Il tecnico: «Vogliamo essere la prima delle sarde»
Affuso, altri 90' e poi l'addio al Porto Torres: «Tre anni di successi, il ciclo è finito»
Anche i più grandi amori hanno una fine. Dopo quasi tre anni di importanti successi il matrimonio tra Rosario Affuso e il Porto Torres sembra giunto al capolinea. Non c’è l’ufficializzazione perché mancano ancora 90’ al termine del campionato ma l’allenatore di origine campana e la società rossoblù hanno iniziato a prendere strade diverse. «Sì, ho salutato e ringraziato tutti i giocatori – ammette Affuso – Il ciclo deve terminare qui, dopo tre anni di successi per fare meglio bisognerebbe costruire una squadra per vincere». Un divorzio sereno, non traumatico che va accompagnato con parole di riconoscenza reciproca. «Ritengo doveroso ringraziare il presidente Enrico Piras – continua l’allenatore rossoblù – ho potuto portare una realtà provinciale in un campionato nazionale. Sono arrivato tre anni fa che ho preso una squadra di centro classifica e abbiamo chiuso al secondo posto perdendo la finale playoff col Selargius, l’anno dopo c'è stato il ritorno in serie D dopo 21 anni. A livello regionale non so chi possa aver vinto quanto il Porto Torres di questi anni considerando le due Coppe Italia e due Supercoppe».
Mister ma l’avventura al Porto Torres sarebbe finita anche centrando i playoff?
«Sì, il mio indice d’ascolto era ormai diminuito, qui si poteva fare qualcosa di più importante ma sono state determinanti le carenze organizzative che ci hanno portato a giocare in un campo in pessime condizioni e quelle tecniche vedi la mancanza di un attaccante da doppia cifra. Il primo anno sono stato accolto quasi fossi il portatore della verità del calcio. Il secondo, nonostante uno spogliatoio difficile, sono stato seguito in tutto per tutto. Quest’anno, invece, le mie idee organizzative non combaciavano e, infatti, non ho avuto lo stesso seguito; poi il mio operato è stato messo in discussione, per dare una scossa a gennaio la società aveva pensato dovessi andare via e questo non l’ho ritenuto giusto»
Quali sono stati i momenti migliori in questi tre anni circa alla guida del Porto Torres?
«Beh, la vittoria della prima Coppa Italia contro il Sanluri, arrivata in modo inaspettato contro una corazzata; giocammo quasi un’ora in dieci con Asara infortunato, andando sotto due volte e recuperando il risultato al 93’ per poi vincere ai rigori col rigore decisivo dello stesso Asara. Ma anche la seconda Coppa Italia a Nuoro contro il Carbonia dove eravamo sotto di un gol e poi recuperammo a 10' dal termine per vincere ancora una volta ai rigori. È ovvio che non posso dimenticare la vittoria dell’anno scorso di un campionato difficile come quello d’Eccellenza che ha sancito il ritorno in serie D dopo 21 anni. E pure quest’anno ci sono stati momenti di soddisfazione come lo stare nelle prime posizioni per tutto il girone d’andata e poi quando siamo tornati prepotentemente in corsa per i playoff prima di rifermarci in questo finale»
Qual è stato il rammarico più grosso di questo campionato?
«Mah, diversi episodi sono stati a noi non favorevoli ma probabilmente tutte queste cose ti fanno capire che non era il momento per il Porto Torres di andare nei professionisti, non ha ancora la mentalità e l’organizzazione per ambire ad un qualcosa di più importante»
E mister Affuso che cosa cerca l’anno prossimo, magari sempre una squadra in serie D?
«Dopo il biennio a Castelsardo avevo detto che avrei voluto mantenere la categoria ma poi ripartii dall’Eccellenza. Di sicuro cerco una società con una programmazione, sono ambizioso; a Porto Torres quando arrivai in una squadra che veniva dal campionato di Promozione dissi subito che non sarei stato un traghettatore»
In serie D si affaccia una realtà nuova e particolare come il Progetto Sant’Elia
«Il Sant’Elia è la squadra che ultimamente ha lavorato meglio a livello organizzativo, ha investito giustamente nelle strutture, cosa che non ha fatto il Porto Torres dal momento che non ha un campo da gioco né uno d’allenamento. Poter disporre di un impianto adeguato è innanzitutto una calamita per i giovani e bene ha fatto il presidente Franco Cardia a creare solide fondamenta»
Che cosa cerca il Porto Torres nell’ultima giornata di campionato?
«L’obiettivo societario era di una tranquilla salvezza come neopromossa, l’obiettivo dello spogliatoio è quello di primeggiare tra le squadre sarde. Direi che ci siamo riusciti essendo stata l’unica squadra isolana ad aver lottato per i playoff, nelle ultime gare abbiamo avuto una flessione ma vogliamo chiudere bene a Guidonia»
Con Selargius e Arzachena che hanno festeggiato la salvezza c’è il Tavolara che vuole imitare le altre due cugine
«Il Tavolara ha ottime possibilità di centrare i playout, il Bacoli sa già che l’Aprilia contro uno Zagarolo fuori dalla zona-spareggi non fallirà la promozione e perciò penserà a preservare gambe e uomini per i playoff. Certo, con un pareggio degli olbiesi e una vittoria dell’Astrea ci potrebbero essere tre retrocessioni dirette di squadre sarde ma il Cynthia non può perdere con l’Astrea perché rischia di essere raggiunto dal Guidonia che ha gli scontri diretti a suo favore»
Ma il Guidonia deve incontrare proprio voi
«E noi vogliamo essere la prima squadra tra le sarde perciò, visto che si gioca il derby Budoni-Selargius (entrambe a -3 dai turritani, ndr), ci basta anche un pareggio. Poi vorremmo dare un aiuto al Tavolara che potrebbe anche lasciare il terz’ultimo posto proprio al Guidonia»
Ed è così importante chiudere quart’ultimi visto che comunque si è ancora in una posizione che favorisce l’avversaria nel doppio confronto dei playout?
«Tutti vogliono evitare l’Astrea perché si sa che i penitenziari hanno sempre un occhio di riguardo quindi per il Tavolara è meglio se incontra il Cynthia»
Mentre Castiadas e, soprattutto, Sanluri sono quasi spacciate
«Beh, le speranze per loro due sono ridottissime, il Tavolara non perderà contro il Bacoli»
Fabio Salis