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Ferrini in Eccellenza col genio di Dessì: «Ha vinto la squadra più forte. Il mio gol da 60 metri? Se non ci provi...»
Il regista: «Una vittoria qui vale 10 campionati»

Ferrini in Eccellenza col genio di Dessì: «Ha vinto la squadra più forte. Il mio gol da 60 metri? Se non ci provi...»

Cristian Dessì è così, prendere o lasciare. La Ferrini Cagliari l'ha preso, anzi l'ha ripreso due anni fa dopo una decina di stagioni (San Donato Milanese, Villasimius, Sant'Elena, Villacidro, Progetto Sant'Elia e La Palma) e ha vinto il campionato di Promozione. Il regista classe 1981 è stato determinante per lo storico salto di categoria dei rossoblù cerchiati, per l'esperienza, la qualità e il forte carattere, che a volte lo porta a prendere stupidi cartellini - vedi quello rosso col Siliqua all'andata - ma anche a regalare perle incredibili come quella di domenica, sempre agli iglesienti: un tiro da sessanta metri che ha superato il portiere avversario. L'ottavo gol stagionale è servito a conquistare il punto che mancava per la certezza del trionfo, un'esecuzione che è puro istinto e genialità. «Io guardo sempre la posizione che assume il portiere durante la gara - dice Dessì riferendosi al gol di domenica - stando in mezzo al campo e fronte alla porta avversaria vedi tutto. Ad un tiro così ci avevo pensato già nell'azione prima ma avendo stoppato male la palla l'ho poi appoggiata ad un compagno». La palla seguente era invece quella buona per la grande prodezza: «Ho provato a calciare sapendo che potevo fare una figuraccia ma quando è partita la palla ho capito che poteva essere buona, il timore era solo sul rimbalzo, poteva scavalcare la traversa e invece è finita dentro. Una bella soddisfazione e una grande esultanza perché, al di là di tutto, era un gol importante». 

 

È il più bel gol di quest'anno o della tua carriera?

«Uno dei più belli sicuramente. Qualche bella punizione l'ho calciata anche quest'anno, come contro la Frassinetti. Forse è il gol migliore in assoluto perché c'è da valutare il coefficiente di difficoltà, ho calciato dal cerchio di centrocampo ma nella nostra metà campo, sarà stata una sessantina di metri almeno, però se non ci provi non sai mai se riesci nella prodezza»

Di Dessì si dice sempre che dà gioie e dolori, fa arrabbiare ma poi ti ripaga ampiamente

«Ma faccio arrabbiare chi? Gli avversari, forse, per il modo di giocare ma non credo i miei compagni. Alla Ferrini, oltre ad essere tra i più esperti, sono quello che riesce a fare l'allenatore in campo, per i tanti campionati che ho alle spalle e perché il mister Giordano mi permette di gestire certe situazioni. Io non riprendo a prescindere, lo faccio se penso che qualche compagno ha sbagliato nella scelta della giocata e nei tempi o nei movimenti che proviamo e riproviamo in allenamento; sino a quando il mister mi dà questa libertà io sarò così, lui si fida tanto di me ma se il mio rimprovero non è giusto lui interviene e mi riprende»

Tu e mister Giordano eravate nella Ferrini che nel 2004, sempre in Promozione, provò a contendere il campionato alla Gialeto di Gigi Piras. Quali cambiamenti più netti hai trovato?

«La Gialeto era uno squadrone, in attacco Cabras e Mhamed, l'altro argentino Ruggiero a centrocampo con Aldo Piras. In porta c'era Antinori e, nello scontro diretto, gli feci gol, poi ci penalizzò l'infortunio di Felleca che si ruppe tibia e perone e loro vinsero 2-1 con la doppietta di Mhamed. Le gare venivano preparate diversamente, c'èra più l'aspetto fisico e caratteriale che accompagnava quello tecnico, la generazione di calciatori precedente a questa era pronta a far volare più "schiaffi" e "gomitate". Ora un po' tutti giocano a calcio, la Ferrini è più forte adesso nonostante l'obbligo dei quattro giovani dal 1', quello che per altre squadre può essere il punto debole non lo è stato per noi, i vari Fiori, Giuliani, Sitzia, Podda, Sculco e Mainas ci hanno dato una gandissima mano, tutti all'altezza di questo campionato. Devono migliorare ancora come io lo dovevo fare nel 2004, ma con un allenatore bravo e preparato come Franco Giordano il miglioramento arriva sempre»

Ha vinto la squadra più forte?

«Lo dice la classifica e lo dicono i numeri, però un Siliqua al completo, cioè con Atzeni e Picciau non infortunati, con i grandi acquisti di dicembre e, soprattutto, con il tecnico Marco Piras dall'inizio, l'epilogo del campionato sarebbe potuto essere diverso. Nel girone di ritorno, rispetto al Monastir, abbiamo dimostrato di essere più continui anche se il loro allenatore non la pensa così, loro sono arrivati a un punto da noi ma non possono non pensare che il punto di differenza è stato dettato dall'ultima giornata, cioè dal fatto che a noi bastava un pareggio per festeggiare l'Eccellenza. Se ci fosse servito solo vincere anziché il pareggio, avremmo giocato diversamente cercando di trovare il 2-0. Ad ogni modo, uno o tre punti di differenza non importa, ha vinto la Ferrini che ha dimostrato di essere la più forte, facendo 67 punti che poi sono gli stessi del Lanusei dello scorso anno che era una corazzata costruita per vincere»

Quando avete pensato di poter vincere il campionato?

«Nello scontro diretto a Monastir, perché lì abbiamo dato prova di essere forti. Tra le due squadre, noi più di loro potevamo recriminare per la mancata vittoria anche se eravamo all'intervallo sotto di un gol. Nonostante fossimo rimasti un punto dietro sapevamo che loro avrebbero avuti incontri difficili come quelli contro l'Orrolese e Frassinetti; infatti due domeniche dopo hanno pareggiato in casa con l'Orrolese e noi abbiamo fatto il sorpasso; il loro portiere Zanda fu espulso e probabilmente quell'assenza la pagarono dopo pareggiando inaspettatamente a Serramanna, quei punti persi sono stati per loro decisivi. Per noi invece era difficile che perdessimo punti con le squadre di bassa classifica, l'unico scoglio era Iglesias, lì vincevamo 2-0, poi siamo usciti io e Diana per infortunio, la squadra si sentiva troppo sicura di vincere, si è invece un po' disorientata e ha pagato due disattenzioni. Poi il pareggio della Kosmoto a Carbonia ha solo permesso di vedere l'ultima nostra gara col Siliqua con l'ottica che il punto ci bastava per festeggiare»

Prima volta della Ferrini in Eccellenza, cosa si prova?

«Si respira già un'aria diversa, bella e di serenità. Io alleno i bambini della scuola calcio e mi sento in una famiglia perché ti trattano come un figlio. L'Eccellenza non cambierà la politica della Ferrini, i dirigenti vivranno il massimo campionato regionale come la Promozione, cioè programmando senza andare oltre il budget. Sono sicuro, andranno avanti così e non cambieranno strategia. Ad inizio stagione, quando è andato via Umberto Festa e cercavano una punta, potevano prendere Paolo Piludu ma non hanno chiuso la trattativa per non andare oltre il tetto massimo perché dovevano far quadrare i conti»

Una categoria che sembra fatta apposta per il club del presidente Pietro Caddeo

«Certamente. L'Eccellenza è un campionato molto più difficile ma alla Ferrini c'è un settore giovanile di primo livello, qualche anziano che conosce la categoria e un allenatore di esperienza. Si può ben figurare anche perché la società ad inizio stagione ha già i soldi per programmare la stagione e lì stabiliscono sin dove si può andare»

Prima giornata: Ferrini-Girasole 0-3. Cosa avete pensato, che non era stagione neanche questa?

«No, era troppo presto ancora. C'è stato un atteggiamento sbagliato della squadra, incontravamo una neopromossa, noi che venivamo da un buon campionato, avevamo fatto qualche acquisto buono e siamo entrati in campo con un po' di sufficienza. Quella gara ci ha fatto capire che stavamo sbagliando approccio, poi c'è stato il pareggio rocambolesco a Carbonia che ha aumentato l'handicap, senza dimenticare che, con l'addio di Festa, in avanti stavamo giocando con Mainas e Podda, un '97 e '96. Poi è arrivato Flumini, la squadra ha iniziato a lavorare sui movimenti sapendo di non poter contare più sulle giocate solitarie di Umberto che spesso ci risolveva le gare»

L'esplosione sottoporta di Flumini è stata inattesa per tutti

«Diego lo conoscevo come un attaccante d'area di rigore che partecipava poco all'azione, i gol li ha sempre fatti ma mi ha sorpreso prima di tutto per come si è integrato alla grande nel gruppo, da noi questo è fondamentale per come viviamo lo spogliatoio. Lui è stato bravo a migliorare tatticamente, combatte come un leone, ha il senso della posizione, i palloni e i rinfornimenti gli arrivavano ed ecco spiegato perché ha segnato 20 gol»

Nel girone di ritorno grande continuità e solidità per la Ferrini: mai una sconfitta e solo 7 gol subiti

«La nostra forza era la difesa, prima pensavamo a non prenderle e poi in avanti i gol li facciamo. Con l'organico che abbiamo si poteva giocare attaccando tutte le squadre, invece aspettavamo gli avversari chiusi dietro e poi ripartivamo; grande merito di mister Giordano che ha cambiato modulo giocando a tre dietro, con due ragazzini che spingono tanto sulle fasce e un gran portiere come Fabio Toro, bravissimo sui pali ma anche coi piedi, infatti ti permette il lusso di giocare sempre la palla da dietro come se avessimo un difensore in più»

La gara più difficile che ricordi?

«A Orroli, per il temperamento della squadra di Carracoi e le difficoltà che si trovano in quel campo caldo. La gara si era messa sul binario giusto, in vantaggio 1-0 e con un uomo in più, poi una disattenzione nostra ci è costato l'1-1 e con la pressione di dover vincere tutto si è fatto più difficile fino al gol, al 94', di Festa su un mio fallo laterale. Dopo il triplice fischio c'è stata una mezza rissa e siamo stati scortati dai carabinieri»

Come vedi Kosmoto e Siliqua nei playoff contro Dorgalese e Tonara?

«Continuo a dire che il Siliqua è una gran bella squadra e credo che darà filo da torcere al Tonara, sul suo campo e contro avversari avvantaggiati dal fatto che passano con un pareggio nei 120'. Conosco il valore di giocatori importanti come Cacciuto, Bodano, Picciau, Atzeni e Giandon e quello del mister Piras che, in queste sfide, si esalta e fa rendere al massimo la squadra. Anche il Monastir è forte e credo farà valere il fattore campo contro la Dorgalese. Se poi in finale dovessero arrivare le due squadre del girone A vedo favorito più il Siliqua del Monastir»

Da cagliaritano due belle soddisfazioni nel vincere il campionato in Eccellenza col Progetto Sant'Elia e ora in Promozione con la Ferrini

«Tra l'altro con due miei gol decisivi, perché l'anno al Sant'Elia segnai nello scontro diretto con la Torres, su punizione, nella gara che fu decisiva per creare il distacco incolmabile e ci metteva in discesa verso la serie D. Sono due vittorie diverse ma questa la sento di più, al Sant'Elia ero ugualmente titolare ma avevo compagni di squadra molto forti, c'erano più soldi e la squadra fu costruita per il vertice e poi rinforzata a dicembre per vincere, prendendo sempre giocatori di primo livello. Questa vittoria con la Ferrini è arrivata con giocatori cresciuti in famiglia ed equivale a vincere 10 campionati, senza grandi nomi è più difficile prevalere e poi siamo entrati nella storia della Ferrini»

Strano vedere un Progetto Sant'Elia giocare due anni fa l'ultima gara in serie D e l'anno prossimo trovarla in Prima categoria, cosa ha sbagliato in questi anni la tua ex società?

«Questa discesa verticale dipende esclusivamente da una questione di difficoltà economica attraversata in questi anni dal presidente Franco Cardia, altrimenti non si sarebbe arrivati a questo punto anche se la gestione societaria era comunque da rivedere perché lui non si occupava di alcuni aspetti in prima battuta. La Ferrini è invece una polisportiva ed è una realtà diversa, che non fa mai il passo più lungo della gamba» 

L'esperienza con una terza squadra cagliaritana, il La Palma, non è andata bene come si pensava

«Non è proprio così. Io arrivavo dal Sant'Elia dopo mezza stagione in serie D, loro pensavano di aver preso una punta quando non lo sono, feci 7-8 gol e 13 assist, si aspettavano forse qualcosa di diverso ma è stata anche la mia fortuna perché non sono stato riconfermato, sono tornato in serie D al Sant'Elia con Franco Giordano che poi mi ha voluto con sé alla Ferrini»

Resterai alla Ferrini anche in Eccellenza?

«Se mi riconfermano certo che sì. Bisogna vedere i programmi del presidente e dell'allenatore, se io ci rientro per me non ci sono problemi. So che dovrò lavorare ancora di più per riprendere la forma, il mio 2015 è stato condizionato due interventi, ho vissuto un periodo negativo ma ho sempre cercato di dare il massimo. Alla Ferrini si fa allenamento dalle 14 alle 16, per me che ho un'attività è oro, chi vuole guadagnare col calcio probabilmente penserà ad altre soluzioni. Tornando alla Ferrini sapevo che avrei rinunciato a qualcosa di importante economicamente ma mi fido ciecamente del presidente Pietro Caddeo e della serietà della società»

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2014/2015
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Sardegna
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