Il mediano: A Rieti bene grazie a Sogus, un grande
Muravera, il factotum Luca Concas: «Di nuovo in campo per emergenza ma tornerò a fare il vice. Ci meritiamo la salvezza, con Astrea e Cynthia ci giochiamo tanto ma siamo pronti»
Centrocampista, vice-allenatore e ora nuovamente giocatore. Luca Concas si è rimesso le scarpette e ha difeso i colori della maglia del Muravera nella trasferta di Rieti prima della sosta di Pasqua dicendo sì ad una chiamata del tecnico Marco Piras, ad una richiesta della società e ad una volontà degli stessi ex compagni di squadra coi quali ha condiviso l'anno scorso una storica vittoria del campionato di Eccellenza. Il mediano muraverese, classe 1980, spiega cosa l'ha spinto a rivedere la decisione dell'estate scorsa di abbandonare il calcio giocato: «Continuo a pensare che la scelta fosse giusta, la serie D richiede tante energie, io lavoro e quando arrivo al campo ho già speso tante energie e per essere utile alla squadra, fare le due cose da agosto sarebbe stato troppo difficile. Se si nota - osserva Concas - guardando le rose delle altre squadre, i giocatori della mia età hanno fatto quasi tutti i professionisti e possono vivere di rendita. Fortunamente già con il mister Senigagliesi potevo allenarmi coi ragazzi e partecipare con loro alle varie sedute, la medicina migliore per curare l'astinenza da campo. Poi è arrivato Marco Piras in panchina e da diverso tempo mi diceva: "Siamo pochi a centrocampo, tu stai bene, si vede che puoi giocare". Ho sempre respinto questa sua richiesta, perché un conto è la partitina d'allenamento e un conto è giocare una gara ufficiale. Poi la situazione è peggiorata, siamo andati in sofferenza come rosa con gli infortuni di Maccioni e Muratore, nell'emergenza delle squalifiche mi sono sentito costretto a non poter rifiutare e ho detto di sì».
Al di là della sconfitta per 3-1, come è andata la tua partita a Rieti?
«Non giocavo una gara intera da 90' da circa un anno, fu contro il Lanusei alla penultima giornata del campionato scorso di Eccellenza. La mia prestazione è andata bene, ho fatto il mio compito cercando le giocate facili. Purtroppo, come già successo in altre gare, abbiamo sbagliato a non capitalizzare gli episodi a nostro favore e se non sfrutti certe occasioni poi le paghi contro una squadra forte come il Rieti»
In generale accade che la seconda gara dopo il rientro in campo è quella che può creare dei problemi
«La sosta doveva servire per riprendere la condizione, all'inizio della settimana però ho fatto un allenamento tosto e la mattina dopo mi sono alzato col ginocchio un po' infiammato. Mi sto allenando a parte, devo gestire un po' la situazione ma sto bene, perché non mi sono mai fermato, nei giorni che non mi allenavo ho fatto sempre un po' di bici e tennis, sono attivo e il rientro in campo non è stato traumatico. Quando smetti dopo tanti anni di calcio è brutto e il fatto di tornare mi ha dato una bella spinta, ti senti vivo. Ma sono molto realista e so che devo impegnarmi al massimo per dare il mio piccolo contributo, questa è una categoria tosta però ho la fortuna di giocare al fianco di un grande giocatore come Nicola Sogus che facilita tanto le cose. Ora speriamo di riprendere a fare punti periodo dopo un negativo»
Cosa cambia coi giocatori: da compagni a mister e ora di nuovo compagni
«La vera stranezza è stata ad inizio stagione quando sono andato in un altro spogliatoio per cambiarmi e non stavo più a stretto contatto coi compagni, lì ti rendi conto che vivi un cambiamento. Nei rapporti non è cambiato più di tanto, ho sempre cercato di chiacchierare e condividere le cose dell'allenamento nelle parti che devo gestire io, sanno benissimo che sono a disposizione per tutti. Ci stavo bene nel ruolo di collaboratore ma, in questa richiesta del mister, mi è sembrato di trovare di avere anche l'appoggio dei compagni, capiscono che la situazione è di emergenza e che potrei essere utile in piccola parte per dare loro una mano dentro il campo la domenica»
Quanti punti mancano al Muravera, perché la classifica è più brutta delle prestazioni che state sfornando
«Questo è vero. Credo manchino quei 6-7 punti che se avessimo avuto saremmo stati un po' più sereni, ora siamo in piena bagarre e non ci sono concessi più passi falsi. In questa classifica credo abbia un po' influito l'inesperienza, siamo nuovi della categoria e in certe gare ho avuto la sensazione che si avesse paura di vincere, con maggior cattiveria si poteva vincere ad Arzachena e Nuoro, gli smeraldini avevano sempre vinto in casa prima di incontrarci e pareva una trasferta proibitiva per noi ma se avessimo azzeccato meglio i contropiedi potevamo portarci a casa i tre punti, prima del match avremmo firmato per un pareggio, a fine gara siamo andati via col muso per il pareggio. A Nuoro il rammarico è stato ancora maggiore, l'allenatore loro si era dimesso arrabbiato con la squadra per le tante occasioni che abbiamo avuto ma che non siamo riusciti a sfruttare. A Grosseto all'ultimo minuto potevamo pareggiarla anche se loro avevano avuto diverse occasioni mentre con l'Olbia manca all'appello un calcio di rigore su Nurchi quando eravamo sull'1-1 e a 20' dalla fine. Vincendo ti avrebbe cambiato tutto, avresti avuto il morale più alto e maggiore serenità ma il clou sta arrivando e siamo pronti per affrontarlo»
Dopo Pasqua ci sono le gare con Astrea e Cynthia, in quattro giorni vi giocate molto del finale di stagione
«Assolutamente sì, ma sono ottimista di natura e guardo il lato positivo. Recuperiamo giocatori importanti come Arrus, Vignati e Nurchi, forse qualche infortunato come Tamba e Cappai che ci danno soluzioni in più. Se vinci con l'Astrea possiamo fare anche un salto triplo visti gli impegni delle avversarie (guarda il prossimo turno) ma bisogna essere bravi a non guardare la classifica e non illudersi che sia facile perché poi si rischia di vanificare tutto. Fino all'ultima giornata ci si giocano i piazzamenti per i playout»
Ma si possono evitare i playout?
«Lo spazio c'è per una salvezza diretta ma bisogna essere realisti e pensare subito a distanziare la penultima e cercare poi un piazzamento buono per i playout. Sarà una guerra che si deciderà per uno o due punti, pensare gara per gara sapendo che con Astrea, Cynthia e Budoni sono scontri diretti dove i punti contano il doppio ma che se vuoi salvarti devi anche rosicchiare punti in campi più difficili come quelli di Viterbo, Albalonga e Ostia o ricevendo l'Arzachena. Alcune possono sembrare gare proibitive visti gli organici importanti contro i quali non potresti nemmeno confrontarti ma con cattiveria ed esperienza si può non soccombere»
Hai fatto la serie D col Castiadas che differenze trovi rispetto a questa attuale?
«Non tantissime, anche 5 anni fa c'erano squadre molto organizzate come Aprilia, Bacoli, Viribus Unitis, mi impressionarono giocatori come Amassoka, Gay e Ottobre. Ciò che ho notato di immutato è lo stesso effetto che fa il passaggio dall'Eccellenza alla serie D, c'è un abisso, l'organizzazione è completamente diversa, trovi società blasonate che hanno fatto categorie importanti, stadi imponenti come quelli di Grosseto e Rieti, con spogliatoi da professionisti. Anche nel 2010-11 lavoravo ed ero uno dei pochissimi a farlo, questo è un campionato che non ti permetti di avere altri impegni»
Perfciò l'anno prossimo tornerai a fare il vice e magari con la salvezza in tasca
«Speriamo proprio di sì. Posso sicuramente dire che non farò l'allenatore, richiede un sacco di tempo, in questa categoria è una professione. Il ruolo che ho svolto non mi è dispiaciuto, mi sono divertito e sono rimasto nel gurppo. A Muravera sono a casa mia, farlo da un'altra parte verrebbe molto in salita, speriamo di poterlo svolgere ancora in serie D»
Com'è stato stare al fianco di Stefano Senigagliesi prima e ora di Marco Piras col quale avevi anche giocato tanti anni fa
«Con Senigagliesi sono stato suo giocatore l'anno scorso e quattro anni fa, è un tecnico molto preparato con una sua filosofia di calcio, se un domani dovessi allenare trarrei da lui tanti spunti. Con Marco sono stato compagno, ha un metodo diverso di allenare, mi dicevano che lavorava molto a secco e invece utilizza tanto la palla, cambia sempre gli allenamenti ed è molto divertente anche con lui. Lo conoscevo già ed è rimasta la stessa persona corretta, leale e sincera con la quale mantenere un rapporto che va anche al di là del calcio. Si merita e ci meritiamo la salvezza ma se la merita anche il presidente Giampaolo Aresu, persona corretta come pochi nel mondo del calcio, soffre con noi e si impegna tantissimo, per lui è diventata una questione di famiglia, personale, ci piacerebbe dargli questa grande soddisfazione perché mantenere una categoria così importante è davvero difficile»