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Nicola Manunza, allenatore, Guspini
«L'obiettivo ce lo costruiremo via via, la squadra resterà giovane»

Villasimius, Manunza di slancio: «Scelta giusta che mi dà entusiasmo, libertà d'azione e fiducia dalla società»

C'è curiosità e trepidazione a Villasimius e nel Villasimius che, dopo 13 anni di assenza, si riaffaccia nella serie A del calcio sardo grazie alla vittoria del campionato di Promozione, ancora viva nell'ambiente gialloblù quando è passato poco più di un mese da quel 5-1 alla Verde Isola. Un girone A dominato via via dalla squadra di Prastaro che, alla 20ª giornata, ha raggiunto il massimo distacco sul Castiadas (12 punti), prima di una imprevista e brusca frenata arrivando alla meta con una sola lunghezza di vantaggio. Accantonati i festeggiamenti ed entrati nella programmazione della prossima stagione, la società ha dato una prima e significativa doppia novità con il passaggio di consegne nella carica di presidente da Spartaco Partis a Matteo Lonis, accompagnandolo con la nomina di Nicola Manunza alla guida della matricola al posto di Prastaro (leggi qui).

 

E, mentre i gialloblù lavorano sul fronte conferme e nuovi arrivi, per i quali viene mantenuto ancora un doveroso riserbo, spetta proprio al tecnico ex Guspini parlare del Villasimius che è stato e di quello che diventerà prima in sede di mercato e poi sul campo quando affronterà il difficile campionato di Eccellenza.

«L'idea che mi sono fatto vedendo il loro percorso in Promozione - dice Nicola Manunza - è quella di una squadra forte, che ha trovato grande compattezza in un gruppo formato da tanti argentini, concentrati a fare solo calcio, accompagnati da qualche giocatore navigato come Porcu e Chessa. È stato bravo Prastaro nella costruzione della squadra e poi nell'allenarla per arrivare a vincere, ed è stata brava la società nel supportare un progetto comunque diverso da quello solito che normalmente si vede in Promozione. Una scelta che ha pagato sicuramente, visti i risultati, ma ritengo che ci sarà comunque da cambiare perché parliamo di due categorie profondamente diverse. L'intento è quello di riuscire a portare qualche giocatore sardo in più, perché ne gioverebbe la squadra e la società. Poi è chiaro che di calciatori stranieri, o non sardi, devi comunque averne, perché non c'è tanta scelta e perché Villasimius non è una piazza facilmente raggiungibile se non sei del Cagliaritano o ogliastrino. Il nostro raggio d'azione, però, può allargarsi essendoci una società già attrezzata per accogliere e ospitare i giocatori da fuori. Poi, come feci a Monastir, l'idea è quella di mantenere un'età media della squadra non alta, anche se è chiaro che non si guarda solo alla carta d'identità ma all'entusiasmo e alla voglia di condividere questa avventura. Prenderemo o confermeremo quei giocatori che ritengo siano adatti all'idea che ho del gruppo, non voglio essere più importante dei giocatori ma essere importante per i giocatori».

 

Diverse richieste ma poi il sì, senza tentennamenti, al Villasimius

«Ha inciso principalmente il fatto di avere ricevuto carta bianca per decidere chi allenare e come farlo, in una struttura adeguata per fare calcio avendola a disposizione tutto l'anno. In società mi hanno dato subito un'impressione di grande entusiasmo, col paese che è stato riavvicinato in tutti i sensi anche come presenze al campo. E stanno mostrando fiducia totale nelle mie scelte su chi tenere o meno della rosa dell'anno scorso e su chi vorrei che venga. Questa è stata sicuramente una bella spinta, che comporta avere delle grosse responsabilità ma, almeno, se vai bene o se vai male le scelte fatte sono le mie, senza per questo voler dire che non non sia così anche da altre parti. Se non avessi detto sì al Villasimius c'era comunque tutto il tempo per vagliare altre proposte che fossero eventualmente arrivate, ma ho accettato perché la scelta mi dava entusiasmo e non c'era da aspettare altro: a quelle condizioni era giusto stringere la mano. Poi è chiaro che la categoria ha influito perché era mia volontà tornare in Eccellenza, mi sento più adatto a questo campionato perché è quello che conosco meglio avendolo fatto in questi anni tranne la parentesi di Guspini»

Ecco, ma perché a Guspini la parentesi è risultata molto più breve del preventivato?

«Probabilmente perché non è andata come doveva e ho sbagliato la scelta iniziale. Dal punto di vista personale, coi giocatori andavo d'accordissimo e con la società pure ma non avevo evidentemente quell'entusiasmo per andare sopra i problemi che sono giunti, come ad esempio quelli sull'utilizzo del campo d'allenamento»

Nessun rammarico, visto che l'addio non è giunto in una situazione di crisi di risultati?

«Ho deciso di andare via dopo 4 vittorie e quel lunedì ero convinto di aver finalmente trovato la squadra dal punto di vista della maturità e compattezza. Questo mi faceva ben sperare nel futuro, si stava formando un bel gruppo che stava raggiungendo la massima espressione come spirito di squadra dopo due mesi di lavoro. Ma ora è inutile volgere lo sguardo all'indietro ma davanti, e lì c'è ora il Villasimius»

Avendo ricevuto l'incarico da circa due settimane immagino vi stiate già muovendo 

«Nonostante si possano fare i tesseramenti solo tra poco più di un mese, io do molto valore alla parola data e ricevuta, perciò abbiamo iniziato a muoverci sia per inserire i nuovi tasselli che sul lato delle conferme. C'è ancora tanto da fare»

Per la prima volta un mercato senza avere di fianco un direttore sportivo

«Sì è vero, è un'anomalia perché negli anni a Monastir e per quel poco che ho fatto a Guspini mi sono sempre interfacciato con Matteo Zanda, È una situazione nuova, ti trovi a fare la parte delle scelte e quella del contatto diretto ai giocatori per le condizioni sul piano organizzativo e dei rimborsi economici, poi la chiusura dell'operazione spetta alla società. È faticoso ed impegnativo ma anche bello farlo, con i dirigenti che mi danno una mano. Di questo distacco penso che ne abbia giovato Matteo perché, in genere, in questi mesi di costruzione della squadra ero e sono molto "pesante" e insistente»

Con quale obiettivo da raggiungere il Villasimius si riaffaccia in Eccellenza? 

«Ci stiamo muovendo senza avere un obiettivo preciso, quello lo costruiremo di settimana in settimana. La salvezza è chiaro che deve diventare il nostro traguardo ma mettendoci il meglio per il Villasimius dal punto di vista tecnico e umano. Mi confronto molto con la società e sarà il campionato a dire quanto e se avremo fatto bene o, al contrario, quanto male. Negli ultimi anni abbiamo visto squadre programmare campionati di vertice salvo poi disputare i playout e anche retrocedere. Il Villasimius è una neopromossa che può sfruttare il grande entusiasmo così come pagare anche lo scotto di un'assenza di 13 anni da questo campionato. Ci saranno momenti di assestamento e c'è da rimboccarsi le maniche»

Un anno senza l'Eccellenza ma sempre attento alle dinamiche del campionato

«Dopo aver lasciato il Guspini, da metà novembre ho sempre seguito diverse gare sia di Eccellenza ma anche di Promozione, dalla tribuna o con le dirette streaming o anche dai video nei giorni successivi alla domenica. Il campionato dell'anno scorso è stato di livello alto, l'emblema è nel playout con la composizione delle rose di Lanusei e Sant'Elena. Credo che il prossimo sarà ancora di livello più alto con l'arrivo del Tempio dalla Promozione o dell'Ilva dalla serie D, sperando che il Budoni possa salire con gli spareggi promozione perché, se ciò non dovesse accadere, sarebbe sicuramente la squadra da battere. Non so se, come è capitato con Latte Dolce e Budoni, ci saranno ancora due squadre che possano creare tutto quel margine dal resto del campionato, senza quelle che spesso definiamo "corazzate" ci sarà più equilibrio, il torneo prende interesse e rimane nel vivo fino alla fine. Non saprei ancora chi indicare tra le favorite anche se Tempio, Ilva, Ossese saranno sicure protagoniste, Tharros, Iglesias e Calangianus vorranno attestarsi nei piani alti. In ogni caso la speranza è di vedere diverse squadre competitive, di avere una lotta serrata per vincere o per salvarsi come è capitato lo scorso anno, tranne che per playoff le cui speranze di tenerli in piedi erano finite da dicembre visto l'andamento del duo in vetta»

A tal proposito si dovrebbe rivedere il meccanismo che regola i playoff?

«Non sono d'accordissimo con chi spinge per togliere il limite nel distacco così come è previsto in serie D dove contano solo le posizioni occupate al termine dell'ultima giornata. Ritengo però che possa essere ampliata la forbice dei punti di distacco per il loro annullamento; portandola dagli attuali 8 ad almeno 12 punti, credo che sia un limite accettabile e renderebbe interessante e avvincente il campionato. Poi si può limare qualcos'altro lasciando, per la semifinale, la gara in casa per chi ha la posizione migliore ma, in caso di parità al 90', farla passare in finale senza dover disputare i supplementari. Per i playout, invece, potrebbe essere giusto che resti la forbice dei 7 punti, perché qui ti giochi il mantenimento o la perdita di una categoria mentre chi vince i playoff regionali non ottiene una promozione immediata ma deve fare altre 4 gare di spareggi, magari confrontandosi con rappresentanti di altre regioni che fanno accedere solo la seconda classificata alla fase nazionale»

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2022/2023