«All'Union ero un professionista però volevo la serie D italiana»
Gran colpo del Tortolì, torna in Sardegna l'argentino Hugo Bergese: «Sarà strano incontrare il Lanusei ma ora devo fare bene con la maglia rossoblù»
Unisce la fisicità all'eleganza nel tocco di palla, ha visione di gioco ma forma una diga in mezzo al campo e, all'occorrenza, diventa attaccante aggiunto specie nelle palle inattive. Per tutte queste ragioni il Tortolì ha preso Hugo Bergese, argentino di Sunchales (provincia di Santa Fe) che torna in Sardegna quattro anni dopo l'esperienza fatta coi "cugini" del Lanusei contrassegnata dalla vittoria il campionato di Promozione. L'allenatore era Francesco Loi, lo stesso che ora guida i rossoblù e che si è ricordato del regista-corazziere classe 1988, nell'ultima stagione in forza all'Union de Sunchales nel Torneo Federal A (terza serie argentina, come la Lega Pro italiana). Aveva ancora un anno di contratto con la squadra della sua città natale. «Abbiamo sfiorato il salto in serie B - dice Bergese dalla sua casa dell'Argentina - siamo stati eliminati nella semifinale playoff dopo aver perso, in precedenza, il quadrangolare per la vittoria del campionato, che è molto competitivo e vedeva la partecipazione di 60 squadre con due sole promozioni in palio. Ho giocato in stadi anche con 25mila tifosi, senti la pressione della gente, è un calcio diverso e fai il professionista, viaggi in pullman e stai in hotel. Domenica ho giocato l'ultima mia partita, poi ho comunicato alla società la scelta di tornare in Italia e loro mi hanno capito. Devo ringraziare la dirigenza, mi hanno liberato senza nessun problema».
Perché la quarta serie italiana, a guidare il centrocampo della matricola rossoblù, è altrettanto gratificante. «Ho scelto Tortolì - rivela Bergese - perché avevo voglia di tornare in Sardegna già da un paio d'anni. Lì mi sono sempre sentito a casa, e poi fare un campionato di serie D, nel Tortolì che sta facendo le cose molto bene, mi porta a dire che voglio provarci». Alcuni degli ex Lanusei che c'erano l'anno scorso in rossoblù sono andati via. «Ho letto che Placentino e Viani si sono accasati in altre squadre, conosco bene Pablo Gutierrez e ho parlato già con Marco Nieddu, un grande avversario quand'ero al Lanusei. Poi so che Floris e Vignati sono molto forti, Figos l'ho conosciuto quando ero a Selargius, lui si stava allenando da un paio di settimane prima che andassi via. Il Tortolì ha preso Spinola che è argentino come me ma non lo conosco però seguo tanto il calcio sardo e ho visto che a Tergu è andato bene». Contro il Lanusei sarà probabilmente la prima gara ufficiale della stagione in Coppa Italia: «Sarà un po' strano per me, è stata l'ultima mia squadra in Sardegna ed eravamo sempre in lotta contro Tortolì per la vittoria del campionato. I dirigenti si sono comportati molto bene con me, hanno mantenuto la parola che è una cosa importante per noi che arriviamo da un altro paese, a 11mila chilometri di distanza dai familiari. Ho bellissimi ricordi di quella stagione ma ora devo cercare di vincere con il Tortolì. La serie D è un campionato difficile, spero di fare un bel campionato, voglio rendere al meglio e ripagare la fiducia di chi ha creduto in me, da mister Loi alla società che sta facendo tutto bene».
In Italia Bergese è arrivato nel 2009, portato al Selargius da Gustavo Mhamed (ex Gialeto, Budoni e Porto Corallo, ora tecnico dell'Huracan in serie A argentina), a metà stagione passò al Progetto Sant’Elia in Eccellenza, l'anno dopo vinse il campionato coi cagliaritani (9 gol) e fece metà stagione in serie D prima di passare al Castiadas (2012-13) in Eccellenza. Il ritorno in Argentina con il Deportivo Roca e il Tiro Federal Monteros prima della già citata esperienza al Lanusei (10 gol). In Italia ha giocato anche con l’Isola Capo Rizzuto e La Sabina (12 gol in tutto), entrambe in Eccellenza. Il grande rammarico del calcio risale agli albori della carriera quando faceva parte della nazionale argentina Sub-17 insieme con giocatori che hanno poi sfondato a livello internazionale come Aguero, Banega, Di Maria e Papu Gomez. C'era anche Roberto Dovetta, neo attaccante della Torres. «A Sassari hanno fatto un bell'acquisto, così come Cristian Acosta che ha giocato quest'anno con me nell'Union. Per chi ha sfondato nel calcio provo una invidia sana, con loro ho vissuto un anno e mezzo alla ricerca della qualificazione al Mondiale under 17, ci allenavano ogni settimana dal lunedì al mercoledì nel centro federale di Buenos Aires (la Coverciano argentina, ndr), poi ognuno di noi tornava alle rispettive squadre d'appartenenza. Eravamo molto legati, col Papu Gomez ho mantenuti i contatti e ci sentiamo ogni tanto. Speravo in qualcosa di più ma sono contento di me e di quello che ho fatto, i miei progetti personali li ho realizzati ma c'è anche chi poi ha lasciato il calcio. In quegli anni eravamo tutti allo stesso livello, chi faceva tanto la differenza era Aguero, c'era un abisso e lo ha dimostrato subito, era un Under 17 ma ha vinto i mondiali nel 2005 con l'Under 20».