Il tecnico Affuso crede nei suoi dopo i 5 pareggi
«La vetta si allontana ma il Porto Torres se la giocherà fino in fondo»
Primo al sabato pomeriggio e poi quarto la domenica sera. Il Porto Torres non credeva certo di rimanere in vetta dopo il 2-2 nell’anticipo dell’11ª giornata contro il Sanluri ma magari sperava che il giorno dopo le concorrenti al vertice non vincessero tutte quante. E, invece, il Bacoli batte 3-0 l’Aprilia, il Monterotondo supera 1-0 contro il Viribus Unitis e il Fidene rimonta e sconfigge il Selarigus 2-1. La delusione non alberga certo nella testa del tecnico rossoblù Rosario Affuso: «Chi l’avrebbe detto che una matricola come il Porto Torres, dopo un terzo di campionato, fosse a 3 punti dalla vetta? Vero è che 5 pareggi di fila è una media da retrocessione ma su 167 squadre della serie D solo 5 sono ancora imbattute e, tra queste, c’è il Porto Torres insieme con club blasonati come Mantova, Sambenedettese, Venezia e Viterbese. Per noi è un motivo d’orgoglio».
Al tempo stesso, il Porto Torres non nasconde le proprie ambizioni
«Siamo partiti per fare un buon campionato. È chiaro che, dopo 11 giornate, ci siamo resi conto della forza nostra e di quella degli avversari per cui dico che oggi il Porto Torres se la giocherà fino in fondo e lo farà al pari di altre squadre che avevano dichiarato di puntare al salto di categoria. Non dimentichiamoci che veniamo dopo 9 club che hanno investito più di noi in sede di mercato»
Cinque pareggi nelle ultime cinque partite. Perché ha definito quello contro Sanluri il pareggio che vi ha lasciato di più l’amaro in bocca?
«Perché mentre col Budoni la prestazione non è stata all’altezza e a Selargius non abbiamo sfruttato bene la superiorità numerica per colpe nostre, contro i campidanesi meritavamo decisamente di vincere. Il Sanluri ha fermato la Viterbese senza concedere occasioni, ha poi annichilito 5-1 il Bacoli mentre noi abbiamo creato, senza esagerare, almeno 10 palle-gol. Per loro è senz’altro un punto guadagnato, poi faccio i complimenti al tecnico Paolo Busanca perché onestamente non mi sarei aspettato che il Sanluri facesse così tanti punti. È una squadra dall’età media molto bassa, contro di noi a centrocampo hanno schierato Aru che è un 94’ e Murgia che è un 92’; in porta c’era Sanna, altro 92’»
Cosa è mancato maggiormente al Porto Torres in queste ultime 5 partite?
«Direi l’attenzione nella totalità della squadra. Quando gli avversari sono alle corde dobbiamo essere bravi a chiudere le partite, invece paghiamo le disattenzioni. In occasione del 2-2 di Fanni, era appena uscito Piredda e il neo-entrato Cossu si è perso un attimo l’avversario. In questa categoria trovi sempre giocatori come Fanni che ti puniscono»
E quanto sta incidendo la sfortuna?
«Mah, non lo so. Nonostante le mie origini napoletane penso sempre che ognuno sia arbitro del proprio destino. Quando attraversi un periodo negativo devi essere bravo tu a venirne fuori e non aspettare che la fortuna ti venga in soccorso, ma magari te la devi anche cercare. Certo, per una questione di centimetri col Sanluri avremmo potuto essere sul 3-0 dopo 15’, ma siamo stati anche due volte in vantaggio e per due volte ci siamo fatti riprendere. Questo per mancanza di attenzione e non di fortuna»
In ogni caso è soddisfatto, nel complesso, della gara dei suoi?
«Assolutamente sì. Ho ritrovato la squadra che sa giocare bene, così come avevamo fatto col Monterotondo dove, sotto di due gol, avevamo recuperato la partita e rischiato anche di vincerla con l’uomo in meno. Loro non perdono da due anni e hanno riconosciuto che il Porto Torres è stata la squadra che ha creato più occasioni in casa loro»
Ora vi attende l’Arzachena, reduce da una pesante sconfitta, e per voi, tra l’altro, è il quarto derby di fila. Chi perde è perduto?
«Sarà una grande gara, dura ma corretta come negli altri derby. Gli smeraldini hanno costruito una squadra per stare in alto, il campionato è livellato e c’è spazio ancora per inserimenti e recuperi. Se siamo ancora lì, noi con 5 punti in 5 gare e loro con qualche sconfitta, allora possiamo giocarci le nostre carte»
Fabio Salis