Salta il ritorno dell'eroe al Dino Manuzzi
Bisoli, il grande assente di Cesena-Cagliari
All'epoca della “tecnocrazia dell'ordine” Cesena-Cagliari, da queste parti, sarebbe stata la partita più attesa del calendario. Pierpaolo Bisoli, nella piazza che l'aveva esaltato e con il suo Cagliari in fase di addestramento, sarebbe stato il vero protagonista. Lì dove era tecnico, non allenatore. Perché era solito dire «andiamo a lavorare» e non «andiamo a giocare». Sottigliezze che gli sono costate il posto, nel Cagliari e nella serie A, dove è dura trasformare liberi artisti in disciplinati atleti. E dove stona la frase che ha voluto rimarcare due giorni fa: «Non ci può essere un giocatore simbolo, c’è un gruppo di giocatori». Perché il suo Cesena era un gruppo vero, ma non aveva Lazzari, Cossu, Conti... giocatori da serie A e con la bella malattia dell'estro.
Trionfatore a Cesena, perdente a Cagliari - Eppure, mentre molti di voi l'hanno mandato a quel paese più che altro per quei ritardi nel traffico bloccato dai pullman col suo faccione che intasava la via, a Cesena tuttora lo vorrebbero indietro. Cesena penultimo con 12 punti in classifica ma con lo stadio pieno dopo la promozione di Bisoli, che nella città emiliana ha fatto la storia e dagli spalti aveva sentito quel coro che non dimenticherà mai: «Non te ne andare». E invece se n'è andato per una scommessa, poi persa. Magari il suo gioco prima o poi l'avrebbe trovato anche coi rossoblù, ma sacrificando la serenità della squadra non sarebbe comunque andato lontano. Soprattutto per quelle scelte troppo aziendaliste mal digerite: dall'esclusione di Lopez all'aver accettato il ritorno di Acquafresca e il conseguente sacrificio di Jeda, azzerando nel frattempo tutte le gerarchie costituite in anni di successi (il caso Conti-Agostini). Senza parlare della scelta (di chi?) di lasciare in panchina Marchetti. E sul portiere, a distanza di un mese dall'esonero nessun ripensamento. Soprattutto dopo le dichiarazioni dell'11 dicembre in una trasmissione sportiva di Sportitalia: «Il presidente non c'entra nulla – ha dichiarato Bisoli - è stata una decisione tecnica, figlia di una scelta estiva quando seppi che Federico era sul mercato. Il portiere è un ruolo delicato e ho puntato da sempre su Agazzi, anche quando Cellino voleva rimettere a mia disposizione Marchetti. La versione è questa: unica. Non ci sono state imposizioni dall'alto, solo strategia tecnica, sbagliata o giusta che sia». C'è forse la speranza di un ritorno, ma anche questa mossa è difficile da perdonare per chi, da sportivo, si è messo nei panni di Federico Marchetti.
Salta il ritorno dell'eroe al Dino Manuzzi - Magari l'aveva immaginata tra i cori e gli striscioni. Bisoli, la sua gara col Cagliari a Cesena, un grande ritorno da eroe. Ma domenica si limiterà a fare da spettatore e sarà il grande assente della serata al Dino Manuzzi, inondato di successi per due anni di fila. In compenso ci sarà lo scontento ex Biasi (vuole andar via). E in panchina signor Donadoni, che quasi non si sente ma ha rimesso a posto le cose con tre vittorie in quattro giornate. E se dovesse vincere nello stadio che fu di Bisoli, in sole 5 gare supererebbe di un punto il bottino ottenuto dal tecnico di Porretta Terme con più del doppio delle gare a disposizione (12). Da decidere ancora chi sarà il protagonista. Di sicuro non Nenè capace di riportare in Sardegna una tripletta dopo 11 anni e di beccarsi, contemporaneamente, il quarto cartellino giallo della stagione che gli anticipa le vacanze natalizie; forse lo sarà Acquafresca che freme per ottenere quella chance dal 1' ed invertire una stagione che lo ha visto ai margini e non per colpa di Bisoli che su di lui aveva puntato, forse sbagliando, troppo.
Virginia Saba