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Sant'Elia, il Progetto è ancora con Clarkson: «Il presidente Cardia ci appoggia, inseguiamo il miracolo salvezza»
Sulle dimissioni ritirate: «La squadra è con me»

Sant'Elia, il Progetto è ancora con Clarkson: «Il presidente Cardia ci appoggia, inseguiamo il miracolo salvezza»

Diviso tra un orgoglio da difendere e un sogno da raggiungere: la salvezza del "suo" Progetto Sant'Elia. In appena 12 ore il tecnico  Andrea Clarkson è passato dalle dimissioni rassegnate per quell'ultimatum imposto in settimana dal presidente Franco Cardia (via il mister e 5 giocatori in caso di sconfitta a Serramanna) e il ritiro delle stesse dopo il faccia a faccia col numero uno del club cagliaritano. Sabato pomeriggio l'allenatore e il suo staff (il vice Ivan Mancosu e il preparatore dei portieri Alessandro Franco) rimettono il mandato alla società, in serata il patron Cardia chiama il tecnico al telefono e le parti si riavvicinano, domenica mattina l'incontro e il chiarimento decisivo, di pomeriggio tutti al loro posto per lo scontro diretto. La vittoria è, come sempre, la miglior medicina per appianare le divergenze, il gol decisivo di Basciu su rigore fa ripartire i biancoblù per inseguire quel miracolo che è conservare l'Eccellenza.

 

Andrea Clarkson con i giocatori Andrea Loi e Jacopo LussuMister Clarkson, perché le dimissioni e perché il loro ritiro?

«Le dimissioni sono state date per le parole del presidente sulla stampa che abbiamo colto, io e il mio staff, come un'evidente mancanza di appoggio da parte della società in un momento della stagione in cui comunque la squadra sta mantenendo l'obiettivo stagionale, cioè essere in corsa per la salvezza. Noi non ci sentivamo più tutelati dal fatto che Cardia paventasse un'epurazione di giocatori e tecnico in caso di sconfitta a Serramanna. Le abbiamo ritirate dopo il confronto faccia a faccia col presidente»

Cosa vi siete detti?

«Lui ha spiegato che si sentiva umiliato dai 4-0 o 4-1 che stavamo subendo in alcune trasferte (Valledoria, Calangianus e San Teodoro più il 3-0 di Muravera, ndr) e voleva maggior impegno da parte della squadra, noi gli abbiamo ricordato i miracoli che stavamo facendo viste le premesse di inizio stagione e che a nessuno faceva piacere prendere 4 gol a partita. Avendo ottenuto l'appoggio incondizionato al nostro operato abbiamo ritenuto giusto continuare a lottare per inseguire la salvezza tutti insieme»

Ma il tecnico e lo staff si sentono sicuri che se, dovesse andare male la gara di domenica contro il Castiadas o in una di quelle successive, il presidente non porti avanti l'epurazione?

«Assolutamente sì, ci siamo stretti la mano e guardati negli occhi»

A chi pensa sia stato sbagliato non rassegnare subito le dimissioni, o comunque ritirarle dopo averle date, cosa rispondere?

«Prima di questa settimana non avevo mai preso in considerazione di mollare, perché sento la squadra una mia creatura e le creature non si abbandonano. Coi miei giocatori proveremo a raggiungere un miracolo»

Ma perché arrivare solo a domenica mattina per avere un confronto diretto col presidente

«Perché io e il mio staff abbiamo passato dei giorni a riflettere, intanto volevamo vedere la reazione della squadra negli allenamenti, poi speravamo di incontrare il presidente al campo giovedì o venerdì non sapendo però che fosse fuori per lavoro. Alla fine ci siamo decisi e abbiamo chiesto un incontro sabato pomeriggio, non c'è stato e abbiamo comunicato le dimissioni. La telefonata ci ha ravvicinati ma per ritirarle volevamo guardarci negli occhi e credo che anche Cardia avesse lo stesso intento»

Cosa vi ha ferito di più l'ultimatum in sé o il fatto che fosse giunto a mezzo stampa e non nel chiuso dello spogliatoio?

«Direi tutt'e due le cose ma se dovessi scegliere, al di là della discutibile forma scelta dal presidente, dico che l'ultimatum ci è sembrato poco corretto in una annata come questa, nella quale ho costruito io la squadra perché mancava un direttore sportivo, ho scelto io i giocatori rispettando il budget imposto dal presidente. Fino a sabato la squadra aveva conquistato 17 punti in 21 partite ed era a 4 lunghezze dalla salvezza diretta, al pari di altri club che hanno investito molte più risorse economiche di noi. Credo che minacciare una cacciata l'avrei capita se la squadra non fosse stata con l'allenatore»

Ma la squadra lo è realmente al fianco dell'allenatore o solo con le parole viste le débâcle in trasferta?

«Ritengo proprio di sì, chi era a Serramanna ha potuto vedere cosa è successo dopo il gol di Basciu e a fine partita. Devo anche dire che già dopo la gara di Calangianus ai giocatori avevo fatto un discorso duro ricordando loro che le parole le porta via il vento ma è sul campo e con la prestazione che si dimostra se si crede in un progetto o in un allenatore. Col Sanluri, infatti, abbiamo pareggiato facendo bene» 

Ma poi c'è stata la ricaduta a San Teodoro, non è che l'intento del presidente di dare uno scossone alla squadra alla fine si sia realizzato?

«Può darsi, non c'è controprova. Io ritengo che abbia avuto più presa non la minaccia dell'epurazione quanto le dimissioni che abbiamo presentato, i giocatori si sono sentiti più responsabilizzati e messi di fronte ad un bivio»

In cosa è piaciuta di più la squadra domenica?

«Nello spirito, perché nel primo tempo siamo andati in grande difficoltà ma abbiamo retto e sofferto la voglia di un Serramanna che puntava alla vittoria dopo il cambio di allenatore, in altre gare saremmo crollati. Vero è che non abbiamo subito gol ma comunque un allenatore se ne accorge se la squadra c'è e noi c'eravamo al contrario di San Teodoro dove ci siamo sgonfiati dopo 2'. Domenica, invece, ad inizio ripresa abbiamo fatto gol, poi abbiamo tenuto bene la loro reazione e sfiorato anche il raddoppio. Sono contento per me, il mio staff, i giocatori e la società, il presidente Cardia si merita la salvezza perché, contrariamente a ciò che si può pensare dopo ciò che ha dichiarato in settimana, ha sempre mostrato equilibrio nella disamina di ciò che abbiamo fatto finora, lui non si dimentica dei discorsi di inizio stagione a differenza di altri e, tutto sommato, ha dimostrato coerenza perché avrebbe potuto accettare le nostre dimissioni e invece ha fatto di tutto per ricucire lo strappo» 

Il calendario del Progetto Sant'Elia è da brividi, incontrate le prime quattro in classifica e i due scontri diretti con Tempio e La Palma sono fuori casa. Come si fa ad essere positivi?

«Col fatto che per noi non c'è niente di diverso da quanto previsto ad inizio stagione. Sin dal primo giorno del mio arrivo al Sant'Elia ho sempre detto che per noi è già tanto se potremo giocarci la salvezza all'ultimo minuto della gara di playout, infatti questa possibilità è ancora intatta»

Quanti punti dovrete fare ancora per evitare i due posti che portano direttamente in Promozione?

«Non facciamo tabelle, non possiamo permettercele. Noi dobbiamo scendere in campo e provare a fare punti indipendentemente che l'avversario si chiami Nuorese, Porto Corallo, Fertilia e Taloro oppure Tempio, La Palma, Valledoria e Castiadas»

Domenica col Castiadas cosa farete?

«Proveremo a vincere, non sarà facile e non può esserlo ma ci proveremo con i nostri limiti e le nostre qualità»

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2013/2014
Tags:
Sardegna
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