Il tecnico: «Coerente con le mie idee»
Piras: «L'addio al San Biagio è stato inevitabile»
L'addio di Nicola Piras al San Biagio Villasor è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno: il tecnico ha infatti rassegnato le dimissioni all'indomani della sconfitta esterna rimediata contro il Gonnosfanadiga, con la squadra che in quel momento occupava quota 32 punti, a sei lunghezze dalla seconda posizione.
Quello disputato dai ragazzi allenati da Piras è stato un ottimo campionato, soprattutto se si confronta con la scorsa stagione, concluso con la salvezza centrata all'ultima giornata; da allora, l'organico è rimasto sostanzialmente invariato, ma il gruppo è riuscito a dare segnali importantissimi sul piano della personalità e della maturità, come dimostra, appunto, la classifica maturata in queste 19 giornate.
Nicola, nessuno si aspettava che la tua avventura con il San Biagio si concludesse così presto e in questo modo, considerando i risultati che la squadra stava raggiungendo. Cosa è successo?
«Se devo essere sincero non ho ancora capito bene nemmeno io cosa è successo; ho preso la decisione di lasciare la squadra perchè non riuscivo più a dare il massimo, ho cercato di tener duro il più possibile ma non ho potuto fare diversamente, non c'erano più le condizioni per poter lavorare, purtroppo; mi dispiace tantissimo».
Come e quando è maturata questa tua difficilissima scelta?
«Il martedì dopo la partita contro il Gonnosfanadiga mi sono recato al campo come al solito per dirigere la seduta ma ho capito che l'addio sarebbe stato inevitabile.
Mi è dispiaciuto tantissimo perchè tenevo molto ai ragazzi e alla squadra, ma probabilmente non è stato sufficiente».
Quando un'avventura giunge al capolinea, come è il tuo caso, arriva il momento di tirare le somme.
«La società del San Biagio Villasor mi ha dato la possibilità di allenare e di farmi conoscere in questo ambiente, non posso che esprimere loro tutta la mia gratitudine.
Peccato per la conclusione, che mi lascia un po' di amaro in bocca: io sono una persona abbastanza ambiziosa, che punta sempre a raggiungere il massimo, mi piace lavorare e impegnarmi al cento per cento.
L'obbiettivo minimo che mi ero prefissato, d'accordo con la società, era quello di ottenere la salvezza, anche se con l'innesto di qualche elemento in rosa avremmo potuto toglierci qualche bella soddisfazione; in un certo senso speravo in qualche nuovo arrivo, perchè ci avrebbe aiutato moltissimo, soprattutto in attacco dopo la partenza di Stefano Urrai.
Ci siamo trovati un po' a corto di uomini sia nel reparto avanzato quindi e sia in difesa, con diversi infortunati, come ad esempio Samuele Matta, indisponibile per pubalgia: per rimediare all'emergenza son dovuto scendere in campo io in alcune partite, non si poteva fare molto di più, onestamente.
Mi dispiace perchè nonostante tutto l'ambiente era carico e sull'onda dell'entusiasmo avremmo potuto fare ancora molti punti; evidentemente i miei obbiettivi non coincidevano con quelli della società, ma la mia è solo una supposizione ovviamente.
Questa esperienza mi ha permesso di maturare sul piano dell'esperienza e di conoscere persone nuove: ho avuto diversi attestati di stima da parte di allenatori e giocatori che appena hanno appreso la notizia mi sono stati vicini».
Ti aspettavi un finale di questo tipo?
«Non posso dire che non me l'aspettassi, ma il peggio comunque sia mi sembrava alle spalle: i problemi che c'erano con la società sembravano superati, ma se uno viene portato a rassegnare le dimissioni, pur lavorando bene, mi immagino cosa possa capitare quando non si ottengono i risultati.
Mi auguro per il proseguo che ci siano altre possibilità, perchè ci tengo ad allenare, mi piace davvero tantissimo e vorrei conquistare su questa strada: dopo aver salvato il San Biagio all'ultima giornata, con una squadra che probabilmente non era all'altezza per la Seconda Categoria, cosa che per altro ho sempre sostenuto apertamente, siamo riusciti quest'anno a disputare un campionato tutto sommato tranquillo, contando in pratica sulla stessa rosa, se si esclude qualche innesto.
Avere un bottino di trentadue punti alla terza di ritorno mi sembra un buon risultato, frutto di un grandissimo lavoro, in cui stavamo coinvolgendo anche diversi ragazzi della Juniores».
Pensi che le sconfitte incassate contro Tratalias e Gonnosfanadiga abbiano definitivamente compromesso il tuo rapporto con la società? Quali sono state le cause di quei due passaggi a vuoto?
«Io ho chiuso il 2012 con due belle vittorie, contro San Sperate e Real Porto Pino, una partita molto difficile contro un'ottima squadra, che siamo riusciti a superare esprimendoci anche piuttosto bene.
Il match in trasferta contro il Tratalias è stato decisamente rocambolesco: abbiamo subito due gol in pieno tempo di recupero, dopo che avevamo sfiorato il gol del vantaggio. E' stata una partita bellissima, dove abbiamo tenuto bene il campo nonostante fossimo largamente rimaneggiati.
La settimana successiva abbiamo vinto contro la Monreale in casa, poi è arrivata la sconfitta di Gonnos che secondo me è immeritata per come è maturata, ma ci poteva stare, soprattutto se teniamo conto che il nostro obbiettivo era comunque la salvezza, non mi sembrava particolarmente drammatica».
Hai qualche rammarico particolare? C'è qualcosa che avresti voluto organizzare diversamente, magari già dal precampionato?
«C'è sempre tanto da migliorare, sia da parte mia e sia da parte della società; io ho provato a esprimere le mie opinioni, basandomi sulle esperienze che ho avuto sino a questo momento, ma evidentemente hanno altri obbiettivi, io non lo so.
A dicembre avevo chiesto un attaccante, stavamo visionando un ragazzo, che avrebbe partecipato al nostro progetto in maniera gratuita come tutti gli altri del resto, ma alla fine non se n'è fatto niente: penso che con un giocatore del genere avremmo potuto fare un ottimo girone di ritorno.
Secondo me il San Biagio ha le potenzialità per raggiungere i 52 punti, penso li avremmo ottenuti tranquillamente».
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
«Mi ha lasciato sicuramente tantissimo, sia dal punto di vista umano che da quello tecnico e tattico: ogni anno si imparano cose nuove, che vanno ad aumentare il bagaglio che ognuno poi si porta appresso.
Le pagine negative in questo senso sono molto più importanti delle positive; sicuramente d'ora in poi ragionerò in un altro modo: come ti ho detto più volte, io credo molto nella forza del collettivo, cerco di dare spazio sempre a tutti i ragazzi, senza escludere nessuno; questa è stata la forza del San Biagio quest'anno, perchè tutti venivano al campo ad allenarsi con la consapevolezza di essere realmente importanti per la squadra.
Quest'anno ho avuto modo di lavorare più tranquillamente in questo senso, a differenza della passata stagione in cui dovevamo per forza di cose racimolare punti per la salvezza e la formazione che scendeva in campo era in un certo senso obbligata.
Ho avuto la fortuna di allenare un gruppo di ragazzi splendido, anche se magari qualcuno ha avuto da ridire in qualche occasione; l'80% dei ragazzi comunque era soddisfatto del modo in cui lavoravamo, è normale che qualcuno scontento ci sia.
Spero di migliorare in futuro, nella cura dei particolari e nella gestione delle situazioni più difficili, a cominciare magari dai rapporti con la dirigenza, anche se io metto sempre le carte in tavola sin dall'inizio: pretendo il rispetto per il mio lavoro e per le mie idee, perchè una cosa che ho sempre detto, da giocatore prima e da allenatore poi, è che la coerenza viene prima di tutto; non mi piace scendere a compromessi soltanto per avere una panchina e una squadra da allenare, sarebbe una sconfitta troppo grossa per me, io presento il mio progetto, poi sta alla società decidere.
Per quanto mi riguarda, quest'anno e mezzo passato alla San Biagio presenta moltissimi aspetti positivi, non sono dispiaciuto più di tanto perchè il lavoro che mi ero promesso di svolgere l'ho fatto».
Pensi che sia una sconfitta l'aver abbandonato il San Biagio?
«No, perchè comunque me ne sono andato con grande coerenza; sarebbe stata una sconfitta rimanere alla guida tecnica della squadra dovendo rinunciare alle mie convinzioni.
Non è semplice per me analizzare la situazione, ancora oggi ci sono un sacco di domande a cui non riesco a rispondere, soprattutto perchè stavamo andando abbastanza bene».
Pensi che quel 20% di ragazzi scontenti abbia influito ad incrinare i rapporti tra te e la società?
«Forse si, anche se penso sia impossibile che un allenatore possa piacere a tutti; l'allenatore è costantemente esposto alla critica, fa parte del mestiere.
Penso comunque che la stragrande maggioranza dei ragazzi fosse in sintonia con me, e i risultati parlano chiaro in questo senso.
Quest'anno siamo scesi in campo con grande determinazione, mi piaceva la fame con cui abbiamo strappato punti pesantissimi in partite difficili; sicuramente il carattere della squadra è cresciuto esponenzialmente, la considero una mia vittoria, uno dei frutti più belli raccolti nel percorso che avevo intrapreso con il gruppo nella sua totalità, che ringrazio per la professionalità con cui si sono messi a disposizione.
Mi dispiace non essere arrivato sino alla fine, posso soltanto augurare a Valdes, il nuovo tecnico, di fare bene, così come gli ho detto in privato; è giusto che anche lui si prenda le sue soddisfazioni.
Ci tengo a ringraziare tutti i ragazzi, e in particolare i giocatori che venivano da fuori, perchè hanno fatto un grandissimo sacrificio; si sono sempre dimostrati persone serie e corrette, che hanno partecipato con grande entusiasmo a questo progetto».
Cosa ti manca di più in questi giorni in cui hai dovuto forzatamente interrompere il tuo lavoro in campo?
«Mi manca il calcio in generale, a partire dagli allenamenti: sono una persona che appena stacca con il lavoro si concentra immediatamente sugli aspetti legati al campo, il calcio è la mia proprità; penso sempre a come migliorare le sedute, a come crescere nei singoli dettagli.
Per ora le domeniche le sto trascorrendo abbastanza serenamente, un po' di relax non fa male, serve tempo perchè la ferita è ancora aperta; son sicuro che tra quindici giorni però la situazione sarà completamente opposta; ho intenzione di andare a vedere tantissime partite di calcio regionale in generale nell'immediato futuro e perchè no, sarebbe fantastico trovare il tempo per andare a seguire qualche allenamento, per capire come lavorano le altre squadre; mi piace confrontarmi con gli altri allenatori, penso sia molto importante.
Mi auguro di avere qualche proposta per l'anno prossimo perchè mi piacerebbe davvero tanto continuare ad allenare, anche se mi sento ancora decisamente bene sul piano fisico e non escludo l'idea di giocare; delle due ovviamente preferisco la prima, ma non mi precludo nessuna opportunità».