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Ritiri-clausura, test molecolari-sierologici per tracciare Covid

Fmsi, il rigido protocollo per la ripresa della serie A: impossibile applicarlo al calcio dilettantistico

Sebbene la Bundesliga abbia esteso lo stop al campionato fino al 30 aprile, da lunedì è stato consentito ai club tedeschi di iniziare gli allenamenti seguendo precisi protocolli di sicurezza che vanno dal divieto di strette di mano e abbracci, di seduta di lavoro fisico a distanza di sicurezza di almeno 1,5 metri, di esercizi col pallone tra i piedi ma niente contrasti e nemmeno la doccia negli spogliatoi per evitare contatti.

 

In Italia le restrizioni estese fino al 13 aprile riguardano anche i calciatori, che continuano con gli esercizi da casa in tele-lavoro ma la serie A già scalpita per poter riprendere gli allenamenti, probabilmente da inizio maggio in concomitanza con l'avvio della fase due in Italia che porterebbe a riaprire gradualmente alcune attività rimaste chiuse da marzo. Per quanto concerne lo sport professionistico, la Federazione Medico Sportiva Italiana, unica società scientifica accreditata dal Ministero della Salute per la Medicina dello Sport, ha fornito una serie di raccomandazioni per la ripresa delle attività nelle varie discipline sportive, in funzione delle decisioni che saranno assunte dal Governo nel momento in cui deciderà la data effettiva della ripartenza.

 

Se per le discipline sportive dilettantistiche, la FMSI ritiene ancora consigliabile proseguire lo stop agli allenamenti e alle gare, per le discipline sportive professionistiche, ove si ravvisi la possibilità di una ripresa, la FMSI - unitamente al proprio Comitato scientifico di esperti - ha elaborato un rigido protocollo di screening ad hoc, da effettuarsi prima della ripartenza in chiave di prevenzione, sia i test per il monitoraggio constante delle condizioni degli atleti, sia indicazioni generali per la sicurezza degli ambienti sportivi, ivi comprese raccomandazioni specifiche nei casi di atleti risultati positivi al virus. Un protocollo che, alla luce delle evidenze scientifiche e tecnologiche internazionali costantemente monitorate dalla stessa FMSI e dei follow-up relativi agli atleti positivi, potrà essere passibile di aggiornamenti.

 

Intanto gli atleti vengono divisi in due popolazioni:

1. Atleti COVID+ accertati e guariti e, su giudizio del responsabile sanitario (nello sport professionistico ai sensi della L.81/91), atleti che abbiano avuto sintomi riferibili tra i quali, a titolo non esaustivo, temperatura corporea > 37,5 °C, tosse, astenia, dispnea, mialgie, diarrea, anosmia, ageusia.

2. Atleti COVID- e atleti asintomatici nel periodo (non testati). Anche coloro che sono stati a contatto con positivi ma sempre rimasti asintomatici e non testati. Inoltre e in particolare staff tecnico/societario o famigliari.

Tutti gli atleti saranno sottoposti a Esame Clinico effettuato dal Responsabile sanitario, specialista in Medicina dello Sport e sottoposti alla ricerca del RNA virale (Tampone o altro test rapido in via di validazione) prima della ripresa.

 

Gli Atleti RNA positivi (COVID+) sono infetti e seguono le normali procedure dei positivi al coronavirus: isolamento fino a negativizzazione del test e scomparsa dei sintomi. Nei successivi 15 giorni, prima di iniziare gradualmente gli allenamenti, dovranno osservare un periodo individuale di graduale ripresa e sotto l’attento controllo del Responsabile sanitario negli sport professionistici e del Medico sociale o, in assenza, del Medico di Medicina Generale nello sport dilettantistico. Saranno sottoposti agli accertamenti del Gruppo 1 (vedi sotto) e il Medico di riferimento potrà ampliare test ed esami a suo giudizio.

 

Gli Atleti RNA negativi (COVID-) vengono sottoposti al test sierologico che analizza il sangue, chiamato Test per IgG/IgM, con prelievo venoso per individuare nel sangue del paziente gli anticorpi generati dall’organismo. Non sono test diagnostici, nel senso che non servono a rilevare la presenza del Covid nel sangue di un paziente in un determinato momento, ma piuttosto servono a ricreare “la storia” dello stesso per capire se in passato è entrato in contatto con il Coronavirus oppure no.

Gli anticorpi "IgM" si manifestano all’inizio della comparsa dei sintomi e segnalano la presenza del contagio. Le immunoglobuline M vengono, quindi, prodotte con l’infezione ancora in corso e tendono a scomparire dopo qualche settimana.

Gli anticorpi "IgG" si manifestano successivamente e segnalano la presenza del contagio avvenuta in un periodo più lungo, potenzialmente anche per interi mesi. Le immunoglobuline G ci dicono, dunque, che il paziente è entrato in contatto con il virus e ha sviluppato immunità.

La certezza dei test anticorpali non è assoluta e genera un tasso stimato del 4% di falsi positivi, cioè soggetti che sembrano essere immuni al test ma non lo sono, e se anche lo fossero non si conosce ancora quale tipo di difesa riescano ad offrire gli anticorpi ai soggetti immuni.

      ► Se atleti positivi IgM, devono sottoporsi al test per l'RNA virale (il tampone o, probabilmente, il nuovo test Abbot) e hanno alte probabilità di non essere più infettanti (le IgM si trovano anche alla fine del periodo infettante in soggetti asintomatici).

      ► Se atleti positivi IgG, vuol dire che hanno contratto il virus in tempi remoti, hanno anticorpi e non sono infettanti. Sono immunizzati e idonei a essere sottoposti agli accertamenti del Gruppo 1 (vedi sotto).

      ► Se atleti negativi IgG/IgM, dovranno periodicamente (ogni 4 giorni) sottoporsi a ricerca RNA virale (Tampone o altro test rapido in via di validazione) fino alle disposizioni governative e idonei a essere sottoposti agli accertamenti del Gruppo 2 (vedi sotto).

 

Nel gruppo 1:

1) Test da sforzo massimale con valutazione polmonare (test cardio polmonare) e saturazione O2 a riposo, durante e dopo sforzo. Consiste nel controllare, durante un esercizio fisico, la funzione del cuore con un elettrocardiogramma.

2) Ecocardiogramma color doppler. Esame strumentale con cui è possibile valutare la funzione meccanica del cuore.

3) ECG Holter 24 ore. Inclusivo di una seduta di allenamento o di sforzo. Si tratta di un piccolo apparecchietto (registratore) portatile collegato alla pelle mediante dei fili elettrici e delle speciali piastrine adesive posizionate sul petto che captano e trasmettono l’attività elettrica generata dal cuore all’apparecchio che, a sua volta, la registra in memoria. In questo modo il sistema è in grado di memorizzare tutti i battiti cardiaci per un periodo di 24 ore e permette di definire la presenza di un disturbo del ritmo (aritmia) o di un difettoso apporto di sangue al cuore (ischemia) e di correlare gli eventuali sintomi avvertiti dal paziente con le alterazioni dell’elettrocardiogramma.

4) Esame Spirometria Completo (FVC, VC, MVV). Valuta come funziona il nostro apparato respiratorio misurando quanta aria contengono i nostri polmoni e come questa aria si muove attraverso i nostri bronchi: valuta se i nostri bronchi sono aperti o chiusi da malattie ostruttive come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) o l’asma; valuta se i nostri polmoni sono iperdistesi come nell’enfisema polmonare o ristretti, come nelle fibrosi del tessuto polmonare.

5) Esami ematochimici. Vengono effettuate sul sangue venoso, più precisamente, sul siero e servono a rivelare la presenza di sostanze presenti nel sangue. Sono utili ai fini diagnostici e fondamentali nella scoperta di anomalie quali alterazioni epatiche; alterazioni renali, fino all’uremia; malattie del ricambio (diabete mellito, gotta, disturbi del metabolismo lipidico); malattie delle ossa (osteopatie); malattie sistemiche gravi.

6) Radiologia polmonare: TAC per COVID+: consigliabile e a giudizio del medico responsabile sanitario.

7) Nulla osta infettivologico alla ripresa (per gli atleti COVID +)

 

Nel gruppo 2:

1) Test da sforzo massimale

2) Ecocardiogramma color doppler

3) Esame Spirometria Completo (FVC, VC, MVV)

4) Esami ematochimici

Vi rientrano gli atleti che, sottoposti a tampone, sono risultati COVID- e successivamente, sottoposti al test sierologico che analizza il sangue, siano risultati negativi alle IgG/IgM. 

 

In serie A si capisce benissimo quali protocolli specifici dovranno seguire i calciatori risultati positivi al coronavirus come Rugani, Dybala, Matuidi (Juventus), Gabbiadini, Colley, Ekdal, La Gumina, Thorsby, Depaoli, Bereszynsky (Sampdoria), Vlahovic, Cutrone, Pezzella (Fiorentina), Zaccagni (Verona), Maldini (Milan), Sportiello (Atalanta) che, inevitabilmente, finiranno dentro il gruppo 1. Il resto si genererà dai controlli che si sottoporranno tutti gli altri calciatori delle squadre che, in ogni caso, dovranno stare in isolamento nei centri sportivi ed effettuare gli esami diagnostici (test molecolari, sierologici ed esami vari). Una volta definito il ritiro-clausura (negli impianti sportivi con spogliatoi, locali comuni e servizi igienici sanificati) per negativizzare tutti i giocatori, i dirigenti e gli addetti alle squadre serviranno più o meno 45 giorni poter concludere tutto la serie A. 

 

Pensare al tempo che ci vuole per avere la sicurezza di mandare in campo calciatori "idonei", al costo degli esami e le strutture mediche da impegnare, è quasi inutile far paragoni con il resto del calcio, non soltanto per le altre due categorie professionistiche ma soprattutto per quelle dilettantistiche formate da calciatori che non potranno mai effettuare dei ritiri-clausura essendo lavoratori, studenti o disoccupati comunque inseriti in nuclei familiari e perciò a rischio continuo della positività o solamente per essere dei "contatti stretti di caso" come gli asintomatici (niente test e isolamento fino a 14 giorni dall’ultimo contatto con il caso, cioè quarantena), i paucisintomatici (con test e, in caso di risultato positivo, isolamento fino a negativizzazione del test e scomparsa dei sintomi; in caso di risultato negativo isolamento fino a 14 giorni, cioè quarantena). Se poi si tocca il costo degli esami degli atleti che possono finire nel gruppo 1 (più sfortunati) o gruppo 2 (più fortunati) si capisce che per le discipline sportive dilettantistiche è impossibile una ripresa delle attività a breve termine. Anche perché non ci sarà nessun medico sportivo che si prenderà la responsabilità di dichiarare idoneo all'attività agonistica un atleta che in qualsiasi momento del giorno è a rischio contagio. E lo saremo fino all'arrivo di un vaccino.

 

Protocollo elaborato dalla apposita Commissione formata da:

Maurizio Casasco, Presidente della Federazione Europea ed Italiana di Medicina dello Sport

Massimo Galli, Professore Ordinario di Infettivologia e Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche "L. Sacco", Università degli Studi di Milano;

Ranieri Guerra, Assistant Director General, World Health Organization (Geneva);

Maurizio Memo, Professore Ordinario di Farmacologia, Università degli Studi di Brescia;

Sergio Pecorelli, Professore Emerito di Ginecologia e Ostetricia, Università degli Studi di Brescia; Presidente della Fondazione Giovanni Lorenzini, New York; già Presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA);

Fabio Pigozzi, Presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport; Professore ordinario di Medicina Interna e Pro Rettore Vicario, Università degli Studi di Roma "Foro Italico"; Presidente del Comitato Scientifico FMSI;

Carlo Signorelli, Professore Ordinario di Igiene e Salute Pubblica, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano; già Presidente della Società Italiana di Igiene;

Alberto Villani, Responsabile della UOC di Pediatria Generale e Malattie Infettive, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma; Presidente della Società Italiana Pediatria.

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2019/2020