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Pittalis spiega l'impresa: «Sacrificio e motivazioni, così abbiamo fermato il Sant'Elia»
L'allenatore-giocatore: Il San Teodoro si salverà

Pittalis spiega l'impresa: «Sacrificio e motivazioni, così abbiamo fermato il Sant'Elia»

Ci sono gare che ti possono distruggere ed altre che, al contrario, ti possono dare una carica enorme. Il San Teodoro che ha realizzato l’impresa di fermare in casa il Progetto Sant’Elia arrivava a Cagliari con la voglia di rimediare all’imprevisto ko interno con la Nuorese e con gli stimoli di chi affronta la capolista, tra l’altro, sempre vincente al Comunale di Via Schiavazzi da quando cioè siede in panchina Massimiliano Pani. Lo 0-0 finale è frutto di un’ottima prova dei viola che hanno ribattuto colpo su colpo al primo tempo e contenuto le sfuriate di Martinez e compagni nella ripresa. «Siamo riusciti a strappare un punto veramente importante – dice l’allenatore-giocatore Giovanni Pittalis – più che altro per il morale perché arrivavamo da una brutta sconfitta in casa contro la Nuorese, una diretta concorrente». Un’impresa annacquata dai risultati delle avversarie impegnate nella lotta salvezza, come Tortolì, Taloro e Samassi, tutte vittoriose. «Adesso è chiaro che il campionato si fa sempre più difficile – osserva il quasi 40enne giocatore che ha debuttato in serie A col Lecce nel 1998 – perché ogni partita per noi è una finale anche se penso che se entriamo in campo con questo piglio ci potremo togliere qualche altra soddisfazione da qui alla fine della stagione. Noi puntiamo al raggiungimento della salvezza diretta, non è impresa semplice ma sono convinto che ce la possiamo fare».

 

Contro la capolista avete dimostrato sul campo che non c’erano assolutamente i 30 punti di differenza

«Noi abbiamo una bella squadra, purtroppo completata solamente col mercato di riparazione e perciò non abbiamo potuto avere il nostro potenziale dall’inizio. È chiaro che adesso è difficile raggiungere la salvezza in tempi brevi anche se comunque non penso sia un’impresa ardua»

Il San Teodoro, tra l’altro, è stato costretto ad affrontare la gara con diverse assenze di peso come quelle di Alessandro Manca e Lepore mentre Elia ha potuto giocare l’ultimo quarto d’ora di gara

«Ci mancavano giocatori molto importanti che compongono normalmente il nostro centrocampo, devo perciò fare un plauso ai ragazzi che sono andati in campo in loro sostituzione, sono super felice perché c’è stata una grandissima disponibilità al sacrificio e alla lotta da parte di tutti. Il pari è stato una bella iniezione di fiducia»

Aldilà della grande prova del San Teodoro, il Progetto Sant’Elia può aver preso sottogamba l’incontro nonostante le raccomandazioni della vigilia di mister Pani?

«Ho avuto la fortuna anche io di vincere i campionati ed è chiaro che giocando contro squadre di livello inferiore delle volte si perde un pochino la concentrazione. C’è stato un mix di motivi, noi che eravamo supercarichi per via di un risultato che dovevamo assolutamente raggiungere ma allo stesso tempo c’era un Sant’Elia che, con il vantaggio accumulato, può permettersi anche qualche calo di tensione»

Dopo l’esonero del tecnico Mureddu la società ti ha investito del doppio ruolo, quanto è dura allenare e giocare contemporaneamente?

«È un ruolo abbastanza impegnativo, devo avere la forza e la grande passione per riuscire a capire cosa vogliono i ragazzi e cosa devo fare io, oltre a sopperire a qualche lacuna che emerge durante le partite. Non è pur nulla semplice, però c’è una grande passione dietro che, alla soglia dei quarant’anni, ancora mi accompagna, penso che l’entusiasmo sia fondamentale per questa doppia veste»

Una situazione che ti accomuna a Mamia, ex compagno la scorsa stagione nel Calangianus

«Tore  è un carissimo amico, abbiamo ricoperto questa doppia veste anche l’anno scorso nel finale di campionato e questa scelta ha assolutamente pagato al Calangianus sia per l’anno scorso che per quest’anno, speriamo vada così anche per me»

Quindi non è ancora arrivato il momento di sedersi solamente in panchina?

«È dura perché quando uno passa da calciatore ad allenatore invecchia subito, vedendo tutti i miei colleghi che mi hanno anticipato nell’appendere la scarpe al chiodo. Io vivo alla giornata spero sempre che la salute mi assista perciò finché avrò voglia di farlo sarò ancora calciatore»

Fabio Salis

In questo articolo
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2010/2011
Tags:
Sardegna
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Intervista