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Marchetti-Cagliari, la resa dei conti rinviata dicembre
Il portiere: Fiducioso. Il patron: Parla e fa male

Marchetti-Cagliari, la resa dei conti rinviata dicembre

La vicenda è nota. Da una parte Federico Marchetti, che si dice vittima di mobbing perché, reduce dal Mondiale giocato in Sudafrica, è diventato improvvisamente il terzo portiere del Cagliari per aver dichiarato di gradire un trasferimento alla Sampdoria in modo da coronare il sogno di giocare in Europa. Dall’altra parte il Cagliari, nella veste del suo presidente Massimo Cellino, che ha sempre motivato il mancato utilizzo del portiere in partite ufficiali per mera scelta tecnica.

 

L'udienza di oggi al collegio arbitrale - Marchetti, attraverso il suo legale Antonio Conte, aveva perciò richiesto, il 22 ottobre scorso, l'intervento del collegio arbitrale per chiedere la risoluzione del contratto e un risarcimento danni di 200mila euro. Il Cagliari, chiamato a difendersi dall’accusa di aver emarginato il suo portiere, il 2 novembre aveva depositato una memoria difensiva attraverso il legale Mattia Grassani. Oggi c’è stata la prima udienza a Milano presso la sede della Lega di Serie A, nella quale sono stati ascoltati sia Cellino che lo stesso Marchetti. Il collegio arbitrale, presieduto dall'avvocato Mario Fezzi, ha aggiornato la prossima udienza al 13 dicembre alle ore 16 per ascoltare nelle vesti di testimoni l'ex allenatore rossoblù Pierpaolo Bisoli, da pochi giorni esonerato dal Cagliari, e Michael Agazzi, il portiere che il club rossoblù ha promosso titolare in questa prima parte di stagione. Dopo la loro audizione ci sarà la decisione.

 

Marchetti fiducioso, Cellino risentito - Bocche quasi cucite a fine udienza da parte dei protagonisti anche se quel poco che si lasciano sfuggire è più che eloquente. «Non posso parlare, ho fiducia nella giustizia», le uniche parole pronunciate dal portiere di Bassano del Grappa. «A Marchetti ero affezionato», ha detto Massimo Cellino quasi escludendo la possibilità di reintegrare in rosa il portiere con l’avvento in panchina del nuovo tecnico Roberto Donadoni. E a chi gli ha fatto notare che il portiere rossoblù sia sembrato giù di morale, al presidente ha così replicato: «Lo siamo tutti, però io non ho chiamato in causa nessuno... Le parole pronunciate in un momento sbagliato possono fare male». Fabio Salis

 

Lo sfogo del portiere al Corriere dello Sport - Oggi stesso Marchetti aveva interrotto il suo lungo silenzio stampa rilasciando un’intervista al Corriere dello Sport, a luglio invece alla Gazzetta dello Sport espresse il desiderio di andare a giocare in una squadra come la Sampdoria che doveva giocare i preliminari di Champions.

Tra mobbing e solitudine - «La parola mobbing l’avevo sentita solo a proposito del caso Pandev. Dopo quello che mi è accaduto, ora so molte cose sul mobbing. I primi due sono stati terribili. Da un giorno all’altro mi hanno tolto il calcio, il lavoro e una parte fondamentale della mia vita. Mi sono sentito solo, a parte il sostegno della famiglia, della mia fidanzata Rachele e degli amici. Anche giornali e tv sono stati distratti, tranne la Gazzetta e Gianni Mura di Repubblica».

L’intervista alla Gazzetta scatenò tutto - «Il giornalista, Francesco Velluzzi, mi contattò quando ero in vacanza. L’intervista fu pubblicata qualche giorno dopo. Mi ero limitato a esprimere il mio pensiero per non essere stato trasferito alla Sampdoria che stava partecipando ai preliminari di Champions, aggiungendo però che ero pronto a ripartire da zero con il Cagliari, club al quale devo molto. Ho solo espresso un’opinione, ma il sabato in cui fu pubblicata l’intervista il direttore Marroccu mi fece notare che il presidente Cellino non l’aveva gradita perché non vede bene il giornalista che l’ha scritta».

La contestazione nella prima uscita -  «Quel giorno giocammo in amichevole. Venti tifosi mi contestarono, ma la maggior parte mi chiese autografi. Il lunedì, Cellino dichiarò: "Marchetti è sul mercato. Doveva parlare con me, invece di raccontare ai giornali certe cose". Sono retrocesso da titolare a terzo portiere senza spiegazioni».

La vita da emarginato - «Mi alleno regolarmente e regolarmente non vengo convocato. I giorni peggiori sono sabato e domenica. Vado al mare o al cinema. Il film che mi è piaciuto di più è "Benvenuti al Sud". Claudio Bisio è un grande».

La stilettata all’ex allenatore Bisoli e ai compagni - «È stato ambiguo. Si è trovato a gestire una storia più grande di lui. All’inizio mi diceva "Federico, che fai qui? Scappa". Sembrava sincero, poi ho capito che mandavano avanti lui per sapere le mie mosse. Nessuno dei miei compagni di squadra si è esposto, ma me l’aspettavo perché l’ambiente spinge a comportarsi così».

Il particolare ambiente rossoblù e la Nazionale - «Cellino si comporta da padre-padrone. I suoi collaboratori sono succubi. Solo Allegri ha cercato di opporsi a questo andazzo. I compagni della Nazionale? Buffon si è espresso pubblicamente sulla vicenda. Pirlo ha chiesto informazioni attraverso Matri. Gli altri zero assoluto. Prandelli mi ha convocato la prima volta, anche se non stavo bene. Un bel gesto». 

La gente di Cagliari - «La mattina vado a correre e un giorno i ragazzi che andavano a scuola mi hanno salutato. Un signore mi ha urlato "Siamo tutti con te". Hai presente Rocky che si allena e i ragazzini dietro? Beh, mi sono sentito Rocky».

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2010/2011
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12 Andata