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Christian Ibba, "el niño" cresciuto a suon di gol
Il capocannoniere trascinatore del Sant'Elia

Christian Ibba, "el niño" cresciuto a suon di gol

Il “bimbo” cresce e non smette mai di segnare, ogni tanto rallenta il suo score ma poi dà un’accelerata importante. Lo sanno bene gli avversari del Sant’Elia quando incontrano Christian “bimbo” Ibba, classe 1983, capocannoniere dell’Eccellenza con 11 gol. Faccia d’angelo ma diavolo in area avversaria con un appellativo che, da portafortuna è diventato poi una scritta indelebile sulla pelle in lingua spagnola (Niño). «Sì è vero l’ho tatuato l’anno scorso, ormai mi chiamano più Bimbo che Christian…». La paternità è di un attaccante doc e risale al 1999. «Me lo mise Paolo Pasini (foto a destra) ai tempi del Sant’Elena – ricorda Ibba –  Successe così: a 16 anni feci i primi allenamenti con la prima squadra e durante la partitella finale i miei compagni Panettieri e Pasini si misero a fare le squadre; Paolo, nel scegliere me tra gli ultimi rimasti, disse: “Vabbè dai, il bimbo me lo prendo io…”. Dal giorno tutti mi chiamarono Bimbo».

Il tuo presidente Cardia è uscito due giorni fa allo scoperto dicendo che vuole vincere il campionato, siete in grado di farlo o ci sono squadre più forti?

«Sì, ho letto la sua intervista. I requisiti per giocarcela fino alla fine li abbiamo, sta a noi essere costanti e pensare di fare bene partita per partita. Non c'è una squadra tanto più forte delle altre; oltre noi, secondo me Nuorese Fertilia e Torres sono le favorite»

Tu poi l’Eccellenza l’hai già vinta a Sanluri due anni fa, ora siete a tre punti dalla capolista Atletico

«Sì è vero, però a Sanluri fu diverso, avevamo ammazzato la classifica già dal girone di andata. Eravamo troppo superiori alle altre»

L’anno scorso con Martinez avete fatto una rincorsa clamorosa e per un punto non avete fatto i playoff. Quest’anno il tecnico ha avuto difficoltà ed è stato esonerato, perché?

«È stata una scelta della società, siamo stati poco costanti con i risultati nelle prime sette partite e quando qualcosa non va bene, purtroppo, i primi a pagare sono spesso gli allenatori»

Con Massimiliano Pani sette punti in tre partite, cosa è cambiato? Tu con lui poi sei stato capocanniere nel 2006 in Eccellenza col Quartu 2000…

«Innanzitutto ha cambiato il nostro modulo, dal 4-3-3 siamo passati al 4-4-2 e, anche se è meno offensivo, abbiamo trovato più facilmente il gol: nove in tre partite. Poi è cambiata l'impostazione degli allenamenti e la preparazione alla gara. Pani conosce benissimo i miei pregi e i miei difetti perché oltre ad essere stato il mio allenatore nel Quartu 2000, tra l'altro gli anni in cui ho reso di più, è stato anche mio compagno di squadra al Sant'Elena»

L’anno scorso venivi da un buon inizio di stagione a Samassi, 7 gol, poi ti sei un po’ fermato mentre è esploso Omar Floris segnando 21 reti: vi pestavate un po’ i piedi?

«Avevamo un modo di giocare diverso, io mi sacrificavo più in fase difensiva e lui ogni palla che toccava faceva gol; ci ha fatto vincere tante partite. Comunque nessuna incompatibilità, basta vedere che Omar ha segnato 16 gol da quando siamo arrivati io, Atzori, Manunza e Bergese. Per quanto mi riguarda, tra un po’ di sfortuna e qualche errorino di troppo alla fine sono arrivato a quota 12, non tantissime reti ma nemmeno male male, dai»

Il Sant’Elia lo scorso anno con Floris ha regalato un capocannoniere al torneo, ora tocca a te?

«Magari! Io ci provo, è l’obiettivo che mi pongo ogni stagione. E sono nella strada giusta...»

Tra i tuoi avversari alla corsa cannonieri c’è un tuo ex compagno, Paolo Piludu, poi Ferreli e Siazzu. Chi temi di più?

«Beh, senza dubbio Piludu, lui è abituato ogni stagione a non andare sotto le 18 reti… Anche Siazzu e Ferreli sono attaccanti temibili che non restano più di una giornata senza far gol»

Già due triplette quest’anno, contro Ghilarza e San Teodoro, così hai eguagliato il tuo record in carriera

«È vero, prima di quest’anno segnai tre gol in una gara in Sant’Elena–Nuova Monreale 4-1 e Quartu 2000–Taloro 4-0»

Il caso particolare è che 10 dei tuoi 11 gol li hai fatti fuori casa. Come mai?

«Non c’è una spiegazione, posso solo dire che in casa, prima trovavamo difficoltà a creare e a far gol. Infatti, tranne che con il Castelsardo (4-0, ndr), non abbiamo mai segnato più di un gol»

Proprio col Castelsardo, due settimane fa, l’unico tuo gol casalingo. Il Muravera è già avvisato?

«Ora che mi sono sbloccato, spero di fare gol ogni domenica anche per i nostri tifosi. Poi che sia contro Muravera, Nuorese o Torres non importa, il mio obiettivo è segnare e vincere. Sempre»

Nella tua carriera sei stato abituato spesso a stare tra i primi nella classifica cannonieri. Che è successo negli ultimi due anni, hai tirato il freno?

«L'anno scorso spendevo molte energie in fase difensiva, sacrificandomi parecchio, anche perché c’era Omar Floris in stato di grazia che ci risolveva tutte le partite toccando solo una palla. A Sanluri ho chiuso l’anno con 18 assist, numero inusuale per una punta, e Gigi Marras fece 25 gol. Poi ero perseguitato dalla sfortuna, ho preso più pali l’anno che in tutta la mia vita, per non parlare dei miracoli che facevano i portieri, sembrava ce l’avessero con me...»

Un attaccante vive per il gol, come affronti il periodo in cui segni? E hai un tuo modo di esultare in particolare?

«Bisogna restare comunque tranquilli. È facile essere sereni quando si fa sempre gol, più difficile quando capita il periodo nero dove non segni nemmeno se hai mille occasioni. Ultimamente, quando faccio gol, simulo di ascoltare musica con delle cuffie. Mi sta portando bene»

Quest’anno hai fatto anche una doppietta al Sant’Elena, la tua ex squadra dove sei cresciuto segnando tanto. In tre anni hai fatto 18, 11 e 17 gol. Si parlava tanto di te, Simone Stocchino e Gigi Pilleri come talenti che meritavano il professionismo. Perché non hai spiccato il volo?

«Al Sant’Elena sono esploso. Il primo anno, da fuori quota, feci 18 gol giocando non tutto il campionato. Si parlava molto di me, Gigi (nella foto in alto con la fascia da capitano, ndr) e Simone, avevamo tantissime richieste anche di squadre professionistiche. Non si è mai fatto nulla, il Sant’Elena voleva troppi soldi per il cartellino. L’unico mio rimpianto è quello di non essere andato alla Primavera del Cagliari, poi magari sarei finito a giocare in C1. Nel 2002 alla Torres, invece, c’era il diesse Luciano Serra che mi seguiva da un po’. Ci sentivamo spesso e sembrava che non ci fossero problemi per il mio tesseramento, poi sono venuto a sapere che il Sant’Elena aveva chiesto una cifra esorbitante per la mia cessione»

Tra gli allenatori che hai avuto chi ti ha dato un qualcosa di particolare?

«Ho imparato tanto, un po’ da tutti. In primis Sergio Fadda, è lui che ha creduto in me, mi ha messo in campo e mi ha insegnato la maggior parte delle cose. Poi anche con Max Pani ho e sto imparando parecchio. È stato un giocatore che ha militato in categorie importanti, faceva il trequartista, quindi chi meglio di lui può consigliarmi e correggermi sui movimenti? Aggiungo anche Virgilio Perra, con lui a Selargius (2007/08, ndr) non ho giocato tutto il campionato ma ho realizzato comunque 19 gol compresi i play off. È un uomo di carattere che lavora molto psicologicamente sul giocatore e ha una mentalità vincente»

Il calcio è bello anche per le amicizie che nascono tra compagni, con chi hai legato di più?

«Escludendo quelli che giocano quest'anno con me, come Nicola Manunza, Beppe Atzori e Giacomo Chessa, sono parecchio legato a Marcello Angheleddu e Fabio Argiolas» Fabio Salis

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2010/2011
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Sardegna
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