«Decisivo dicembre e complimenti al Perdaxius»
L'Uta promosso da imbattuto, Saba rilancia: «Il mio sogno è portare questo club in Promozione»
Il testa a testa per la vittoria finale tra l'Uta e il Perdaxius è stato, senza ombra di dubbio, uno dei duelli più entusiasmanti della stagione in Seconda Categoria: ad aggiudicarsi il primo posto in classifica nel girone B sono stati i campidanesi, allenati da mister Carlo Saba, che hanno messo in piedi una cavalcata da 110 e lode. Ed i numeri, in questo senso, parlano chiaro: su un totale di 26 uscite, i biancoverdi hanno ottenuto ben 23 vittorie e 3 pareggi, con un monumentale zero spaccato alla voce sconfitte. Ma non è tutto, se si considera che Amorati e soci sono riusciti a realizzare la bellezza di 114 gol, per uno degli attacchi più prolifici in tutto il panorama del calcio dilettantistico sardo, con appena 15 reti al passivo. Spetta proprio al tecnico commentare quella che possiamo definire una vera e propria cavalcata imperiosa, con il pensiero che corre già alla prossima stagione.
«Abbiamo preparato la sfida contro il Club San Paolo con la consapevolezza che, alla luce di quanto fatto sino a quel momento, non potevamo di sicuro sbagliare l'approccio alla gara — dichiara mister Carlo Saba — Siamo scesi in campo con grande serenità e con l'idea precisa in mente della nostra forza, del nostro potenziale. Avevamo il vantaggio di poter pensare solo alla nostra partita, senza dover aspettare di sapere il risultato di chi ci inseguiva. Se avessimo vinto avremmo avuto la certezza del primo posto; e, per fortuna, le cose sono andate molto bene per noi».
Il match si è messo subito in discesa.
«Dopo 20' eravamo già sul 3 a 0; loro hanno ridotto lo svantaggio al termine del primo tempo, ma a dire la verità il risultato non è mai stato in discussione. Nella ripresa abbiamo trovato anche il 4 a 1 e poi non c'è stato altro da fare che gestire il gioco sino al triplice fine; una domenica tutto sommato molto serena, come previsto e come ci auguravamo, del resto. Chiaramente non puoi dare nulla per scontato, il calcio non è una scienza esatta e dunque può sempre succedere di tutto, ma posso dire che non c'è stata storia, cosa che vale per l'intera stagione e non solo per l'ultima uscita».
L'Uta ha messo in piedi una corsa senza pause a dir poco stratosferica.
«Non è facile conquistare 23 vittorie e 3 pareggi ma, in realtà, durante questi mesi ci sono state pochissime partite in cui possiamo dire di aver sofferto».
I campidanesi sono rimasti imbattuti: dall'Eccellenza alla Seconda Categoria non c'è un'altra compagine che sia riuscita a fare altrettanto.
«Sapevamo di avere una rosa competitiva, ma sapevamo anche che nel nostro girone c'erano altre squadre ben organizzate per puntare alla vittoria del campionato, partendo, in primis, proprio dal Perdaxius, che poteva contare su una rosa di qualità, con Samuele Curreli, per citarne uno, o Andrea Garau, che sono in un certo senso le punte di diamante, assieme a molti altri giocatori che arrivavano dall'Atletico Narcao e dalle altre società dell'iglesiente. Eravamo consapevoli che si trattava di una rivale se non forte più di noi, di sicuro forte quanto noi, ma non vorrei dimenticarmi della Decimo 07, guidata da un tecnico di grandissima esperienza come Grudina: magari hanno perso qualche punto di troppo per strada, ma la squadra era di primissimo livello, soprattutto in avanti, con dei ragazzi che fino all'anno scorso giocavano in Promozione».
Le sorprese non sono mancate.
«Ad inizio anno nessuno si aspettava che l'Uragano Pirri potesse fare una stagione così buona: sono riusciti a piazzarsi al terzo posto, proprio davanti alla Decimo 07».
L'Uta però ha saputo fare meglio delle concorrenti.
«Il club ha programmato la stagione nel dettaglio, ed in largo anticipo. Ma se devo trovare un momento decisivo del nostro campionato, penso al mese di dicembre: durante il mercato di riparazione ci sono state diverse partenze, ma chi è rimasto ha dato veramente il massimo. Il gruppo si è compattato ulteriormente, soprattutto dopo i due pareggi rimediati contro Pula e Gonnesa, nella seconda parte del mese di novembre. Fondamentale per gli equilibri della difesa è stato il recupero di Pietro Aretino, rientrato in campo dopo un infortunio al crociato, che l'ha tenuto ai box per tantissimo tempo».
Il girone di ritorno è stato praticamente perfetto.
«Abbiamo sempre vinto, tranne il pareggio strappato in trasferta nel big-match contro il Perdaxius, ma che vale come una mezza vittoria, considerando che ci ha permesso di stare davanti a loro e di poter affrontare il rush finale pensando solo a noi stessi».
I numeri parlano chiaro: attacco a dir poco devastante con ben 114 gol all'attivo.
«Ho avuto la grandissima fortuna di avere in squadra dei ragazzi con cui avevo già lavorato durante l'esperienza con l'Atletico Cagliari e con cui c'era già un discreto feeling a livello tattico e umano: Nicola Atzeni, Raffaele Picciau e William Amorati sono stati i pilastri del mio progetto e sapevo bene che sarebbero potuti risultare fondamentali, soprattutto all'inizio della stagione. Il loro contributo è stato preziosissimo: con loro in campo era tutto più semplice, vale per me, ovviamente, così come per il resto dei loro compagni. Per il resto, se un attaccante come Amorati riesce a finalizzare l'80% delle occasioni che gli capitano e arriva a realizzare 43 gol ti sta dando una grossissima mano, c'è poco da aggiungere; Atzeni, dietro, è sempre stata una garanzia, il classico allenatore in campo, mentre Picciau ha sempre offerto il suo contributo, con grande generosità, sul piano dei gol e degli assist. Per il resto, abbiamo lavorato sodo sia per curare la fase avanzata che quella arretrata, ma alla fine sono i ragazzi che scendono in campo, e non l'allenatore, dunque questo gruppo merita un applauso».
Per avere la meglio sul Perdaxius è servita tanta determinazione e una buona dose di sangue freddo.
«Ci tengo a fare i complimenti più sinceri ai nostri avversari: sono quasi certo, anche se chiaramente non potrò mai avere la controprova, che se il Perdaxius non avesse fatto un ottimo campionato forse anche noi avremmo perso qualche punticino; sapere che dietro avevamo una squadra che non ha mai mollato, nemmeno di un centimetro, a parte le due sfide con noi e il pari rimediato a Decimomannu, ci ha portato a tenere sempre un ritmo altissimo. Non potevamo sbagliare perchè sapevamo che loro ne avrebbero approfittato immediatamente».
Saba precisa meglio il suo pensiero:
«Forse negli altri gironi le prime in classifica hanno avuto più respiro e a livello mentale ti viene quasi automatico abbassare la guardia se non hai grossissime pressioni, così arrivano i pareggi e, magari, qualche sconfitta. Noi invece non potevamo permettercelo: siamo sempre entrati in campo come se dovessimo giocarci una finale, i sulcitani sono stati la chiave della nostra impresa; ci hanno spinto a rimanere imbattuti sino all'ultimo. A dire la verità, non mi è mai capitata una cosa del genere: sapevo che questa squadra avrebbe potuto fare molto bene, ma non mi immaginavo una stagione perfetta, che è una cosa quasi impossibile da realizzare e che ha stupito me per primo. Il timore più grande, per l'appunto, era quello di scivolare proprio ad un passo dal traguardo».
Il tecnico stila un bilancio sulla sua esperienza sulla panchina dei bianco-verdi.
«Qui sto benissimo, abito ad Uta da dodici anni ormai e mi hanno sempre fatto sentire a casa in tutto questo tempo. Il progetto del club era quello di riportare la squadra in Prima Categoria, che mancava ormai da tantissime stagioni; nessuno pensava, però, che ci saremmo riusciti in maniera così rapida. Ora il sogno mio, della dirigenza e del pubblico è quello di riuscire a conquistare la Promozione, che sarebbe una cosa fantastica, considerando che l'Uta non ha mai calcato quel palcoscenico. Posso già dire che lavoreremo sodo in questo senso».
Il pubblico ha giocato un ruolo determinante.
«Sono sempre stato convinto che, per vincere, servono tre componenti: dirigenza, giocatori e staff tecnico. Qui a Uta, devo ammetterlo, ho capito, per la prima volta da quando sono allenatore, quanto possa essere decisivo, ai fini del risultato, il calore che ti trasmettono i tuoi tifosi: ci hanno sempre sostenuto, la tribuna era molto spesso piena e nell'ultima giornata c'è stata addirittura il tutto esaurito; ci hanno regalato una spinta clamorosa. Mi aspetto che le cose possano andare così anche in vista del futuro: sono stati il nostro dodicesimo uomo in campo».
L'entusiasmo, in paese, è stato palpabile.
«È una cosa che percepisci quando esci, quando vai a fare la spesa: senti che la gente ti segue, che cerca di starti vicino, che ha piacere se porti la squadra sempre più in alto, come è giusto che sia».
Saba scopre le sue carte in vista della prossima stagione.
«Io mi vedo ancora sulla panchina dell'Uta: a breve, spero, ci incontreremo con la società per programmare il futuro, ripartendo proprio dalla rosa che ha vinto il campionato. Credo che, per prima cosa, ci sarà la conferma di tutti gli elementi; poi dovremo capire come aumentare il numero dei giocatori in rosa e, soprattutto, come fare un salto in avanti sul piano della qualità, considerando poi che in Prima Categoria c'è l'obbligo di schierare i fuoriquota. Cercheremo di coinvolgere nel progetto tutti i giocatori utesi che militano in altre compagini, come Cristian Sartorio, Riccardo Maccioni, Lorenzo Nonnis, Mattia Cossu, Nicola Mameli, Luca Angioni, giusto per citarne alcuni ma la lista potrebbe essere più lunga».
Il tecnico chiude con le dediche e i ringraziamenti di rito:
«Il mio primo pensiero va ai dirigenti e, in primis, al presidente Marco Baroncelli; ci tengo poi a ringraziare tutti i giocatori, ma in particolare gli anziani di questo gruppo, Nicola Atzeni, Raffaele Picciau, Matteo Mandas, Damiano Pibia, che hanno tracciato la rotta nel momento più delicato, coinciso con i due pareggi contro Pula e Gonnesa, e sono stati una guida valida per tutti gli altri che, sebbene avessero diversi campionati alle spalle, sono tutti molto giovani, con l'età che oscilla tra i 25 e i 26 anni. Un ringraziamento particolare, inoltre, va a tutto il paese, per averci sostenuto dalla prima all'ultima giornata. Non posso dimenticarmi chiaramente del mio staff: il preparatore atletico Carlo Pilleri, il vice-allenatore Roberto Lai, il preparatore dei portieri Marco Conti».