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Da ministro della difesa a vice di Bacciu, Medda carica il Budoni: «Nuorese forte ma ci servono punti per il nostro obiettivo-salvezza»
Ex verdazzurro: «Anni incredibili e C1 sfiorata»

Da ministro della difesa a vice di Bacciu, Medda carica il Budoni: «Nuorese forte ma ci servono punti per il nostro obiettivo-salvezza»

È un ex Nuorese, ora al Budoni, non più in campo ma sarà presente domani in panchina nell'anticipo della 12ª giornata. Stefano Medda è il vice di Giuseppe Bacciu e allena la Juniores, l'estate scorsa ha lasciato il calcio giocato terminando una carriera che l'ha portato a fare il professionista per 14 anni in giro per l'Italia ma anche in Sardegna, nella Torres (in C1 dal 2004 al 2006), nell'Alghero (in C2 nel 2008/09) e, appunto, con i barbaricini dal 2006 al 2008: «Sono state due stagioni bellissime - ricorda l'ex difensore classe 1977 - in una città che ha storia e tradizione nel calcio sardo, coi tifosi che ti seguono e trascinano dagli spalti. Il primo anno spettacolare, con il raggiungimento dei playoff grazie ad una grande squadra con Oliveira, Emerson, Festa, Sanna, Manis. Il rammarico? Quello di essere arrivati ai playoff decimati, al termine di una stagione pressante e pesante, una squadra allestita per lottare per le prime posizioni. Non aver vinto il campionato essendo stati primi con diversi punti di vantaggio è stato un grande peccato».

 

Stefano Medda durante la gara del Budoni a CastiadasCosa temere domani di questa Nuorese?

«È una bella squadra, allestita bene con giocatori importanti e conosciuti come Cappai, Verachi, Bianchi, Del Sole, Cadau, pericolosa in ogni reparto. La rispettiamo ma, allo stesso tempo, non la temiamo, questa settimana ci siamo allenati bene e ci auguriamo di non essere impreparati. Sarà un derby particolare e, come tutti i derby, dal risultato imprevedibile»

Peccato per la sconfitta col Trastevere giunta all'87', come sta la squadra col morale?

«Domenica scorsa il pareggio era alla nostra portata, quel gol a 3' dalla fine gol ci ha spezzato le gambe, e moralmente ha pesato. Abbiamo lavorato per superare la delusione, il potenziale c'è per fare una bella prestazione, giocando con grinta, determinazione, concentrazione, caratteristiche che dovrebbero mettere in campo chiunque, a maggior ragione noi che siamo giovani»

Nei derby finora siete imbattuti, l'ultima in casa con la Torres potevate anche vincere 

«E speriamo che sia di buon auspicio, abbiamo bisogno di punti per raggiungere l'obiettivo-salvezza, ci auguriamo di fare un'ottima prestazione ma andrebbe bene anche fare punti giocando male»

Cosa pensi del tuo ex compagno Sanna alla guida della Torres

«Marco l'ho sentito subito dopo la nomina, gli ha fatto un grande in bocca al lupo. Ha meritato tutto nella carriera da calciatore, si è costruito dal nulla, ha avuto fame, carattere e voglia arrivando a giocare in serie A, un giocatore serio ed è una grande persona, quando si sgonfia il pallone se non sei uomo non ottieni niente. Da tecnico credo abbia grande potenzialità e riuscirà a fare bene perché da sassarese avrà uno stimolo doppio a guidare la Torres»

Andiamo sul personale e sulla decisione di togliere le scarpette, è stata sofferta o inevitabile visti i guai fisici dell'ultima stagione a San Teodoro?

«Le scapette non le ho mai tolte perché me le metto tutti i giorni e gioco con la squadra negli allenamenti. La decisione è arrivata per via del rapporto personale che ho con Giuseppe Bacciu, mi ha proposto di fare il secondo in serie D e di allenare la Juniores, era una grande opportunità e non nascondo che ci ho pensato tanto perché avevo e ho ancora voglia di giocare. L'anno scorso, poi, ho avuto dei problemi fisici e non sapevo in che condizioni avrei potuto affrontare un campionato, la decisione si doveva prendere e per quest'anno è andata così, l'anno prossimo la follia che mi porto appresso magari mi porterà a prendere un'altra decisione se continuo a stare bene fisicamente»

Stefano Medda con il mister Giuseppe Bacciu e sulla panchina del Budoni

Non è, allora, che il Budoni ti ha chiesto di dare una mano dentro il campo viste le difficoltà avute in difesa? 

«Quasi tutti i giorni mi viene chiesto anche dai ragazzi, adesso sono tesserato come allenatore, il mio ruolo è un altro e il mio aiuto in campo si limita nell'occuparmi della fase divensiva, nei consigli da dare e nel tenere su il morale. Vivere il calcio così è molto bello e stimolante anche perché capisci certe cose che da giocatore non cogli»

Quali ad esempio

«Da allenatore devi entrare nella mente di 25 ragazzi, comprendere tutti, ognuno dei quali con una propria personalità e carattere, perciò ciascuno di loro va trattato singolarmente portandoli però all'obiettivo di squadra. Un lavoro bello e stimolante, aver giocato a certi livelli non vuol dire essere pronti e preparati per allenare. Da Bacciu apprendo molto, sia a livello tecnico che caratteriale»

Stefano Medda col San TeodoroStando in panchina non viene voglia di entrare in campo e dare una mano ai giocatori?

«Capita a volte di voler entrare, se vedi un avversario passare a fianco alla panchina vorresti fare una scivolata. Invece devi agire molto sulla mente dei giocatori, sull'aspetto fisico e tattico, nel limite del possibile provi a dare una mano dalla panchina. Sono contento e gratificato quando vedi i miglioramenti dei ragazzi a livello caratteriale e tattico, vuol dire che i consigli dati sono giusti»

Tanto professionismo, ben 14 anni, una stagione in serie B a Ravenna e la promozione dalla C1 col Pescara non è poco

«Non sono mai uno che si vanta e non dico mai cosa ho fatto nel calcio perché penso sia stata una carriera modesta ma per me è stata un'esperienza spettacolare, il sogno di ogni bambino che si avvera. Il calciatore vero è quello che gioca dalla serie C in sù, in D ci sono tanti ragazzi con un bel potenziale ma fare il professionismo è un'altra cosa. Ho ottenuto quello che volevo ed è stato incredibile, ora ho lo stimolo di poter trasmettere le mie emozioni ai ragazzi, sperando che qualcuno di loro possa fare quello che ho fatto io perché di ragazzi sardi bravi ce ne sono tanti ma bisogna lavorare sodo»

Col Budoni tutto questo si può fare bene

«Per come cura il settore giovanile è una società da ammirare e da prendere in grande considerazione. Ci sono tanti ragazzi del posto che giocano in prima squadra, la società lavora tanto su questo aspetto e investe, ma puoi ottenere certi risultati solo a lungo termine. Senza fare nomi da noi sono passati dei ragazzi che hanno fatto settori giovanili importanti eppure avevano lacune di base incredibili. Oggi il giovane del '97 e '98 dev'essere pronto per giocare in serie D, non puoi spendere una settimana di tempo per spiegare le diagonali e lavorare dall'abc del calcio, negli Allievi e Giovanissimi un minimo di infarinatura devono avere, perciò ci vogliono tecnici e persone competenti in tutte le categorie, anche quelle più basse. Noi abbiamo dei '97 e '98 davvero bravi, lavorandoci bene potranno fare il salto di categoria. Ma qui il discorso si sposta sulla programmazione ed è un altro problema perché ci sono società che dopo 3 mesi ti mandano via e il lavoro fatto non serve a niente»

Chiudiamo con un pensiero al San Teodoro, la tua ultima squadra e maglia viola vestita per tre stagioni

«Domenica scorsa sono passato al campo per salutare tutti i miei ex compagni. Li vedo molto bene, stanno facendo un ottimo campionato, Tomaso (Tatti, ndr) è un tecnico preparato, che lavora tanto, purtroppo ha il problema dei giovani perché il San Teodoro agisce in un bacino dove deve concorrere con Olbia, Budoni e Arzachena, tutte società di serie D. Difficile trovare fuoriquota dal vivaio, bisogna lavorare nel settore giovanile, l'anno scorso con Bacciu si stava facendo un bel lavoro, c'era un programma serio, poi è cambiato tutto nella dirigenza e torniamo al discorso fatto prima sulla programmazione, per costruire un qualcosa devi agire a lungo termine e dal fondo»

In questo articolo
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2015/2016
Tags:
Sardegna
12 Andata