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Stintino
«Ripagata la fiducia della società, che peccato l'addio di Frau»

Stintino brilla tra le grandi, Udassi: «Abbiamo sempre pensato a lavorare sodo, le chiacchiere stanno a zero; questo gruppo ha fatto qualcosa di eccezionale»

Vincere è sempre bello, ma quando il successo arriva in maniera inaspettata, contro tutti i pronostici, ha un sapore ancora più particolare. Lo Stintino conclude la sua epica cavalcata al primo posto e conquista l'Eccellenza passando dalla porta principale: una storia dai molteplici significati, un piccolo, grande capolavoro calcistico confezionato dalla società, dai giocatori e dallo stesso allenatore, con le singole parti che hanno svolto i propri compiti alla perfezione. Per mister Stefano Udassi si tratta sicuramente di una bella soddisfazione, soprattutto per la personalità e la sicurezza che i suoi hanno mostrato lungo l'arco della stagione, sbaragliando la concorrenza di compagini ben più quotate, almeno sulla carta.
La vittoria per 4 a 0 ottenuta nell'ultima uscita con il Luogosanto è il tassello che mancava per completare, finalmente, un mosaico bellissimo.

«La settimana che ha preceduto la sfida è scivolata via abbastanza tranquillamente; le prestazioni nell'ultimo periodo erano sempre state positive, nonostante qualche sconfitta di troppo, determinata principalmente dagli episodi. Per il resto la squadra ha sempre dimostrato grande compattezza e determinazione; è normale sentire un po' di tensione in questi casi, ma allo stesso tempo c'era la consapevolezza di essere ormai ad un passo da un'impresa storica. Domenica abbiamo semplicemente piazzato la ciliegina sulla torta di un campionato straordinario». Il tecnico applaude i suoi. «Questi ragazzi si sono meritati il primo posto perché sono puntualmente scesi in campo con grande umiltà e rispetto per gli avversari, con la voglia di disputare una stagione importante». La vittoria finale non era stata messa assolutamente in preventivo. «Ma sapevamo che c'era comunque la possibilità di disputare una stagione al vertice. Nulla arriva comunque per caso: in estate abbiamo migliorato, con qualche innesto importante, una base più che solida, capace nella passata stagione di mettere in fila, dopo il mio arrivo, sedici risultati utili consecutivi che ci hanno consentito di raggiungere una salvezza più che tranquilla». Un successo, dunque, che ha radici profonde: il primo passo è stato quello di pianificare nel dettaglio ogni singolo movimento nel mercato. «Siamo stati bravi e fortunati nel prendere i giocatori giusti, che ci hanno permesso di fare il salto di qualità, e i risultati ci hanno dato ragione».

Lo Stintino ha centrato la classica stagione perfetta. «Un applauso va alla società che ha lavorato in maniera seria, tenendo conto del budget a disposizione, senza fare promesse che poi non possono essere mantenute. Per il resto, la squadra è rimasta unita e compatta per tutto l'arco del torneo». Senza concedersi inutili distrazioni. «Non abbiamo mai guardato in casa degli altri, a differenza di qualcun altro che non si è messo troppi problemi nel mettere il naso nelle nostre cose. Siamo andati avanti, senza fare polemiche, concentrandoci esclusivamente su noi stessi, sul lavoro e sull'impegno. L'unica cosa che davvero ci interessava era quella di migliorare, settimana dopo settimana, e i ragazzi hanno risposto in maniera straordinaria in questo senso».
Udassi allarga i meriti anche alla dirigenza. «Quando raggiungi risultati di un certo livello, è perché tutte le componenti, a partire dalla società, passando per lo staff tecnico sino ad arrivare alla rosa hanno remato dalla stessa parte verso un obbiettivo comune». I bianco-celesti hanno saputo approfittare al massimo delle difficoltà incontrate dalle candidate principali alla vittoria finale. «Indubbiamente qualche grossa squadra ha toppato, nonostante i grandi proclami di inizio stagione. Questo dimostra che le chiacchiere stanno a zero, bisogna sudare sul campo».

L'allenatore ha giocato un ruolo di primissimo piano. «Il club mi ha dato, sin da subito, piena fiducia, probabilmente me la sono meritata. Sento questo successo in maniera particolare, ma non c'è nessuna ricetta: solo tanta umiltà e tanto lavoro. Da parte mia, lo dico con orgoglio ma senza presunzione, ho messo tutta la mia competenza; c'è tanta passione dietro al mio lavoro, vivo per il calcio, prima da giocatore e ora da tecnico. Sto facendo la gavetta, partendo dal basso, e i risultati fortunatamente mi incoraggiano a proseguire. È una gioia indescrivibile per me, ci tenevo particolarmente a sdebitarmi con la società e con il paese, ma i veri protagonisti sono i ragazzi».
Il gruppo ha mostrato una crescita costante soprattutto sul piano della personalità: le quattro vittorie di misura, per 1 a 0, nella seconda parte della stagione, rappresentano il dato più significativo in questo senso. «Arrivavamo da tre sconfitte consecutive a cavallo tra il girone di andata e quello di ritorno che rischiavano di scalfire le nostre certezze. Siamo riusciti a ripartire nel migliore dei modi, con grande spirito di sacrificio, nel momento più delicato, andando a fare punti su campi molto difficili, dove in tanti sono caduti, come Castelsardo, Macomer e Ozieri; è stata la spallata, secondo me, che ha fiaccato definitivamente la concorrenza. Non puoi reagire con questa intensità se il gruppo non è unito; da noi si respira una bella aria, ci vogliamo davvero tutto molto bene, dentro e fuori dal campo e penso che si veda. In quel preciso momento abbiamo capito che ce la saremo giocata sino alla fine, potevamo davvero centrare un risultato storico e straordinario al tempo stesso».

Doukar è risultato spesso decisivo: ha avuto un impatto sul campionato davvero devastante. «Non voglio togliere nulla a Lamine, ma certi risultati si raggiungono solo se la squadra lavora a livello collettivo. Lui comunque è stato straordinario, da ex attaccante non posso che essere contento per lui, 21 gol sono tanta roba. Non si occupava solo della fase offensiva ma come tutti gli altri si sacrificava per dare una mano ai compagni. Per il resto è stato molto bravo anche Picconi, che in qualche occasione ha parato dei rigori importanti. Potevo contare su una difesa di altissimo livello, come ce ne sono poche in categoria, idem, per il centrocampo. Non mi va di fare nomi, ma indubbiamente ci sono stati diversi elementi che ci hanno aiutato a fare il salto di qualità, senza dimenticare i vari fuori quota: Serra ad esempio, un '98, ha fatto 8 gol, 10 in totale se si considerano anche quelli realizzati in Coppa Italia. Siamo riusciti a mandare a segno quasi tutta la rosa a disposizione, difensori compresi; domenica è arrivato il turno di Valenti, all'appello manca solo Manunta, il nostro giovane che gioca basso a destra».

In una stagione praticamente perfetta c'è poco spazio per le delusioni, ma a pensarci bene Udassi ritorna su un episodio specifico. «Non ricordo particolari situazioni critiche, è stata un'annata decisamente serena, merito anche della società che ci ha fatto lavorare con il massimo della tranquillità. A voler essere sinceri però, c'è stato un pizzico di smarrimento all'indomani dell'addio di Alessandro Frau, una delle pedine di maggior esperienza a nostra disposizione, un punto di riferimento all'interno dello spogliatoio. Non me l'aspettavo, anche perché ci lega una discreta amicizia, maturata negli anni; ho parlato con lui diverse volte, sono contento per la sua carriera ma non ho condiviso la sua scelta. Probabilmente la chiamata della Torres gli ha colpito dritto il cuore, era quasi impossibile da rifiutare, ma per noi si trattava di un momento delicato. Fortunatamente l'abbiamo superata abbastanza bene».

Il rapporto con i tifosi e con il paese è stato ottimo. «Davvero splendido; io poi sono innamoratissimo di questo luogo, sin da quando sono bambino. Non dimentichiamo che rappresentiamo una comunità di appena mille abitanti, ma assieme al nostro pubblico siamo riusciti a trasmettere l'immagine di una società sana e simpatica; quando vinci di solito attiri le invidie degli altri, ma i messaggi di auguri che ci sono arrivati da tutta la Sardegna sono la conferma più bella della nostra educazione e della nostra correttezza. Domenica c'era tanta gente al campo ed in giro a far festa: non c'è una grande tradizione calcistica ma ci stiamo ritagliando il giusto spazio. Ne approfitto per ringraziare anche l'amministrazione comunale, in particolare il sindaco e l'assessore allo sport che ci sono sempre stati vicini e attenti alle nostre esigenze. Tra poco inizieranno i lavori per dotare l'impianto di un manto in sintetico, un altro tassello per la crescita di questa squadra, che sta iniziando a farsi conoscere».

Il tecnico ha tutta l'intenzione di proseguire nel suo impegno. «Lo ribadisco: tra me e la società c'è un rapporto bellissimo, di grande stima reciproca e feeling, che va ben oltre il calcio. I risultati in questo senso sono la ciliegina sulla torta. Sono felicissimo di lavorare qui a Stintino e felicissimo di continuare il lavoro iniziato assieme; se le ambizioni mie collimano e vanno di pari passo con quelle della dirigenza, non sto dicendo che voglio andare in Eccellenza per vincere il campionato, non ci saranno problemi, ma mettiamoci in testa che il livello e le difficoltà aumenteranno in maniera esponenziale, la categoria andrà difesa con i denti. Per il resto, non ho mica la sfera di cristallo per poter sapere cosa succederà in futuro (ride)».
Il finale è riservato ai ringraziamenti di rito. «Ho già parlato della società, che sta alla base; ringrazio ancora tutti i ragazzi, oltre che il resto del mio staff. La dedica finale va alla mia famiglia, a partire da mia moglie Stefania e i miei figli, che mi sopportano e mi supportano in maniera incredibile. Non vengono a vedere le partite ma sono sempre con me, con i loro consigli e i loro gesti. Proprio mezz'ora fa mi hanno fatto avere una torta per festeggiare l'Eccellenza: sono il mio tutto».

In questo articolo
Squadre:
Campionato:
Stagione:
2016/2017
Tags:
Promozione
Girone B