«La differenza di rosa è notevole, un po' come Inter-Empoli»
Il Castiadas allo scontro diretto, Dessì: «Il Monastir è una corazzata ma non ci diamo per sconfitti»
Il Castiadas apre il girone di ritorno battendo in casa il Selargius per 3-0 mentre il Monastir si fa rimontare dall'Arborea sul 2-2 e il distacco della capolista sulla prima inseguitrice scende da otto punti a sei proprio quando il calendario metterà di fronte le prime due della classe nell'anticipo della 19ª giornata.
Il tecnico dei sarrabesi Cristian Dessì non si illude e mette l'accento sulla differenza dei due organici: «Quella col Monastir sarà una partita tra una super squadra e una abbastanza normale che non può puntare al primo posto. È agli occhi di tutti il fatto che loro a dicembre hanno fatto acquisti come Caboni, Porcu, Angioni mentre noi abbiamo perso Littarru, Onano, Caddeo, Massessi, Capelli e, quando devo fare una sostituzione e ci sono solo fuoriquota senza più un senior, è chiaro che fai fatica. La differenza di rosa è notevole, loro hanno giocatori che in Promozione non ci fanno nulla come Ragatzu, Masia, Paulis, Pinna, Porcu. È un po' come se l'Inter incontra l'Empoli. Nel solo girone d'andata ci hanno dato 8 punti di distacco, sono una corazzata ma non ci diamo per sconfitti, cercheremo di battagliare su ogni palla, consapevoli della loro forza. Sarà una gara esaltante, viva e cercheremo di fare la partita della domenica o del sabato».
Mister Dessì parla del tris calato nell'ultimo turno: «Sembrerebbe sia andato tutto liscio e che sia stato un 3-0 facilissimo ma la partita è stata maschia contro un ottimo Selargius. ben messo in campo. Se parliamo di questo risultato e quello della settimana prima lo dobbiamo tutto a Fabio Toro, non lo scopriamo oggi ciò che può darci, cioè punti importanti e una grossa autostima per andare avanti e affrontare le partite al nostro livello. Non siamo più quelli di una volta, belli da vedere, ma una squadra operaia, che deve lottare su ogni pallone anche se alcuni miei giocatori non l'hanno ancora capito. A volte siamo remissivi, non mettiamo la gamba nei contrasti e non usiamo la testa, probabilmente chiedo troppe cose, mi aspetto che vengano fatte alcune cose e non ci riescono. Ma la colpa è la mia che chiedo tanto».