Il portiere richiesto anche da una squadra laziale
Solimeno non chiude la porta al Castelsardo: «Mi sono trovato bene, spero di restare»
La prima volta in Sardegna dodici anni fa, due stagioni al Calangianus e poi di nuovo nel Lazio tra Ostia, Gaeta, Formia, Aprilia e infine in Calabria nel Palmi. Ma per Silvio Solimeno, nato ad Aprilia 34 anni fa, il richiamo dell’Isola è stato forte quando nel 2008 l’Olmedo ha pensato a lui per blindare la porta e tornare in Eccellenza. Poi la chiamata della Torres e, l’anno scorso, quella del Castelsardo di Antonio Ravot, il mister che lo allenò al Calangianus.
La richiesta del Diananemi nel Lazio - E ora? Una trattativa per restare in rossoblù che procede a rilento. «Non è che si stanno chiedendo chissà quali cifre – fa sapere Solimeno – solo il giusto per poter vivere». Perché il momento di crisi generale attraverso anche il calcio, specie in Sardegna. «C’è difficoltà, è vero, e ci sono pochi soldi in giro ma per me fare il portiere è un mestiere, ci devo campare. Sono un professionista, mi alleno tutti i giorni e lo faccio per lavoro». La speranza di Solimeno è di restare al Castelsardo: «Qui ho trovato la ragazza e sono stato bene ma, soprattutto, spero di rimanere in Sardegna. Mi sta cercando una squadra dell’Eccellenza del Lazio, il Diananemi, ma la trattativa è in stand-by; loro mi chiamano tutti i giorni, sanno che sono in vacanza anche se continuo a mantenermi in forma sperando di trovare squadra almeno qui in zona». Perché ormai staccarsi dall’Isola è dura: «Il primo anno che venni in Sardegna era il 1999, arrivai a Calangianus tramite un procuratore, ero scettico per il trasferimento ma ci feci due anni, il tanto giusto per innamorarmi della Sardegna».
L'amico Mennella e la mancanza di preparatori - Dove ha conosciuto tanti colleghi, tutti bravi, da Pierpaolo Garau ad Antonio Secchi, passando per Simone Deliperi e Marco Manis ma con Roberto Mennella il rapporto è speciale. «Ci siamo conosciuti quando giocavo nell’Olmedo e lui nel Villacidro, eravamo nello stesso girone. Siamo rimasti sempre in contatto, è un ottimo atleta e una splendida persona». Con la quale condividere anche lo scetticismo di allargare a quattro il numero dei fuoriquota da utilizzare sin dal 1’ anche in Eccellenza. Tutti pensano a piazzare il giovane in porta. «Il nostro è un ruolo delicato – dice Solimeno – se un portiere fuoriquota è forte in queste categorie allora va in panchina in serie A o B. Chi gioca per forza rischia di bruciarsi o comunque non ci mette sacrificio e passione». Ma il giocatore laziale tocca anche un tasto dolente: «Qui in Sardegna le società danno poca importanza al preparatore dei portieri, ti dicono il più delle volte: “Tanto ti sai allenare da solo e puoi seguire i più giovani”. Non c’è nulla di più sbagliato, primo perché può darsi che il portiere ragazzino lo alleni bene ma così non ti alleni più tu, secondo io dico sempre che finché giochi impari qualcosa e il doppio ruolo non lo condivido affatto».
Con Tribuna ancora a Castelsardo? - Ad ogni modo il discorso col Castelsardo non è per nulla tramontato, sia per Solimeno che per l’amico-bomber Tribuna, suo compagno anche alla Torres. «Non siamo lontanissimi – spiega il portiere laziale –la società è stata un po’ in difficoltà anche perché ha dovuto saldare vecchie pendenze e la stagione nuova inizia con un budget minore, speriamo che arrivi presto l’accordo».