Salta al contenuto principale
Ancora pronto a chiudere la saracinesca
Intervista a Roberto Orani

Ancora pronto a chiudere la saracinesca

Nel 1995 giocava in serie C a basket e a calcio a 5. Contemporaneamente. Mentre studiava Economia e commercio. Sono passati quasi vent'anni, ha lasciato il basket, aperto - dopo la laurea - uno studio di commercialista, perso parecchi capelli. Ma Roberto Orani è sempre pronto a "chiudere la saracinesca" - come amava dire scherzosamente - nei campi da futsal. Pronto ad una nuova stagione in B con l'Elmas 01, lui che ha giocato in tutte le serie nazionali e regionali.

 

Se non erro sei alla vigilia della tua diciannovesima stagione: quali sono i momenti più belli che ti vengono in mente?
Umanamente i momenti belli sono tantissimi e impossibili da elencare. Ma restano le amicizie nate sul campo con compagni e avversari, la soddisfazione dopo ogni vittoria, quello stato strano che ti assale dopo la sconfitta e quasi quella voglia di scendere subito in campo di nuovo; la tensione prima della gara, l'attesa del fischio iniziale e quasi magicamente tutto si dissolve e resti solamente tu, i tuoi compagni, il campo e l'avversario. Sensazioni che solo uno sport come il calcio a 5 può dare. Sportivamente mi vengono in mente l'esordio in serie A con il Cagliari Calcetto, le promozioni in A2 con Quartu e Assemini, il titolo di campione d'Italia con il Cus Cagliari e ultimamente la promozione sfumata nei play-off con il Sinnai e le final-eight di Coppa Italia con l'Elmas.


In tutti questi anni il calcio a 5 in Sardegna si è evoluto tanto. Eppure è rimasto indietro... In cosa?
Il calcio a 5 in Sardegna sicuramente si è evoluto dal punto di vista della maggiore preparazione dei tecnici e della classe arbitrale. C'è anche una maggiore presenza di pubblico alle partite. I problemi del nostro sport, purtroppo, a livello nazionale e non solo regionale, sono la scarsa penetrazione nelle scuole e la scarsa attenzione verso il settore giovanile. Penso che siano necessari progetti seri e costanti da portare avanti nelle scuole, la realizzazione di vere e proprie scuole di calcio a 5 per i piccoli atleti, maggiore visibilità nei media, la formazione di una classe di dirigenti preparata e formata per le specificità della nostra disciplina. Se si vuole crescere, e crescere realmente, è necessaria la realizzazione di una Federazione di Calcio a 5 che creda e investa in tutto questo.


Fin dai primi anni hai sempre legato moltissimo con i compagni di squadra stranieri, specie brasiliani ed argentini. Diversi li hai pure ospitati a casa. La loro presenza nei campionati è solo positiva o in qualche modo limita la crescita dei giovani nostrani?
Ho legato tantissimo con alcuni compagni stranieri. A parte il loro valore umano credo che, in ogni caso, abbiano contribuito alla crescita del movimento. Solo che probabilmente erano troppi, le società preferivano ottenere risultati nell'immediato e riempivano le squadre di stranieri a discapito della crescita dei giovani e di programmi a lungo periodo, sicuramente più solidi. Molte di quelle società oggi non ci sono più. E, sinceramente, penso che tanti giovani locali se ben allenati e motivati non avrebbero niente da invidiare a molti giocatori stranieri.

La crisi ha investito pesantemente l'attività sportiva dilettantistica. Cosa potrebbe e dovrebbe fare lo stato per aiutare i movimenti?
Questo è un argomento un po' particolare. Lo sport dilettantistico ha un impatto sociale non trascurabile, insegna valori ai giovani, li toglie dalla strada e li inserisce in un ambiente sano. Le agevolazioni fiscali ci sono, forse servirebbero norme certe, meno burocrazia, strutture gratuite dove fare sport e maggiori contributi per le attività giovanili di base.


Questo è il periodo dei trasferimenti e... delle promesse. Se puoi dircelo: su 10 presidenti che hai avuto, quanti hanno mantenuto gli impegni economici con te?
Almeno otto su dieci. Qualcuno manca all'appello... ma sono pochi.


A cavallo del nuovo millennio ti eri dedicato all'attività di allenatore (in contemporanea con quella agonistica), con buoni risultati. Come mai hai abbandonato? Pensi di riprendere?
Penso che quello dell'allenatore sia un ruolo difficilissimo nel calcio a 5. Ho allenato qualche stagione al termine dell'università, c'era il tempo per farlo. Dopo ho preferito solo giocare, quando smetterò chissà... Certo mi piacerebbe ma ci vuole tempo, occorre una certa preparazione. Di certo è più semplice la vita da giocatore.


Due squadre: una normale con un grande allenatore ed una con diversi fenomeni ma senza mister; su quale scommetti?
Su nessuna delle due. Scommetterei su una buona squadra con un buon allenatore.


Grazie Roberto!

In questo articolo
Stagione:
2012/2013
Tags:
Serie B
Campionati Nazionali Calcio A 5
Interviste
Roberto Orani