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Gabriele Gravina
«Congelare la classifica no, il modo migliore per assegnare titoli, promozioni e retrocessioni è il campo»

Figc, Gravina a Sportitalia: «L'esigenza primaria è finire i campionati, se ci sarà poco tempo faremo playoff e playout»

Alla vigilia della riunione dell'Uefa, in videoconferenza con tutti i presidenti delle federazioni degli stati europei, nella quale verrà ridisegnato l'assetto del calcio della Champions, Europa League ed Euro 2020 dopo l'emergenza coronavirus, il presidente della Figc Gabriele Gravina è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Sportitalia spaziando su tanti temi. Dal decreto governativo di 25 miliardi, che ha investito anche il mondo del calcio, alle iniziative di solidarietà della federazione fino alla decisione della formula per concludere i campionati.

 

Decreto Cura Italia. «È stato un ottimo risultato per il quale devo ringraziare i ministri Gualtieri e Spadafora che hanno accolto le nostre richieste ed esigenze e che danno un segnale evidente e tangibile di uno stato di crisi. Lo sport italiano rappresenta un settore importante, come altri, del nostro paese che vive grandissime tensioni e criticità sulle quali poi apriremo un dibattito molto più serrato e produttivo in termini di supporto al nostro mondo»

 

Donazione di 100 milioni all'ospedale Spallanzani. «Un'iniziativa che dà proprio l'idea del calcio che, anche quando non va in campo, testimonia la vicinanza a chi sta dando tantissimo supporto a chi in questo momento è in grande difficoltà. Questo è un piccolo contributo da parte del mondo del calcio che, oltre ad essere finanziario, ha avviato una campagna di sensibilizzazione. Moralmente vogliamo stare molto vicino a tutti coloro che con la loro professionalità, abnegazione e dedizione stanno sacrificando il tempo e la famiglia, anche mettendo a repentaglio la propria vita. Il calcio è con loro e lo è con la federazione per questa iniziativa e coi campioni del mondo del 2006 a favore della Croce Rossa Italiana»

 

Spalmare il campionato in due stagioni no. «Non ammazziamo nulla ma stiamo cercando di stare coi piedi per terra, capendo la gravità del momento e l'emergenza che stiamo affrontando tutti quanti insieme. Noi abbiamo la grande esigenza che il campionato italiano deve comunque arrivare ad una sua definizione. La nostra dead line è il 30 giugno con l'auspicio che, ove questo non dovesse essere possibile, dovremo pensare anche di sforare oltre il 30 ma l'obiettivo è concludere il campionato di calcio nella stagione 2019-20»

 

La crisi economica nel calcio. «Non ci sono dubbi, subito dopo questa emergenza il calcio entrerà in un momento di grande crisi, la mia preoccupazione più grande è che dopo questo virus siamo costretti, subendo questo sussulto, nel dover raccogliere delle macerie, Da qui nasce l'esigenza di aver lanciato due messaggi: uno al nostro interno, un mondo che deve dimostrare di essere sostenibile e autosostenibile, e deve dimostrare una capacità di autodeterminarsi attraverso un principio di solidarietà. Vederemo un confronto aperto con calciatori e allenatori e poi lo faremo col nostro governo»

 

Nessun rimpianto nelle scelte fatte. «Abbiamo seguito una linea di coerenza. In questo periodo abbiamo avuto delle ordinanze e tutto il mondo del calcio si è attenuto a quelle. Ci sono stati momenti incertezza nell'avviare alcune gare di campionato sapendo però che dall'altra parte. il rischio di non affrontare in maniera decisa quelle ordinanze avrebbe comportato un rischio di naturale contrattuale, violazioni gravi. Il mondo del calcio sta affrontando una crisi che è un danno emergente, figuriamoci se avessimo dovuto applicare il nucleo cessante derivante dalla mancanza di ricavi dei contratti collegati ai dritti tv. Abbiamo fatto ciò che ritenevamo più giusto»

 

Oltre il giugno si può. «Non è impossibile ma è difficile e complicato. Se c'è però un'intesa a livello europeo, oggetto di un confronto domani con tutte le altre federazione, in caso emergenza è possibile adottare anche un provvedimento di carattere internazionale in accordo con l'Aic internazionale. L'Europeo è probabile lo spostamento al 2021, credo sia la soluzione più giusta. Congelare gli stipendi? Dobbiamo parlarne anche con i calciatori, deve essere una cosa condivisa e non imposta»

 

Consapevolezza del momento. «Già nella sessione del congresso uefa di Amsterdam del 2 e 3 marzo c'è stata possibilità di scambiare qualche riflessione tra noi presidenti. C'è un orientamento abbastanza deciso e se due settimane fa c'erano solo preoccupazioni e timori oggi abbiamo delle certezze. C'è un nemico subdolo che dobbiamo sconfiggere rapidamente ma non per l'esigenza primaria di finire il campionato ma la tutela della salute dei nostri concittadini viene prima di ogni cosa, dobbiamo concentrarci nel far sì che questa pandemia vada sconfitta nel più breve tempo possibile»

 

Le quattro ipotesi al vaglio. «Il piano A prevede che i campionati di calcio devono trovare una loro definizione. Tante componenti hanno l'esigenza di trovare soluzione a tanti sacrifici, investimenti, aspirazioni, speranze non solo dei calciatori ma anche dei tifosi e territori. Abbiamo l'esigenza di dare certezza per il futuro, quella ideale è il completamento dei tornei e se non fosse possibile, perché si ha poco tempo a disposizione, mi sono permesso di proporre una seconda ipotesi, quella dei playoff e playout perché il valore della competizione sul campo credo sia il modo migliore per assegnare un titolo ed individuare promozioni e retrocessioni. Non a caso anche l'Uefa ha colto questa mia idea, che in futuro spero possa avere maggiore applicazione per dare più entusiasmo e appeal ai nostri campionati. L'altra ipotesi, la terza, è quella che si arrivi al congelamento della classifica che genererebbe delle tensioni facilmente intuibili. L'ultima, la quarta, la cito solo per esorcizzare l'idea stessa di non assegnare il titolo ma la escludo perché abbiamo il dovere e l'obbligo di dare all'Uefa il nome delle società che devono partecipare alla Champions ed Europa League per la stagione 2020-21, dobbiamo capire chi sale dalla B alla A e dalla C alla B attraverso le promozioni dirette e i playoff. È un movimento che ha bisogno di un confronto sul campo, mi auguro che tutto questo sia possibile realizzarlo perché vorrebbe dire aver vinto la più bella delle partite, cioè aver sconfitto questo virus che davvero sta facendo tremare il mondo»

 

Esclusa la serie A a 22 col blocco retrocessioni. «Categoricamente dico no a questa idea, perché daremo avvio ad una stagione di tensioni che il mondo del calcio non ha bisogna, non mi va di penalizzare soggetti che hanno fatto dei sacrifici incredibili in tutte le categorie soltanto perché non vogliamo affrontare con maggior senso di responsabilità e decisionismo quello che deve essere il respetto del format»

 

Richiesta di abolizione decreto dignità. «Ci stiamo lavorando e ringrazio tutte le leghe perché stanno mettendo giù insieme idee e proposte che la federazione cercherà di fare sintesi per presentarle al governo. Una progettualità per dare un senso a questo momento di difficoltà, l'aspetto positivo che dobbiamo saper cogliere da questo momento triste del calcio mondiale, è quello di scoprirci migliori in termini di relazioni tra di noi. Bisogna capire di dare un senso, non in modo astratto, e contenuto al concetto di sistema, unità e partecipazione. Se riusciamo a mettere insieme un qualcosa di progettualità reale e concreta allora il calcio potrebbe ripartire, dopo tutte queste lacerazioni e sofferenze che stiamo condividendo col paese, avendo un'alba decisamente nuova»

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2019/2020