L'attaccante: «Punto su me stesso voglio arrivare»
Michele Suella, dal ritiro col Cagliari ai gol in Promozione con l'Iglesias: «Lopez mi stimava, Pinilla il mio maestro, spero ancora di diventare un giocatore professionista»
Il suo maestro è stato Mauricio Pinilla, il suo grande estimatore al Cagliari era Diego Lopez. Che ha allenato Michele Suella nella Primavera rossoblù e che l'ha voluto in ritiro a Sappada con la prima squadra nell'estate del 2013. L'attaccante di Iglesias classe 1995, che a 11 anni il club rossoblù notò in un torneo giovanile al campo della Sigma e gli fece fare subito un provino, aveva tutto per sfondare, specie quando nel 2012 fu convocato in Nazionale Under 18 dal ct Alberigo Evani con il compagno di squadra Dario Del Fabro. Ma non ha ancora perso niente perché la voglia di sfondare è rimasta intatta dopo l'anno e mezzo al Selargius poco esaltante ma rafforzatasi con la mezza stagione a casa sua, alla Monteponi di Corsini, chiusa con 10 reti all'attivo e tante prestazioni maiuscole, guarda caso, in maglia rossoblù. «Vorrei diventare un giocatore professionista - dice Suella senza presunzione e con convinta speranza - quand'ero al Cagliari ci credevo e penso di avercelo ancora nelle corde, non giudico il livello tecnico ma devo puntare su me stesso, se avessi 30 anni non ci spererei più ma ne ho appena fatti 21 e posso ancora arrivare. Sono un attaccante e so che i riflettori si accendono nel momento in cui segni ma penso a uno come Matteo Mancosu che è stato capace di arrivare in serie A partendo dall'Eccellenza, nel calcio può accadere qualsiasi cosa, bisogna essere convinti e fortunati, avere obiettivi e cercare di centrarli».
Al Cagliari hai fatto tutta la trafila e avuto tanti allenatori
«Sì, quando sono stato preso dall'Iglesias '97 ho giocato negli Esordienti, poi Giovanissimi regionali e Nazionali, quindi Allievi e Primavera. Ho avuto come tecnici Chicco Piras, che purtroppo non c'è più, Fabrizio Ruzzu, Franco Masia, arrivando a Pietro Pillosu, Giorgio Melis, Gianluca Festa e Diego Lopez. Grandi soddisfazioni le ho avute quando sono stato convocato in Nazionale U17 e U18 per degli stage, nel settembre 2012 ho fatto pure una gara ufficiale contro la Macedonia, entrai al secondo tempo dopo 25' al posto di Luca Crecco, che giocava nella Lazio e ora è al Modena in serie B. Per me è stata un'emozione unica, non mi aspettavo di esser chiamato, convocavano sempre Del Fabro, che vedevo già un giocatore formato. In quella partita giocarono Alessandro Capello, era del Bologna ma poi lo ha preso il Cagliari dandolo in prestito al Prato; in porta c'era Pierluigi Gollini all'epoca del Mancester Utd ma ora al Verona e titolare nell'Under 21; a centrocampo Byan Cristante, che il Milan ha dato al Benfica e ora va in serie A col Pescara: Diego Frugoli è salito in B col Pisa; Luca Iotti era all'Ascoli quest'anno con Del Fabro. Una bella squadra con tanti giocatori che stanno iniziando una bella carriera. In quegli ultimi anni mi sentivo sempre più importante e credevo di poter fare qualcosa di importante, di diventare calciatore»
Nel 2013 c'è stata anche la chiamata in ritiro a Sappada con la prima squadra guidata da Diego Lopez
«Quell'anno mi facero fare subito le visite mediche ma non pensavo servissero per partire in ritiro ma più che altro per la stagione che dovevo fare con la Primavera. Durante il ritiro fu venduto Thiago Ribeiro e mi arrivò la chiamata: "Michele, domani prendi l'aereo e vieni in ritiro". Nessuno ci pensava, non avevo fatto un grandissimo anno ma mister Lopez mi voleva fortemente, con lui avevo un bel rapporto, si era avvicinato molto a me, gli piacevano le mie caratteristiche»
Quali ad esempio?
«Di un combattente, uno che non si dà mai per vinto, che se c'è da fare una corsa in più per il compagno la fa. So che dovrei sempre gonfiare la rete, crescendo non sono stato un grande bomber, ho sempre lavorato per la squadra, facendo la sponda o aprendo gli spazi all'altro attaccante che mi viene affiancato. Quando Lopez ha iniziato a darmi questa fiducia io l'ho ripagata»
In quel ritiro la rete si gonfiava
«Contro la Rappresentativa del Friuli giocai con Ibarbo in avanti e feci gol, nell'altra gara contro il Tamai, squadra di serie D, feci la ripresa con al fianco Pinilla, segnai un bel gol di pallonetto sull'uscita del portiere. Finito il ritiro giocai anche l'amichevole a Oristano contro l'Olbia, sempre in coppia con Pinilla ma dal primo tempo, feci una grande gara andando vicino al gol, un tocco ravvicinato parato da Saraò che il giorno neutralizzò pure un rigore a Pinilla. Feci nel complesso una buona impressione, ci fu anche un avvicinamento della Virtus Entella, prospettiva sconsigliata dal mio procuratore che pensava potessi esordire in serie A. In precedenza sarei dovuto essere a disposizione per le gare di Coppa Italia contro il Pescara e la Juventus, me l'ha impedito il fatto di aver avuto sempre piccoli infortuni muscolari»
Il più piccolo del gruppo da chi veniva coccolato?
«Uno che mi ha dato grandi consigli è stato Mauricio Pinilla, un maestro, grandissimo giocatore e grande persona, ma anche Daniele Conti e Andrea Cossu si sono subito affezionati a me, io poi ho un carattere riservato e loro cercavano di tirarmi in mezzo, poi hanno capito che ero un ragazzo serio, quando mi capita di verderli ci parlo sempre, anche con Dessena mi è capitato di scambiare qualche parola quando ci siamo incrociati a Cagliari»
Due anni fa, invece, si parlava di andare alla Castellana in serie D, poi la virata verso Selargius?
«Nonostante non avessi un contratto, il Cagliari mi ha tenuto in stand-by fino ad inizio agosto salvo poi lasciarmi andare definitivamente, il mio procuratore mi parla di un interessamento della Castellana, volevo provare ma una volta arrivato lì ho visto un'organizzazione completamente diversa, io per tutto un anno ero abituato a stare con la prima squadra del Cagliari e vedi un altro tipo di calcio. Quella soluzione non mi convinceva, credevo soprattutto di meritarmi qualcosa di più e io volevo di più, perciò non ho firmato. Nel frattempo mi chiama Francesco Marroccu, lui stravedeva per me, e mi chiama anche Pierluigi Carta che mi propongono la soluzione a Selargius, mi dicono che c'era il figlio di Zeman che volevano tenermi d'occhio qui, che avrebbero organizzato più amichevoli durante l'anno e che altri ex Primavera sarebbero andati»
Una stagione difficile per la società e per i giocatori
«Mi aspettavo di non avere le caratteristiche giuste per il gioco di Zeman, infatti mi ha bruciato. Tra l'altro sono un attaccante centrale e mi faceva giocare in fascia, da esterno non riuscivo a rendere, non ho il passaggio finale, io mi adatto a qualsiasi ruolo che mi chiede un allenatore ma non ero al 100% ed era evidente. Nonostante queste difficoltà ad inizio dicembre mi convocano nella Rappresentativa di serie D per le prime selezioni in vista del Torneo di Viareggio, vado a Roma 4 giorni e anche lì pensavo potesse essere una conquista perché chi fa il Viareggio poi qualche sistemazione la trova. Tra i convocati in attacco c'era Gaetano Sparacello, io mi ritengo più forte, lui è finito al Trapani e quest'anno ha giocato titolare contro il Cagliari, ora va al Mantova. In quello stage ho fatto la differenza, ho anche segnato, rientro in gruppo e Zeman, che all'inizio sembrava molto interessato a me, non mi fa più giocare. Ho pensato che senza giocare non mi avrebbero più convocato e così è stato. Questo mi ha sfiduciato, quando ho giocato titolare contro la Viterbese per me era un'occasione per fargli vedere che meritavo il posto, me ero nervoso e non ho saputo gestire la foga, sono entrato in campo troppo euforico e mi hanno espulso per proteste»
Nell'ultima stagione perché riniziare al Selargius?
«Ho passato l'estate aspettando qualche chiamata buona, poi vedi che le persone che si avvicinano per darti una mano poi spariscono. Col mio procuratore di Brescia ho troncato, mi si avvicina un procuratore di Cagliari promettendomi una serie D ma alla fine rimango a casa. La Monteponi aveva un bel progetto man non me la sono sentita di scendare in Promozione, così mi ha chiamato Pierpaolo Piras, al quale avevano affidato il Selargius e che l'anno prima come vice di Zeman mi ha sempre considerato e stimato, poi ritrovavo giocatori come Alberto Atzori e firmo. Però mi rendo conto che non stavo benissimo, che c'erano problemi coi rimborsi e ho deciso di tirarmi fuori, me ne sono andato all'Iglesias, rimettendomi in gioco a casa mia e devo dire che è stata una piccola fortuna, ho ritrovato me stesso, ho segnato 10 gol e aggiunti ai 3 fatti col Selargius nella prima parte fanno diventare questa una delle mie annate migliori. Ora spero di avere una chance in una categoria superiore, un attaccante deve fare gol e se becchi l'annata giusta poi arrivano le proposte»
Che proposta vorresti ricevere e in che ruolo rendi di più?
«Io mi prendo quello che arriva, più richieste ci sono e più sarà un piacere valutarle. L'ideale sarebbe giocare in un 4-4-2 con una punta che gira intorno ma do anche profondità, a Iglesias ho giocato nel 4-3-3 e ho fatto sempre gol»