Salta al contenuto principale
Serie D
«Preso con superficialità dal presidente Piras»

Hervatin il Porto Torres e quella ferita aperta: «Nessun rispetto nei miei confronti»

Dopo mesi di silenzio torna a parlare Gianluca Hervatin, nato a Porto Torres ed ex allenatore del Porto Torres, squadra che ha guidato fino alla 10ª giornata dopo il ko per 3-1 nel derby contro il Budoni. «Fino ad oggi ho rilasciato una sola intervista rimarcando l’amarezza per l’esonero - dice il 38enne ex tecnico del Valledoria - ma nel frattempo ne ho lette tante tra cui quella del presidente Enrico Piras che disse: “Vi svelo un segreto, Pinna era la prima scelta ma aveva dei dubbi e così abbiamo preso Hervatin”. Ora io gli chiederei se il cambio gli ha dato ragione e sorpattutto mi domando chi mi abbia preso effettivamente, non c’erano i presupposti per mandarmi via se non il fatto, appunto, che non ero io l’allenatore che voleva dall’inizio».

 

I numeri dicono che la gestione Hervatin aveva prodotto 16 punti in 10 gare, poi con Pinna la squadra ha fatto 29 punti in 20

«Ma non è quello il discorso perché, se vogliamo fare il confronto sullo stesso numero di gare, nelle 10 gare successive il mio successore aveva conquistato 17 punti con una media superiore a quelle delle 20 partite (1.45, ndr). Io non voglio assolutamente rimarcare che con Pinna sia stato fatto meglio o peggio, dico solo che non era vero che con me in panchina le cose stavano andando male, io ero terzo e non avevo mai perso due gare di fila, stavo costruendo un qualcosa e avevo chiesto dei rinforzi per dicembre che però sono arrivati dopo il mio allontanamento»

Cosa rimprovera alla società?

«Di avermi preso con troppa superficialità, il professionista del calcio sono io e non il presidente Enrico Piras che sarà più ricco di me ma non necessariamente capisce di calcio più di me. Ad alti livelli esiste il braccio destro di chi dispone i soldi, ci sono figure come il direttore sportivo, il direttore generale o il presidente onorario che sanno di calcio, altrimenti ci si affida all'allenatore che è l'unica figura professionale»

E alla squadra c'è da rimproverare qualcosa?

«Nulla, i giocatori devono fare solo quello che insegna loro l’allenatore, seguendo le direttive e io voglio credere che con me l’abbiano sempre fatto. Era una squadra che andava ritoccata dove dicevo io, prendendo un mediano così come è stato fatto successivamente»

L'allenatore Gianluca Hervatin

Allora è proprio vero il detto che nessuno è profeta in patria

«Io prendo questa esperienza a Porto Torres come utile per il percorso di crescita ma non la rifarei perché avevo la sensazione di combattere una battaglia persa in partenza ma non ci credevo, invece era inutile lottare contro i mulini a vento. Sono convinto che se mi avessero lasciato lavorare a Porto Torres avremmo lottato per salire in C2 la stagione successiva, nel mio paese ci sono le potenzialità economiche per arrivare ad un campionato professionistico»

Invece è stato scelto Sebastiano Pinna per fare il salto

«Ma io non ho nulla nei confronti di Pinna, sia ben chiaro, la cattiveria è stata fatta nei miei confronti quando sono stato preso e invece avrebbero dovuto lasciarmi in pace»

Da dove ripartirebbe?

«Da qualsiasi società che prende un allenatore e lo rispetta, la serie D era bella per me ma se non sarà in questa categoria l’importante che ci siano i presupposti per lavorare bene»

Questo stop ha bloccato il percorso ambizioso di scalare le categorie?

«Diciamo che l’ha rallentato ma non mi lascio abbattere da chi decide per te, questa esperienza non lede la mia autostima, sto per fare il corso a Coverciano, sono giovane e so che arriveranno altre opportunità, scalare le categorie è un mio sogno e non permetto a nessuno di fermarlo»

La vicenda Hervatin-Porto Torres ricorda quella tra Gasperini e l’Inter

«Se si intende che non si è mai creduto alla scelta fatta allora in un certo senso sì. Guardando alla mia situazione dico che, di fatto, ero una seconda scelta, che sono stato preso in modo superficiale, come se fossi un pinco pallino qualsiasi, mancandomi di rispetto. La realtà è che ho perso un anno»

In questo caso un allenatore, rispetto a un calciatore, è penalizzato

«Sicuramente, secondo me ci vorrebbe un tempo massimo superato il quale non ci si può più accasare, sarebbe un vantaggio anche per le società, più libere di cambiare e risparmiare dal lato economico specie se il tecnico riesca ad accasarsi da un’altra parte. Così uno è schiavo della scelta fatta e deve restare fermo tutto l’anno come sta capitando a me»

Cosa le manca?

«Gli allenamenti, la preparazione giornaliera del mio lavoro sul campo, lo stress che ti porta appresso il fatto di essere responsabile di una squadra. In questo periodo ho evitato di seguire il Porto Torres di persona ma ho letto tutto ciò che riguardava la mia ex squadra, ho guardato invece qualche partita di Eccellenza»

In quel campionato c’è il “suo” Valledoria che arranca

«Hanno uno scontro diretto contro l’Atletico Elmas, devono vincerlo assolutamente per disputare almeno i playout, quello è ora il traguardo massimo al quale possono ambire i miei ex giocatori, solo così possono sperare nella salvezza»

In questo articolo
Squadre:
Campionato:
Stagione:
2011/2012
Tags:
Sardegna
13 Ritorno
Girone G
Intervista