Il capitano racconta la sua versione dei fatti
San Giorgio Perfugas, Davide Sini non ci sta: «Insulti razzisti a Fadel? Non scherziamo!»
Arriva per bocca del suo capitano, Davide Sini, la secca replica della San Giorgio Perfugas alle accuse di razzismo mosse da alcuni sostenitori del Trinità nei confronti del pubblico e degli stessi giocatori della compagine sassarese, i quali avrebbero pesantemente insultato, per tutto l'arco della gara in programma domenica, il giocatore avversario Fadel.
Una situazione spinosa e sicuramente spiacevole, ma che assume, nelle ricostruzioni fornite dalle due parti coinvolte, contorni sensibilmente diversi.
«Da capitano della squadra e da perfughese, sento il dovere di spiegare due cose, prima che si esageri: è falso che gli insulti che arrivavano a Fadel dalla tribuna per un ora e mezza fossero a sfondo razzista.
Dopo un intervento assolutamente scellerato, ha rischiato di rompere le gambe di un nostro compagno al primo minuto di gioco, il pubblico ha reagito come avrebbe fatto con un bianco, per me non fa assolutamente differenza il colore della pelle».
Sini racconta nel dettaglio la sua visione dei fatti: alla base dei battibecchi in campo, dunque, ci sarebbe esclusivamente il comportamento agonisticamente esagerato dell'avversario.
«Ha commesso un altro brutto fallo nei confronti di un altro mio compagno, sempre senza essere sanzionato dal direttore di gara. Si è sentito in dovere di dare delle gomitate ad un altro compagno ancora, e da quell'episodio è nato tutto»
Il giocatore minimizza e rimanda indietro, cosa più importante, le accuse di razzismo al mittente:
«Un semplice battibecco, come se ne vedono in tutte le partite, tra attaccante e difensore: l'unica differenza, che si è voluta peraltro rimarcare, è che questo attaccante era di colore, perché è stato detto solo questo: «nero non dare gomitate». Il moralismo ha preso piede.
Certo – conclude il capitano - è stata una situazione infelice e poco bella, ma ciò che è stato scritto a proposito non corrisponde alla realtà.
Ci tenevo soltanto a precisare che la nostra squadra e il nostro paese non ha niente contro gli extracomunitari».
Come conferma, per l'appunto, l'epilogo della vicenda:
«E' giusto sottolineare che il nostro compagno, a fine gara, è entrato nello spogliatoio del Trinità per stringere la mano allo stesso Fadel, preoccupandosi di chiedergli scusa nell'eventualità che l'avesse offeso, considerando che non era assolutamente sua intenzione.
Il fatto poi che Fadel si sia trattenuto al bar con noi anche dopo la fine della gara la dice lunga su come sono andate realmente le cose.
Io voglio soltanto risolvere al più presto questa brutta questione, tanto grave da compromettere un campionato intero: siamo molto legati con tutti i giocatori di Trinità, compreso il mister Tore Mamia, non voglio che la nostra amicizia venga incrinata per un malinteso del genere».