Il regista ha giocato coi granata per 7 stagioni
Simone Farci, è forte il richiamo del Selargius: «Sono tornato casa, ci salveremo. L'addio al Monastir? Deluso per l'aspetto umano»
Dopo un anno e mezzo torna a casa. Simone Farci è di nuovo un giocatore del Selargius, riannodando i fili di un'unione che si erano spezzati nell'estate del 2014 quando il regista classe 1985 aveva lasciato i granata e la serie D faticosamente mantenuta nel drammatico spareggio playout in casa del Latte Dolce. Prima aveva detto sì al Castiadas, poi a dicembre di un anno fa aveva fatto un'ulteriore discesa in Promozione con il Monastir che ha aiutato però a trovare uno storico accesso in Eccellenza vincendo la finale playoff. L'addio fulmineo e inattesto dalla Kosmoto l'aveva rimesso per una settimana sul mercato, alcune richieste erano fioccate (il Guspini su tutte) ma quella del Selargius era accompagnata dal fascino dell'antico amore. «Sono contento, torno a casa mia, in una società che mi ha dato tanto e alla quale ho dato tanto. Ho ritrovato pochi compagni di squadra che c'erano due anni fa ma ho rivisto con piacere dirigenti coi quali ho condiviso tanti anni al Selargius. Mi voleva anche il Guspini, sono stati gentilissimi ad aspettare, ma la soluzione Selargius per il lavoro e famiglia e l'ideale. Così riprendo la bicicletta per arrivare al campo».
Simone Farci ha giocato sette campionati con i granata, ottenendo la promozione in serie D alla seconda stagione quando nel 2008-09, con il mister Virgilio Perra, la squadra aveva stupito tutti nelle finali regionali e nazionali dei playoff di Eccellenza non subendo mai un gol. L'anno dopo subito centrati i playoff e poi una serie di salvezze sudate, a volte all'ultima giornata o in due occasioni negli spareggi contro il Budoni e Latte Dolce, entrambi vinti. Ora ritrova il suo vecchio club in Eccellenza, retrocesso lo scorso anno senza giocare i playout e in affanno in classifica dopo una partenza complicata senza vittorie per dieci giornate. «Ho fatto due allenamenti, siamo penultimi ma mi piace lo spirito che c'è nello spogliatoio - dice Farci - Non c'è aria di sconforto, bensì entusiasmo, si sta lavorando bene e sono sicuro che centreremo la salvezza, sarebbe una piccola impresa che per me vorrebbe dire tantissimo. La fascia di capitano? Resta al braccio di Callai». I sette punti conquistati in tre giornate hanno risollevato la truppa guidata da mister Pier Paolo Piras che, però, domenica scorsa è incappata in una nuova sconfitta sul campo della vice-capolista Latte Dolce. Farci farà domenica il nuovo esordio al "Virgilio Porcu" contro il Tonara in uno scontro diretto per la salvezza che vedrà dall'altra parte due ex importanti - seppur fugaci - come Peppe Atzori e Cristian Sanna. «Ma soprattutto - aggiunge il 30enne ex Primavera del Cagliari - ritrovo sulla panchina deel Tonara Lello Floris che è stato il vice di Vincenzo Fadda nel Selargius oltre che allenatore della Juniores. Prima di firmare c'eravamo sentiti e gli avevo detto: "Vuoi vedere che il caso mi porterà a giocare contro di te?" Il Tonara è un'ottima squadra, li avevo visti molte bene allo spareggio dello scorso maggio, si sono anche rinforzati con l'arrivo di Fabio Cocco. È una partita da non sbagliare assolutamente».
Col Selargius Simone Farci sarà animato da sete di rivincita dopo il brusco addio dal Monastir: «Non me l'aspettavo, avevo fatto l'allenamento del martedì e sono stato avvisato per sms a cena, nessun dirigente ho sentito né prima e né dopo. Mi è dispiaciuto per l'aspetto umano, anche questo fa parte del calcio ed è tutta esperienza». Il regista spiega le motivazioni che ha ricevuto per il "taglio": «Perché guadagnavo troppo rispetto a quanto stessi rendendo. Dopo una buona partenza stavamo andando male, alcune sconfitte di fila credo dipendessero dall'assenza di 4 o 5 giocatori importanti e non dal rendimento di un singolo. Evidentemente pago il fatto di non essere riuscito a segnare i 20 gol per vincere il campionato. Sinceramente non so cosa si aspettassero da me, ci mancava Fanni, il nostro bomber, ed è come se l'Atletico Uri non avesse Borrotzu o il San Teodoro Ibba o Sias. Il problema era di squadra non di singoli, io ho dato il massimo impegno, anche da infortunato mi sono sempre presentato al campo e fatto l'allenamento». Perciò niente da rimproverarsi nell'esperienza a Monastir: «Mi sono sempre comportato bene, l'anno scorso credo di aver dato una grossa mano per il salto di categoria, magari l'Eccellenza per qualcuno è diventata la serie A. Ripeto, mi dispiace per l'aspetto umano perché sul lato economico ci può stare che si rivedano gli accordi, si può chiacchierare e andare incontro alle esigenze societarie. Tutto sommato è andata bene al Monastir, hanno potuto prendere due giocatori che sono stati determinanti per il ritorno alla vittoria».