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Marco Piras, allenatore, Guspini Terralba
«Ogni gara è stata una svolta, a Monastir l'essenza del calcio»

Guspini "mission impossible", Marco Piras: «Da ultimi a salvi, abbiamo fatto un qualcosa di straordinario. Una grande sfida vinta da tutti»

Da 1 vittoria, 3 pareggi e 9 sconfitte a 10-8-10, da 8 gol fatti e 20 subiti a 33-32. Spesso i numeri fotografano meglio di ogni parola le imprese nel calcio. Vincendo 1-0 a Samassi, il Guspini Terralba ne ha compiuta una che rimarrà negli annali della storia del club perché è passato dal brutto anatroccolo dell'Eccellenza con 6 punti dopo 13 giornate alla squadra migliore del girone di ritorno (insieme con il Castiadas), conquistando 32 punti in 15 turni e la salvezza con due giornate di anticipo. Tra gli artefici di questa impresa è Marco Piras, il condottiero chiamato ad inizio dicembre dal presidente Serpi per una "mission impossible". L'ex tecnico del Muravera non è nuovo a questi "ribaltoni", in carriera ha preso in corsa squadre sull'orlo del baratro (Carloforte, Barisardo, Asseminese, Siliqua), le ha trasformate e riportate su in classifica. Con la matricola mediocampidanese si è ripetuto, ha scalato nove posizioni con 9 vittorie, 5 pareggi e 1 sconfitta, ha reso la terz'ultima difesa del campionato la quinta meno battuta, il peggior attacco è diventato il decimo. «Abbiamo fatto un qualcosa di straordinario - dice Piras - è difficile trovare altri aggettivi per definire cosa ha compiuto il Guspini dal 10 dicembre a oggi. Sono arrivato che eravamo ultimi e senza far gol da otto gare, col mercato di riparazione in chiusura e tra quei pochi giocatori liberi nessuno se la sentiva di firmare da noi mentre tre tesserati avevano già chiesto di andar via (Ennas, Pisano e Amorati, ndr). Siamo stati fortunati che il Siliqua abbia smobilitato e il portiere Pillitu si sia liberato, che il Carloforte non abbia più creduto in Corona e che l'Arbus non tenesse Damiano. Poi col Cagliari che ha voluto Urbanski, a gennaio sono arrivati anche i gemelli Luca e Bruno Floris del 2000».

 

Tra le imprese fatte in carriera come collocare quest'ultima?

«È la più bella, paragonabile alla salvezza in serie D ottenuta due anni fa con il Muravera. Poi a me restano sempre care altre annate come aver portato il San Gavino Monreale in Eccellenza al primo anno da tecnico o le salvezze ottenute con Barisardo e Carloforte. Il Guspini era dato per spacciato, in coda alla classifica e con squadre come Muravera, Tonara, Ferrini, Taloro che avevano 16, 13 e 12 punti in più di noi mentre ora sono dietro; in un campionato equilibratissimo come quello di Eccellenza è sempre difficile vincere o strappare punti, specie in trasferta»

Torniamo alla settimana che precedeva l'esordio con la Ferrini: perché dire sì al Guspini?

«Più di una persona, colleghi e non, mi dicevano: "Ma chi te l'ha fatto fare?". Sapevo anche che altre società, di serie D e Promozione, avevano il mio numero di telefono. A me però piacciono le sfide impossibili, conoscevo qualche giocatore del Guspini e mi meravigliava la loro posizione. C'era qualcosa che non quadrava. Questa è una grande sfida vinta da tutti»

Qual è stato il discorso fatto alla squadra nel primo allenamento alla guida dei biancorossi e quello del post-salvezza?

«Martedì ho detto ai ragazzi che se quando sono arrivato avevo chiesto espressamente di non guardare la classifica, ora lo possono fare e devono esseri orgogliosi di quella posizione. Solo tra qualche tempo riusciremo tutti a capire la portata di questa impresa, ancora non ci rendiamo conto probabilmente. Con questi numeri devi avere uno squadrone e una società fortissima alle spalle, un campo a disposizione e non essere sempre in trasferta o non allenarti con 12-13 giocatori. Evidentemente esistono i miracoli sportivi e i miei ragazzi ne hanno fatto uno. Nel mio primo allenamento a Guspini avevo detto alla squadra che le colpe erano di tutti, società, tecnico e giocatori. Ora il merito della salvezza va ugualmente distribuito tra la società, che nel suo piccolo non ci ha mai fatto mancare niente, l'allenatore, che ha cercato di fare meno danni possibili, e i ragazzi che mi hanno seguito sempre, sin dal primo giorno, incarnando il mio pensiero di calcio. Ora posso dire che è difficile per tutti battere il Guspini, in 15 gare l'ha fatto solo il Castiadas che per me era fuori classifica, ma anche quella sconfitta ci ha aiutato a crescere»

Dopo un girone si parla di una squadra trasformata, ma in cosa?

«Abbiamo cambiato modo di giocare. Ho cercato di valorizzare quello che avevo e, secondo me, era più funzionale avere Viani unica punta e tre trequartisti in suo appoggio che non davano punti di riferimento. Abbiamo provato a cambiare qualche volta modulo ma andavamo troppo bene così, sin da subito»

C'è una partita della svolta?

«Quando sai che dietro di te non c'è nessun'altra squadra tutte le partite sono importanti per svoltare. All'esordio con la Ferrini abbiamo ritrovato gol e punti, in quella successiva contro il Taloro è arrivato il ritorno al successo dopo 9 turni, tre punti molto sofferti perché quando ti ritrovi in vantaggio subentra la paura di vincere. Ricordo che i giocatori mi dissero: "Non siamo più abituati a gioire". Con l'Atletico Uri perdevamo 2-1 in casa all'intervallo e nel secondo tempo li abbiamo messi nella loro metà campo rovesciando il risultato. Lì un po' tutti hanno capito che potevamo giocarcela alla pari contro qualsiasi avversario. La vittoria per 3-0 a Monastir è stata quella che mi ha impressionato più di tutte, chi è venuto al campo ha ringraziato me e la squadra perché ha visto l'essenza dal calcio: attaccare alti, continue sovrapposizioni, riconquista della palla nella metà avversaria, un atteggiamento aggressivo costante come piace a me. Siamo tre mesi che non perdiamo»

Vedendo i numeri di 15 partite vien da pensare: e se mister Piras fosse arrivato prima?

«Con i se e i ma si fanno discorsi fini a se stessi. Io dico solo che ero libero quando il Guspini ha fatto le scelte ad inizio stagione, anche quand'erano disperati hanno chiamato altri allenatori prima di me perché avevano dubbi e perché non risultavo simpatico a chi allora aveva un potere decisionale. Sarò antipatico ma probabilmente ho altre qualità, comunque c'era libero anche Benito Urgu, senza offese per lui, che è decisamente più simpatico di me. Poi ad un collega è stato chiesto: "Ma tu chi prenderesti come allenatore?". E ha fatto il mio nome. Fortunatamente questa persona è stata allontanata subito dall'orbita della prima squadra, non avevo bisogno di altre negatività intorno ai giocatori ed è stata una delle mosse vincenti»

Chi ringraziare invece a Guspini?

«Senz'altro il presidente Stefano Serpi, persona sempre positiva e vicina alla squadra; il fratello Marino (nella foto a destra) che ha sofferto e poi gioito con noi. I dirigenti Stefano Tendas, Antonello Garau, Matteo Vaccargiu e Tore Pudda. Il mio secondo Tore Fadda, persona competente ed equilibrata che mi ha dato una grossa mano, ho stretto una forte amicizia trovando in lui una bella persona. Alessandro Franco, preparatore dei portieri, reputo che sia tra i più bravi in Sardegna; fortunatamente per me il Muravera lo aveva scaricato e ha accettato di venire a darci una mano. Ha fatto crescere Pillitu e Massa, un 2000 molto promettente. Il fisioterapista Rossano Mastinu, anche lui liberatosi da Siliqua, un vero professionista e una figura molto importante perché il recupero dei giocatori passa per la sua competenza»

Quale giocatore ha sorpreso più di altri?

«Devo nominarli uno per uno. A me viene in mente subito Viani, perché l'ho allenato 5-6 anni fa e l'ho trovato ancora più forte. Christian è un esempio per tutti, un professionista. Angelo Marci l'avevo incontrato da avversario e mi sarebbe piaciuto poterlo allenare, a questi livelli è sprecato. Antonio Lai è una roccia, incrollabile. Per Ezeadi ho il rammarico che mi sia mancato per troppe gare, uno così fa solo bene al gruppo. Giuseppe Corona nessuno lo voleva e si è tolto belle soddisfazione con noi, ha una tecnica indiscutibile e si è completato facendo un lavoro di sacrificio che ci ha permesso di schierare sempre quattro giocatori offensivi tra cui Andrea Epis che ha risposto sempre presente alle chiamate quando non è stato fermato dagli infortuni. Simone Uccheddu e Iacopo Damiano sono due centrali affidabilissimi, perni ora di una delle migliori difese del campionato grazie anche alle prestazioni del portiere Claudio Pillitu. Alessandro Ibba ha fatto un lavoro instancabile in fascia. Marco Vercelli l'avevo avuto a Muravera, ha fatto un ritorno strepitoso e ora che non sarà più fuoriquota si ritaglierà lo spazio che merita tra i "senior". Degli altri giovani, il '98 Manuel Uliana, a volte mi ha fatto girare le scatole ma può fare altre categorie se la testa glielo permette. I gemelli Floris torneranno dal prestito al Cagliari, sono dei ragazzi in gamba e con un bel futuro, sarò un loro tifoso sperando possano fare carriera. Massa, Selis, Melas, Cirronis e Niccolò Uliana sono giovani all'altezza dell'Eccellenza»

Dopo un exploit così la conferma del tecnico appare scontata

«Ma non ci voglio pensare a questo, ho vissuto 4 mesi e mezzo intensi e voglio staccare ma dopo aver fatto le ultime due partite per finire bene la stagione. Dopo il 22 aprile non vorrò parlare di calcio, lascerei comunque delle ottime basi e uno zoccolo duro fortissimo, con dei valori fuori dal comune. E un gruppo di giovani molto bravi»

Il Guspini che si salva diventa un po' arbitro di questa lotta per evitare i playout: domenica arriva la Ferrini e chiusura a Gavoi contro il Taloro

«È chiaro che darò spazio a chi ha giocato meno degli altri ma che avrà sempre voglia di far bene e di onorare il calcio. Non piace a nessuno perdere ma dico anche che le motivazioni fanno sempre la differenza. Per noi sarebbe bello poter insidiare addirittura il sesto posto ma non sarà facile, ci sono squadre che inseguono con forza lo stesso obiettivo che noi abbiamo centrato domenica scorsa. Come finirà? Ci sono tanti incroci tra squadre che devono salvarsi e altre che vogliono migliorare la posizione nella griglia playoff, uno scontro diretto importante a Monastir. Fino alla gara col Samassi facevo i conti sulla mia squadra e ora non voglio scervellarmi troppo, ci sono invischiate squadre che reputo fortissime, su tutte il Monastir. Ma lo stesso Calangianus è una bella squadra come anche Taloro e Valledoria che a me ha impressionato pur vincendo sul loro campo. Sarà una lotta avvincente in questi 180' finali, l'epilogo sarà brutto per chi dovrà retrocedere. Noi fortunatamente siamo diventati spettatori di questa corsa»

Il primo verdetto è stato il Castiadas in serie D, conoscendo ambiente e giocatori era preventivabile una vittoria del campionato con quel distacco?

«Al Castiadas sono stato due anni, prima con Saverio Onano presidente e facemmo una cavalcata strepitosa dal quart'ultimo posto fino ad arrivare al secondo posto dietro l'Olbia ma poi nel finale i playoff sfumarono. L'anno dopo è stato la prima volta di Zaccheddu e Piu in società, la squadra fu costruita da zero con tanti giovani, arrivò la salvezza con largo anticipo anche se ad un certo punto pensammo di agganciare i playoff. Sono dirigenti che conoscono molto bene il calcio, con una passione fuori dal comune e non fanno mancare nulla allo staff tecnico e alla squadra. Per me faranno benissimo in serie D perché sanno far tesoro degli errori come è stato per questo campionato. Negli anni passati si vedevano rivoluzioni anche all'interno della stessa stagione, questa volta sono partiti da una base forte e l'hanno integrata con giocatori di spessore; a dicembre, con l'acquisto di Figos, hanno inserito la ciliegina con la torta e legittimato di essere più forti degli altri. Hanno strameritato di vincere, non sono riusciti a mantenere l'imbattibilità ma avevano già tagliato il traguardo più importante» 

Cosa dire della corsa playoff? Avete battuto Uri e Stintino e pareggiato con Sorso e Torres

«Vedo favorita la Torres, specie se farà la semifinale playoff in casa, il pubblico dà a loro una marcia in più, hanno una condizione atletica invidiabile. Noi siamo andati tre giornate fa al Vanni Sanna per giocarcela e non per difenderci, abbiamo rischiato di vincere a testimonianza del fatto che in Eccellenza non ci sono fenomeni e con la mentalità giusta te la giochi in qualsiasi campo. Il Sorso è una squadra esperta che nella gara secca può battere chiunque; stimo molto Pierluigi Scotto, una di quelle persone vere che è sempre più difficile da trovare nel calcio. L'Atletico Uri gioca fin troppo bene per la categoria, se avesse avuto una punta da 15 gol avrebbe insidiato probabilmente la leadership del Castiadas. Lo Stintino è la vera sorpresa del campionato, faccio i complimenti a Stefano Udassi perché incontrando loro si percepisce da come si muovono e giocano che c'è la mano dell'allenatore. Ha perso solo 4 volte e una con noi, altro motivo d'orgoglio del nostro cammino. Non vanno affatto sottovalutati in questi spareggi, sono organizzati e davanti hanno 5 attaccanti come Doukar, Ferreira, Cherchi, Carboni e Delrio che possono far male a qualsiasi difesa. Saranno la mina vagante dei playoff»

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2017/2018
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