«Ho avuto due squadre, una forte e l'altra ha dato tutto»
L'Arbus al traguardo, per Falco è festa doppia: «Salvezza sofferta e meritata, due sfide vinte»
Cercava la vittoria, voleva il pareggio ma, alla fine, è arrivata la sconfitta più dolce della stagione. Per l'Arbus, il ko per 1-0 contro la Nuorese è stato più che indolore, perché la concomitante vittoria del Li Punti sul Guspini ha reso inattaccabile la posizione dei granata scatenatisi nella grande festa per la permanenza in Eccellenza, senza neanche guardare più la decisione del Collegio di Garanzia del Coni in merito al ricorso dell'Ilva per la gara del dicembre scorso finita 0-0.
Per il tecnico Nunzio Falco la soddisfazione del traguardo raggiunto è doppia perché la sua avventura alla guida dei mediocampidanesi è stata divisa in due tronconi. La prima parte è durata fino alla quarta di ritorno, con l'esonero all'indomani della vittoria per 5-1 con l'Asseminese con la squadra all'11esimo posto a quota 27 in 20 gare giocate (la sfida col Monastir fu rinviata per Covid); la seconda parte inizia col ritorno in panchina sei gare dopo (un solo punto nella gestione Agus) e, con altri 8 punti conquistati in 7 gare, la salvezza è arrivata con una giornata d'anticipo.
«Sono veramente contento per i ragazzi e per me stesso - osserva il tecnico ex Villasimius e Orrolese - Questa esperienza mi fortifica tanto perché ho vinto due sfide nello stesso anno, salvando la squadra due volte. Nelle mie prime 20 giornate eravamo in una posizione di classifica in piena tranquillità, con una decina di punti di vantaggio sulla zona playout. Sono sicuro che se non fossi stato allontanato, le sfide successive erano con le dirette concorrenti e avremmo chiuso la partita. Non so cosa sia successo nella gestione Agus per aver fatto solo 1 punto in 6 gare ma, quando sono stato richiamato, il distacco dai playout era di appena due punti. Tolto il mio secondo esordio nella gara a Castiadas, nelle ultime sette giornate affrontavamo le prime sei della classe più il Bosa, che è arrivato al Santa Sofia con la motivazione di dover cogliere un pari per raggiungere la propria salvezza. Non porto rancore per quel che è successo, ho pensato un'oretta quando sono stato richiamato e ho accettato di tornare con grande entusiasmo perché non mi sembrava giusto lasciare i ragazzi in mezzo al mare. Il calendario faceva molta paura e c'era il rischio che subissimo il sorpasso del Guspini nell'ultimo turno».
In quale gara avete ritrovato la convinzione che vi sareste salvati?
«Sin dalla prima col Castiadas, tutt'altro che facile per la condizione mentale dei ragazzi. Nei primi 15 giorni ho dovuto fare un gran lavoro mentale per far credere ai ragazzi che avremmo raggiunto il traguardo e io mi sentivo forte e consapevole dell'elevato attaccamento, a livello tecnico e umano, che c'era tra me e la squadra. Quando ci sono queste componenti è difficile sbagliare, perché puoi buttare il cuore oltre l'ostacolo, Sapevamo benissimo che sarebbe stata dura contro le prime sei della classe, a Gavoi e La Maddalena non c'è stata partita e, per fortuna, la gara contro l'Ossese non sarà più determinante. Poi è chiaro che la vittoria col Sant'Elena, giunta quando i quartesi erano ad un punto dai playoff e fortemente motivati, ma anche i pareggi contro la Ferrini e lo stesso Bosa, sono stati determinanti per mantenere quale vantaggio sulla zona playout e non venir risucchiati dentro»
Torniamo alla gara con la Nuorese: la salvezza dipendeva da voi e, in subordine, dai risultati degli altri campi
«Noi domenica abbiamo giocato per l'1X, un po' come contro la Ferrini. Ci siamo schierati tatticamente a specchio, mettendo Deias a uomo sul play Demurtas, per spegnere la fonte di gioco, il loro faro. Ma sapevamo anche che, contro un bomber esperto come Ragatzu, non puoi concedere nemmeno una mezza palla-gol. E, infatti, nell'unica vera occasione della Nuorese ci ha punito. Con tutte le nostre forze siamo andati a cercare il pari ma con l'orecchio teso verso gli spalti perché ci aggiornavano sui risultati dagli altri campi. Il gol del 2-1 del Li Punti ci ha tranquillizzati ma fin ad un certo punto, perché nel calcio ho perso gare vincendo 2-0 a 5' dalla fine. Quando c'è stata la sicurezza della sconfitta del Guspini, l'unica squadra che ancora poteva superarci in classifica, abbiamo potuto festeggiare in modo pieno la salvezza. La soddisfazione è tanta, io ho iniziato ad allenare quando ho vinto col Samassi ma, quando centri l'obiettivo, salvarti o vincere è lo stesso»
L'altra vittoria è aver reso ininfluente la decisione, eventualmente sfavorevole, del Collegio di Garanzia
«In effetti quel punto ballerino era un problema, avevamo sempre questa cosa in testa. Se fosse finita in parità Li Punti-Guspini diventava difficile per noi festeggiare e, sinceramente, perdere un punto magari una settimana dopo la fine del campionato non so cosa avrebbe scatenato. Per com'è ora la classifica, invece, ci siamo liberati di tutto e domenica andremo a Ossi ad onorare l'ultimo nostro impegno stagionale»
Non vi riguarda più ma cosa può determinare l'ultima giornata nella corsa salvezza?
«Da uomo di calcio dico che nelle ultime partite di campionato le motivazioni fanno la differenza, specie se ci sono avversari che hanno staccato la spina o comunque sono da tempo senza particolari obiettivi, per cui è difficile andare a trovare stimoli. Prevedo che Guspini e Li Punti possano avere le motivazioni giuste per ottenere i tre punti; l'Idolo gioca a Budoni contro un avversario che non sta facendo sconti a nessuno giocando tutte le gare fino alla fine per dare un senso anche agli investimenti fatti a Natale e, secondo me, porterà avanti questa filosofia dimostrando grande serietà, come d'altronde fatto dal Monastir un mese fa quando ha pareggiato a Guspini. Ma non mi stupirei nemmeno che ci siano tre vittorie per le squadre di bassa classifica non tanto per i valori tecnici ma quanto per le motivazioni»
A questo punto la domanda vien spontanea: ma quanti campionati ha giocato Falco quest'anno?
«Sicuramente due. Nel primo abbiamo fatto un mezzo miracolo, il 2 agosto sono arrivato ad Arbus e c'erano due soli giocatori: Spina e Lorenzo Atzori, più Stochino che ho voluto con me conoscendolo dai Giovanissimi di Pula. Da lì, insieme al direttore sportivo Marco Maniglio, abbiamo allestito una squadra in fretta e furia, mettendoci la faccia quando abbiamo preso 10 reti nelle due gare di Coppa Italia. Poi pian piano il gruppo si è formato, è stato arricchito di qualche altro elemento, siamo cresciuti di gara in gara arrivando fino al quarto posto e rischiando di agguantare il terzo quando vincevamo 1-0 fino al 98' in casa della Ferrini, capolista imbattuta. Eravamo a fine novembre e la squadra era diventata una mina vagante del campionato con uomini di personalità che se la giocavano a viso aperto con tutti. Non vorrei passare per presuntuoso ma sono convinto che quella squadra poteva arrivare nelle prime cinque. A dicembre qualche giocatore ha sentito odore di serie D o non ha creduto nel progetto, si è cambiato quasi tutto, facendo scelte a volte anche affrettate. Il direttore è stato sul pezzo portando altri giocatori e, nel "secondo" campionato, la squadra ha comunque dato tutto, probabilmente ha anche vissuto un po' di rendita per quanto fatto nella prima parte ma ognuno di loro si è speso fino all'ultima goccia di sudore»
C'è qualche giocatore da citare in particolare?
«Io sono legato a tutti i giocatori che ho allenato sia nella prima che nella seconda versione ma se devo citare dei ragazzi che, nell'arco delle due fasi, hanno fatto sempre bene questi sono senz'altro gli arburesi doc Michele Spina e Lorenzo Atzori, che ha segnato 6 gol come mai fatto da quando gioca ad Arbus. Matteo Stochino ha la personalità e la duttilità di un senior, mi ha dato tutto in ogni ruolo in cui l'ho utilizzato, da esterno basso a destra e sinistra, da centrale di difesa o esterno di centrocampo. L'ho cresciuto avendolo avuto da ragazzino nel Pula e poi a Orroli in Promozione, ha avuto un processo di crescita importante e spero gli venga data una chance in serie D nell'ultimo anno da fuoriquota. Voglio citare anche il capitano Paolo Baggini, che ha iniziato e chiuso il percorso con noi e in alcuni casi l'ho impiegato in condizioni fisiche al limite ma lui ha sempre stretto i denti e non è un caso che avesse la fascia al braccio. Poi Giuseppe Ghiani, un grandissimo acquisto di fine gennaio che merita palcoscenici diversi da quelli dell'Eccellenza. Una nota di merito va data a Nicolino Deias, con me da tanti anni e vero uomo spogliatoio voluto bene da tutti i compagni. Mi fa piacere che Samuele Atzori e Riccardo Muscas siano stati convocati per i raduni della Rappresentativa e che tutti ragazzi della Juniores abbiano debuttato in prima squadra, compresi altri due o tre che lo faranno nell'ultimo impegno della stagione»
Il futuro di Falco sarà ancora Arbus?
«La stagione non è ancora finita e, in questi giorni, mi sto godendo la salvezza dopo essermi speso tantissimo per centrare l'obiettivo della società. Sono serenissimo, so di aver fatto un grande lavoro e sono a posto con la mia coscienza. Di sicuro ho fatto una esperienza che mi rimarrà dentro e dalla quale ho imparato tanto nonostante gli ormai miei quasi 50 anni»