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Paolo Busanca, allenatore, Samassi
«L'equilibrio e la continuità di risultati hanno fatto la differenza, il Carbonia merita un applauso»

Samassi, un'annata d'oro che vale l'Eccellenza, Busanca: «Sempre stati consapevoli della nostra forza, ma non ci siamo mai nascosti come invece hanno fatto gli altri»

Il Samassi si è avventato sulla vittoria finale del campionato come una bestia feroce che sente forte l'odore della preda inseguita tanto a lungo: il 7 a 3 rifilato alla San Marco nell'ultima, decisiva uscita è un dato che rende perfettamente l'idea sulla voglia e la determinazione messe in mostra, senza soluzione di continuità nell'arco della stagione, dalla corazzata guidata da Busanca, grande artefice dell'approdo in Eccellenza del club del presidente Francesco Setzu, che dopo tre anni di purgatorio torna, passando dalla porta principale, a calcare il palcoscenico calcistico più prestigioso dell'isola. Battere la concorrenza di due rivali fortissime come Carbonia e Guspini Terralba non è stato per nulla facile, ma i bianco-celesti hanno saputo tradurre sul campo, a colpi di prestazioni ottime, la netta superiorità derivata, in primo luogo, da un organico di primissimo livello, che vanta tanti interpreti di eccezione, partendo dal bomber Cristian Cacciuto, capocannoniere del girone, passando per il talento e l'esperienza di Melis, Atzeni e Dessì sino ad arrivare alla freschezza del giovane Emmanuel Serpi.

«Volevamo chiudere il discorso, evitando di trascinarcelo appresso nelle ultime uscite – ammette Busanca -. Alla vigilia c'era un pizzico di emozione, come è normale, ma nessun assillo. Domenica mi sono accorto subito che la squadra aveva la concentrazione giusta per mettere le mani sul titolo senza aspettare gli altri risultati». La partita si è messa subito in discesa. «Abbiamo sbloccato il punteggio nei primi minuti, la grande qualità dei miei giocatori ha fatto il resto».

Spesso e volentieri, a vincere è la squadra più forte: il Samassi in questo senso ha confermato in pieno la regola. «Non mi voglio nascondere, siamo partiti con i favori del pronostico ed eravamo ben consapevoli del nostro valore, una cosa che peraltro ho rimarcato sempre nelle varie interviste, sfido chiunque a dire il contrario. Ho preferito concentrarmi sui miei piuttosto che ficcare il naso in casa d'altri, è anche vero che qualcuno ha cercato di mascherare i propri obbiettivi, ma i fatti hanno confermato che c'erano altre squadre, decisamente molto forti, in grado di poter competere per il salto di categoria. Proprio partendo da queste premesse, posso concludere che siamo stati più bravi degli altri, se no non saremo riusciti ad ottenere questi traguardi».

Tra i fattori decisivi, spicca la continuità di risultati mantenuta da Pillittu e soci, soprattutto nel girone di ritorno. «La tranquillità con cui affronti le gare è la conseguenza diretta della bravura dei giocatori e della serenità che si respira nell'ambiente; per non sbagliare devi conservare l'equilibrio in ogni situazione. E' importante ripartire subito dopo i passi falsi: i quattro gol presi dall'Arbus nella prima di ritorno avrebbero potuto destabilizzarci, forse un altro gruppo non avrebbe reagito così, ma noi invece siamo rimasti calmi e sereni e proprio da li siamo ripartiti con convinzione ancora maggiore».

Nonostante una rosa di primissimo livello, le difficoltà per il tecnico non sono mancate di certo. «Non è mai facile trovarti ad inizio anno con undici giocatori nuovi in gruppo; non si tratta sicuramente di una gita di piacere, dare un'identità ben precisa ad una squadra, in tempi anche piuttosto rapidi, è un compito delicato e complesso; c'è stato bisogno di un pizzico di sacrificio in più rispetto magari a tutte quelle realtà che potevano già contare su una buona amalgama. Per fortuna potevo contare su degli uomini maturi oltre che su degli ottimi calciatori, che vantano esperienze importanti in diverse categorie superiori: con queste premesse diventa tutto più semplice. Lo ribadisco ancora una volta: io ho cercato semplicemente di trasmettere serenità ai miei; qualcun altro, non voglio fare nomi, non è riuscito a fare altrettanto ma pensava troppo ai nostri affari».

La stagione è stata griffata dalle reti di Cristian Cacciuto, capocannoniere assoluto del torneo e punta di diamante nello scacchiere dell'allenatore. «Ci ha dato una grossissima mano segnando 25 gol, che sono davvero tanti. Ha avuto qualche piccolo contrattempo legato alla condizione atletica in avvio, ma poi è andato tutto decisamente nel verso giusto, ma anche gli altri si sono espressi piuttosto bene». Chiudere con il miglior attacco e la miglior difesa sarebbe un motivo d'orgoglio in più. «Ci teniamo anche a non perdere nelle ultime due uscite, proveremo a raccogliere quante più soddisfazioni possibili».

Se il Samassi è stata la squadra più forte, il Carbonia è stata sicuramente la sorpresa più bella del campionato. «Una squadra giovane, forte, ben allenata, composta da giocatori che cresceranno ancora moltissimo nel futuro prossimo. Un ambiente che fa dell'entusiasmo e dell'allegria una delle sue caratteristiche principali. Quando li abbiamo affrontati in casa loro c'era lo stadio pieno, nella sfida di ritorno, ugualmente, si sono presentati accompagnati da un buon seguito».
Il discorso in questo senso, per la capolista, è diametralmente diverso. «Le gradinate sono quasi sempre state desolatamente vuote, il paese non ha risposto come ci si aspettava, magari meritavamo una considerazione diversa, ma è un problema che non riguarda solo il Samassi».
L'importante, per il momento, è che il club abbia ritrovato l'Eccellenza: per il tecnico si tratta di una gioia tutta particolare. «Ho un rapporto profondo con questa società, negli anni precedenti sono stato ingaggiato a stagione in corso e son sempre riuscito a ottenere buoni risultati. Il rammarico più grande era legato all'ultima salvezza ottenuta, ma poi il club non si era iscritto al campionato; con questa vittoria però mi sono tolto la soddisfazione di riportarli in alto».
Per il futuro, Busanca si vede ancora sulla panchina dei campidanesi. «Non c'è nulla di definito, ma sono fiducioso: quando sarà il momento ci siederemo attorno ad un tavolo per valutare le ambizioni mie e dei dirigenti, con la solita serenità». Poi aggiunge. «Io qui sto benissimo, è ovvio che a me piacerebbe continuare. Vedremo cosa accadrà».

In una stagione praticamente perfetta, resta il piccolo rimpianto per non essere riusciti a centrare l'altro obbiettivo, quello della Coppa Italia, che sembrava sicuramente alla portata. «Ci avrebbe fatto piacere andare avanti anche in quella competizione, ma eravamo consapevoli che comunque avremmo tolto energie importati al campionato; siamo pur sempre dei dilettanti e giocare tre volte a settimana è dispendioso. La priorità era centrare il salto di categoria, dopo l'eliminazione ci siamo dunque concentrati su quello che ci interessava di più».
Un successo che va ovviamente esteso a tutte le componenti che l'hanno reso possibile. «Ci tengo a ringraziare chi mi ha affiancato in questa galoppata, a partire dal preparatore dei portieri, Stefano Urracci, e tutto il mio staff. Una menzione particolare va al direttore sportivo Sabiu: ha tribolato molto per costruire l'organico durante l'estate, riceveva molte risposte positive che nel giro di 24 ore però si trasformavano incredibilmente in rifiuti, anche da parte di chi in un primo momento aveva dato il proprio assenso per la riconferma, preferendo poi andare a cercare gloria chissà da quale altra parte». L'ultimo pensiero è proprio per il presidente Setzu. «Davvero un punto di riferimento per noi, non ha mai fatto mancare nulla ne alla squadra ne al sottoscritto».
Immancabile la dedica alla famiglia. «A mia moglie, e ai miei figli, Enrico ed Antonio, che mi sopportano e mi supportano in tutto».
 

In questo articolo
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2016/2017
Tags:
Promozione
Girone A