariposas – tratto dal libro di Sergio Atzeni. Personalmente affermo che la retrocessione del Progetto è una grande sconfitta sportiva. Di attenuanti quest’anno il PSE ne ha veramente tante, sono convinto che la prossima stagione, anche senza risorse economiche, i tifosi, dirigenti e atleti faranno di tutto per riprendersi la categoria. Sempre che Cardia non riparta da Pula” Sonia Farci

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2012/2013