Ora in Europa vincono i club più indebitati
L'Italia terza nel ranking Uefa, a rischio un posto Champions
L'Italia non domina più in Europa come accadeva negli anni Novanta, l`andamento a rilento delle nostre squadre nelle coppe può portare ad un ridimensionamento del movimento calcistico italiano, non soltanto d'elite, nel futruro prossimo in Champions League e in Europa League. Il tutto per effetto del ranking Uefa, quella graduatoria di merito che poi attribuisce le posizioni di accesso alla Champions League paese per paese.
Attualmente nel ranking Uefa, al primo posto di rendimento calcistico c`è l`Inghilterra che da qualche anno con Manchester United, Chelsea, Liverpool e Arsenal la fa da padrona; al secondo posto, c`è la Spagna sostenuta dai grandi risultati del Barcellona, meno da quelli del Real Madrid però compensati da altre squadre che ogni anno a turno piazzano qualche buon allungo come Siviglia, Valencia, Villarreal e Atletico Madrid. Al terzo posto, già più staccata, c`è l`Italia che sta lottando strenuamente con la Germania in costante rimonta. Dovessero scavalcarci ii tedeschi in graduatoria, l`Italia perderebbe il diritto di dare accesso ad una quarta squadra alla Champions League, il che si rifletterebbe su tutta la composizione della serie A, sulle strategie dei grandi club e quelli di seconda fascia. Per il 2010/11 questo pericolo è scongiurato ma per l'edizione successiva tutto dipende dai risultati che avranno Inter, Milan e Fiorentina in Champions e Juventus e Roma in Europa League. Un loro exploit lascerebbe ancora dietro la Germania, un loro flop renderebbe concreto il sorpasso tanto temuto.
Ma perché si è arrivati a questo? Mancanza di risultati sicuramente (nell'ex Uefa non abbiamo più vinto una coppa negli anni Duemila e in Champions ci ha salvato il Milan con i successi del 2003 e 2007), figlia di un campionato che ha perso il vecchio appeal (decisiva la spallata che ha dato Calciopoli), sempre meno competitivo, di una programmazione superata e di campioni che preferiscono altri tornei migliori dal punto di vista tecnico ed economico come Premier League e Liga spagnola con stadi sempre pieni e circondati sempre meno dalla violenza.
Inghilterra e Spagna investono molto di più dell'Italia, i risultati sul campo si vedono ma anche sui bilanci sempre più in rosso. E il fatto che da noi la cura dimagrante sia già iniziata a partire da quei club che non hanno mai lesinato euro per la campagna acquisti, come Inter e Milan, costretti a cedere i propri pezzi pregiati come Ibrahimovic (ceduto al Barcellona per 90 milioni) e Kakà (al Real Madrid per 65 milioni), questo perdurante svantaggio potrebbe trasformarsi a breve in un vantaggio proprio per l'anticipo col quale l'Italia si è mossa.
Infatti, il presidente dell'Uefa Michel Platini ha inserito tra i principali obiettivi in questa fase del mandato che scadrà nel 2011 il recupero della morale nel calcio attarverso l'introduzione del cosidetto "Fair play finanziario". Secondo l'ex-centrocampista francese della Juventus anni Ottanta nessuna società di calcio potrà spendere più di quello che ha in cassa. E non importa se gli introiti futuri (diritti tv, marchandising, etc...) potranno in prospettiva essere superiori: i bilanci dei club dovranno sempre essere "a posto". Niente spese folli, dunque, stile Florentino Perez (Real Madrid) o Roman Abramovich (Chelsea), ma anche di Massimo Moratti (Inter). Per Michel Platini, l'obiettivo, nei prossimi tre anni «è quello di regolamentare le cose e di fissare un principio generale: solo chi ha le casse a posto potrà partecipare alle competizioni europee, altrimenti no». Un concetto, certo, che mal si inserisce in una logica di libero mercato nella quale il club acquista sempre alle condizioni che ritiene opportune. Ad es, il Real Madrid ha impostato la campagna acquisti 2009/10 prevedendo entrate ingenti: a fronte dei 400 milioni spesi, avrà un ritorno di circa 600 milioni. In futuro il club spagnolo potrà essere bloccato nella propria campagna di rafforzamento? Se passerà la linea dettata da Platini ci si avvicinerà a grandi falcate verso un livellamento del calcio europeo che, comunque, oggi vede un paese come Spagna su un gradino superiore rispetto agli altri anche per la differente fiscalità applicata ai calciatori provenienti dall'estero. Il pagare meno tasse su acquisti e stipendi consente a Real Madrid e Barcellona di offrire migliori condizioni contrattuali agli atleti.
In ogni caso questa è la classifica dei club più indebitati d'Europa:
1) È il Chelsea di Carlo Ancelotti la squadra più indebitata con ben 791 milioni, ma il patron russo Roman Abramovich è una garanzia per il ripianamento dei debiti.
2) Il secondo posto in classifica è per il Manchester United di Sir Alex Ferguson, con 722 milioni di debiti, nonostante l'eccellente cessione nell'estate scorsa di Cristiano Ronaldo per 96 milioni.
3) Il gradino più basso del podio spetta al Real Madrid di Florentino Perez che, con l'ultima campagna acquisti faraonica, ha raggiunto i 563 milioni di debiti.
4) Quarto posto per la seconda squadra della capitale spagnola, l'Atletico Madrid, che vanta 511 milioni di debiti.
5) Quinto posto per un'altra nobile del calcio spagnolo, il Valencia, che con la costruzione del nuovo stadio (non ancora ultimato) ha accumulato 502 milioni di debiti.
6) Anche il Barcellona, la più grande squadra del mondo con sei trofei vinti nel 2009 non se la passa bene, infatti occupa la sesta posizione con ben 438 milioni di debiti.
7) Al settimo posto la prima italiana in classifica, l'Inter, con circa 395 milioni di debiti, nonostante la cessione di Ibrahimovic. Moratti anche quest'anno dovrà ripianare
8) Ottavo posto per l'altra squadra che gioca a San Siro, il Milan, di poco staccata con debiti accumulati per 392 milioni. Il disimpegno di Berlusconi testimoniato dalla cessione di Kakà e il conseguente abbattimento del monte stipendi dovrebbero far scendere questa cifra.
9) Nono posto per una squadra di Londra, l'Arsenal, che nonostante un gestione oculata basata sui giovani e sulla cessione dei campioni, vanta ben 354 milioni di debiti, in gran parte causati dalla costruzione del nuovo stadio (l'Emirates Satdium), non ancora ammortizzata.
10) Al decimo posto il Liverpool, squadra storica del calcio inglese con 334 milioni di euro