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Scotto morde il freno: «Stare fermo fa male, a Olbia non hanno avuto pazienza ma conservo un bel rapporto con dirigenti e tifosi»
«Studio per migliorare e vedo tecnici impauriti»

Scotto morde il freno: «Stare fermo fa male, a Olbia non hanno avuto pazienza ma conservo un bel rapporto con dirigenti e tifosi»

Uno abituato a stare ore e ore sul campo a fare calcio, a migliorarsi e migliorare i giocatori, a dare un'impronta alle proprie squadre con applicazione e sudore se improvvisamente sta fermo è come se l'avessero incatenato. Pierluigi Scotto non vede l'ora di riprendere in mano un gruppo, programmare e recuperare un cammino da tecnico improvvisamente interrottosi lo scorso 28 ottobre quando la dirigenza dell'Olbia scelse la strada dell'esonero per richiamare in panchina Oberdan Biagioni, l'allenatore che nella scorsa stagione portò i bianchi nei playoff. Ma l'ex mister del Latte Dolce, in questi mesi, non è rimasto certo a oziare e ha visto calcio in ogni categoria. «Ho studiato e mi sono aggiornato - dice l'allenatore sassarese - sono andato in giro per la Sardegna e anche nella Penisola. Sono sempre più convinto che si debba lavorare meglio sul gioco, ci sono troppi allenatori preoccupati dei tre punti perché alla prima sconfitta sanno di essere già in discussione».

 

Scotto è stato 6 anni al Latte Dolce prima di andare a OlbiaCome si sta fermo senza squadra e senza allenamenti?

«Si sta male specie per uno come me chi si dedica anima e corpo al calcio ma, soprattutto, per come è maturato il mio stare fermo. In serie D e in Eccellenza vedo che non c'è pazienza e si manca di coraggio, gli allenatori prendono pochi rischi, i talenti ci sono e si può fare bel gioco dando però all'allenatore la possibilità di lavorare»

Quando l'ha avuta quella possibilità Scotto ha potuto dimostrare il suo valore

«A me piace sempre il bel gioco ma non sono con l'anello al naso, se c'è da speculare per vincere la gara in certi momenti si può anche fare ma bisogna avere un'identità di gioco, una grande intensità e molto possesso palla. Chi mi ha seguito 5 anni fa, il giorno che col Latte Dolce perdemmo la finale di Coppa Italia di Promozione contro il Pula dissi che in noi c'era prospettiva, infatti non siamo arrivati poi in serie D per caso ma con un calcio propositivo. Posso dire che anche all'Olbia ero sulla strada giusta, resto convinto che la squadra avrebbe fatto benissimo, eravamo a 4 punti dall'Aprilia terzo in classifica e in casa avevamo fatto tre vittorie e un pari. Non c'è stata la pazienza giusta ma conservo un bel rapporto con i dirigenti e la piazza di Olbia»

Un esonero che fa ancora male ma mai Scotto si è lasciato andare in polemica con la sua ex società 

«Perché sono stato bene a Olbia, dal ritiro di Arona fino all'ultimo allenamento che ho diretto. E ho comunque mantenuto un bel rapporto con tutti, dirigenti e tifosi. Ero e sono sempre convinto di aver costruito, insieme con la società, una squadra di talento con tanti sardi bravi come Steri, Mastinu, Oggiano, Molino, Pinna, Delrio, un gruppo che aveva futuro e, con la programmazione, avrebbe potuto ottenere grossi risultati in virtù anche del gioco che stava esprimendo»

Che campionati ha seguito in questi mesi?

«Ho seguito la Lega Pro, un campionto rigido, e la Torres che sta pensando di fare quei punticini che ancora mancano alla salvezza. Poi ho visto gare di serie D ed Eccellenza dove ho notato un tatticismo esasperato, tutti i giocatori dietro la linea della palla. In queste categorie a dicembre si fanno sempre più danni grossi e, senza programmazione, non vai lontano. Ci sono società che non possono permettersi di portare avanti un campionato e sbancano, vedi il Porto Torres l'anno scorso e quest'anno, oppure l'Anzio e il Terracina ma anche il Sanluri che poi falsano i campionati»

L'Olbia ha appena agguantato il quinto posto, può centrare i playoff?

«L'Olbia è, per budget e valore tecnico, nella posizione che più le compete. Nonostante abbia cambiato tanto sono arrivati giocatori di valore, a Biagioni gli è stata data la possibilità di sbagliare e la società ha fatto bene a tenerlo e credere in lui, ora infatti ci sono i risultati. Sono convinto che se anche con me avessero avuto pazienza saremmo potuti stare in quella stessa posizione se non fare meglio»

La Nuorese con il ritorno di Mariotti in panchina ha cambiato passo?

«Per me i barbaricini sono, dopo Lupa Castelli e Viterbese, una delle più importanti squadre del campionato. Ha due centrocampisti di grande valore come Alessandrì e Bianchi, un attaccante come Cappai che l'anno scorso si era guadagnato la Lega Pro dopo l'ottimo campionato ad Arzachena, il portiere Deliperi è tra i migliori in D, Pusceddu e Bonu sono giovani bravi. Ripeto, come valori tecnici la Nuorese non è inferiore a nessuno, poi Mariotti l'ho conosciuto ed è una persona in gamba e preparata che sa di allenare una squadra importante»

Ma in questa lotta playoff c'è spazio solo per una tra Olbia e Nuorese?

«Credo che lo spazio ci sia per tutt'e due. Come forza e organico meritano entrambe di disputare i playoff. Il Fondi è stato ricostruito a gennaio e ora sta subendo qualche battuta a vuoto, il San Cesareo ha solo sette grandi e una rosa povera che può pagare nel finale di campionato. Ritengo invece l'Aprilia la vera sorpresa perché è una squadra molto giovane, con tanti giocatori della Berretti dello scorso anno guidati da Mauro Fattori, attuale allenatore in serie D. Giocano con un difensore centrale del '97 e il play basso del '96, non a caso è in testa alla classifica "giovani D valore"»

L'Arzachena è virtualmente salva, stupisce questo risultato considerando il ritardo nel programmare la stagione dopo il ripescaggio?

«Potrebbe ancora raggiungere qualcosa in più della salvezza ma così la sua stagione diventerebbe straordinaria. Non mi stupisce affatto la loro classifica, è una squadra quadrata con giocatori esperti come Manzini, Branicki, Schioppa, Rossi, Bonacquisti, Cicino. Ad Arzachena c'è un gran direttore sportivo come Antonello Zucchi che ogni anno costruisce belle squadre, Giorico è un allenatore di valore. Ecco, mi piacerebbe che potessero programmare partendo dal buon lavoro fatto quest'anno, senza stravolgere l'organico, per costruire una squadra più importante anche se la serie D, per una piazza come Arzachena, è l'ideale»

Il Budoni in casa fatica e fuori vince ma si salverà

«Perché annovera due attaccanti con un'intesa mai vista in altre coppie di bomber. L'anima però è Meloni, un giocatore universale, il prototipo del calciatore moderno che attacca e sa difendere; in porta hanno poi preso Manis, ti dà esperienza e punti ed è un ragazzo in gamba che sa fare gruppo. In tutto questo c'è il bel lavoro di Cerbone che è un gran allenatore»

Il Selargius ce la farà a conquistare i playout?

«È una squadra con tanti giovani di talento ma, come tutti i giovani, hanno alti e bassi paurosi perciò avrebbero dovuto essere accompagnati da qualche giocatore più esperto. Non so neanche se al posto di Zeman un altro avesse potuto fare di più ma mi dispiace che ci sia troppa voglia di prendere allenatori non sardi. Il Selargius purtroppo rischia di franare a livello societario, la nuova dirigenza si porta appresso vecchi debiti di gestioni precedenti, per me non meritava di stare in D per il passato economico e mi sembra anche chiaro che, se una società va a fare mercato con soldi che non ha, inevitabilmente sta falsando il campionato»

Il Latte Dolce dell'anno scorso sarebbe in questo campionato salvo sicuro, c'è il rammarico per esservi trovati in una stagione sbagliata?

«La mia ex squadra avrebbe ottenuto quest'anno un grande risultato. Gli è stata tolta ingiustamente la categoria che, per oculatezza nella gestione societaria e per il settore giovanile, meritava di conservare. E poi giocava un gran calcio perché non è un caso se ha battuto squadre come Lupa Roma, Terracina, Fondi e Olbia, a 43 punti meritava di salvarsi. Ma tanti giochi strani fatti nel finale di campionato mi lasciano ancora un rammarico enorme»

La serie D quest'anno ha un livello più basso del preventivato nonostante sia diventata la quarta serie del calcio

«Questo fatto non se la aspettava nessuno, la serie D ma anche l'Eccellenza sono calati in modo strano. Questo perché, in diversi casi, ci si allena tre volte e non è sufficiente, un amatore si allena di più di quelle 4 o 5 ore settimanali. Bisogna che i giocatori rinuncino a certi ingaggi e che le società paghino con puntualità. Poi la salute del calcio dilettantisco passa per una maggior professionalità di tecnici e dirigenti, si gioca troppo sulle seconde palle e sulla fase di non possesso»

Nell'Eccellenza sarda c'è il testa a testa tra Muravera e Castiadas per la vittoria del campionato

«Ho appena visto Ploaghe-San Teodoro oltre a tutte le squadre di alta classifica. Per me si equivalgono tutte le squadre che sono nelle prime posizioni, pensavo anzi che il Ploaghe avesse qualcosa in più per esperienza vista la presenza di 7-8 giocatori che hanno giocato in altre categorie come Pulina, Piredda, Garau, Cherchi, Carboni, Falchi, Mattiello e lo stesso Olmetto che ha giocato in serie D come fuoriquota. Avrebbero potuto fare qualcosina in più ma stanno facendo benissimo tenendo apertissimi i giochi per la serie D»

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2014/2015
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Sardegna
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