"L'Halley Assemini è un'immensa soddisfazione"
Ignazio Cocco replica alle accuse: "Al signor Serventi, dell'Asseminese non è mai fregato nulla; per lui contava solo la vittoria del campionato"
«Non mi sento particolarmente colpito o deluso dalle parole di Serventi: in molte altre occasioni, in passato, ha esternato, ad altre testate giornalistiche e quindi non solo alla vostra, la sua versione dei fatti in proposito; il suo, a mio avviso, è solo un modo di scaricare su terzi le proprie responsabilità.
Le accuse però, sino a questo momento, erano sempre rivolte in generale alla precedente dirigenza: io riuscivo a tolleare questo fatto e non gli davo particolare attenzione.
Il problema è diverso quando si chiamano in causa direttamente le persone; in questo caso è giusto che si replichi, mi sembra logico.»
Sono queste le parole con cui esordisce, in maniera molto determinata, il presidente dell'Halley Assemini, Ignazio Cocco, contattato proprio per far chiarezza sulla polemica innescata da Bruno Serventi negli scorsi giorni.
Secondo il presidente dell'Asseminese, la sua squadra non potrà essere iscritta al prossimo campionato di Promozione a causa di un vecchio debito maturato proprio sotto la gestione Cocco.
Per quest'ultimo però, le cose non sono andate proprio così:
«La storia la conoscono tutti.
Io mi sono dimesso da Presidente dell'Asseminese al termine della stagione 2006\2007.
La causa intentata dalla Giesse risaliva al 2004 e non riguardava il torneo in questione, cosa che peraltro non può essere vietata da nessun giudice, ma bensì riguardava l'utilizzo del logo e del nome 'Torneo di Pasqua'.
Alla fine del mio mandato, e mi riferisco quindi al giugno del 2007, accompagnai il signor Serventi, diventato a sua volta Presidente dell'Asseminese, presso lo studio dell'avvocato Avino Murgia, delegato alla difesa dell'associazione, per metterlo al corrente della situazione.
Il serventi incaricò l'avvocato, fra le altre cose, di tutelare anche i propri interessi di imprenditore in una causa personale.
Aggiungo anche che tutti i dirigenti dell'Asseminese decisero, riuniti in assemblea, di mandare avanti la causa intentata dalla Giesse: questo accadeva, per la precisione, ad aprile 2004.
Naturalmente – prosegue Cocco – in questi anni il signor Serventi non si è mai preoccupato di informarsi, dall'avvocato Avino, sull'andamento della causa.
Afferma che non ha mai ricevuto notizie dal legale, probabilmente perchè ha cambiato per ben tre volte la sede dell'associazione, senza peraltro comunicarlo mai al legale.
Il fatto, per concludere, è che al signor Serventi non è mai importanto niente dell'Asseminese; per lui esisteva solo la vittoria del campionato, ad ogni costo.
Non si è mai soffermato a costruire un valido settore giovanile, ne tantomeno a valorizzare qualche giovane di Assemini: a conferma di quanto dico, basta vedere da chi è composta l'ultima rosa della squadra, formata da ragazzi di fuori ad esclusione del portiere che è suo figlio.
Bisogna però riconoscere che in questi sei anni ha speso parecchio ed ha sempre sostenuto qualsiasi impegno economico onorando sempre quanto dovuto.
Debbo riconoscere che è solo, ha un pessimo carattere, e forse per giustificarsi di fronte ai tifosi della rinuncia all'iscrizione adduce la causa alla sentenza di indennizzare la Giesse con 23.000 euro.»
Signor Cocco, mi sembra quindi di capire che alla fine dei conti la vera, grande protagonista di questa vicenda sia la crisi economica che attanaglia, fra gli altri, il mondo del calcio in generale.
La ricetta per superare un problema che sta assumendo contorni sempre più preoccupanti pare essere quella di puntare sui giovani, proprio come stanno facendo ultimamente moltissime squadre; per quanto riguarda l'Halley Assemini mi sembra invece che questo aspetto sia un punto cardine già da diversi anni.
«Nel 2006 sono andato via dall'Asseminese perchè c'era, da parte di tutti gli altri dirigenti, la chiara volontà di continuare a puntare sulla categoria, mettendo in secondo piano tutti i discorsi che riguardavano i giovani e il vivaio, senza considerare appunto che in quel periodo avevamo davvero
un ottimo settore giovanile, di cui io mi sono peraltro occupato, come semplice dirigente, dopo che abbandonai la presidenza della società.
Nel 2007 ho abbandonato definitivamente l'Asseminese, staccando, per così dire, in maniera netta con il calcio. Mi capitava di seguire le partite da semplice tifoso, ma nulla di più.
Ho poi costruito l'Halley, con Panarello, in terza categoria, puntando soprattutto su giovani ragazzi che fra l'altro, erano stati scartati dall'Asseminese e si stavano allontanando dal mondo del calcio: siamo riusciti a costruire un buon gruppo, abbiamo vinto il campionato e siamo saliti di categoria.
Il problema più grande per noi era rappresentato dal campo: qui ad Assemini è un aspetto che coinvolge un po' tutti, compreso lo stesso Bruno Serventi.
Chi ha a disposizione gli impianti e le strutture sono coloro che, paradossalmente, investono meno nel calcio, come amatori e piccole società che si occupano esclusivamente di calcio giovanile: con questo non voglio sminuire la loro importanza, ma è un dato di fatto che noi venissimo, all'epoca, tagliati comunque fuori da questo discorso.
Siamo stati costretti a giocare un anno a Villaspeciosa, da questo punto di vista eravamo in un certo senso dei nomadi; la svolta per l'Halley invece è arrivata l'anno scorso, grazie al discorso intrapreso con Salvatore Girau, che io conosco da sempre e reputo una persona stimabilissima: si era stancato di investire soldi su quelli che lui definisce 'mercenari'e ha sposato il nostro progetto.
La nostra squadra è composta da ragazzi giovani e motivati, sono riusciti a darci, nel campionato appena concluso, grosse soddisfazioni.
Ammetto - continua il presidente - che ci fosse un po' di preoccupazione nell'unire due società, non tanto per quanto riguarda i presidenti ma più per i singoli dirigenti; contrariamente a quanto temevamo invece è andato tutto per il meglio, si è creato un buon amalgama e i risultati si sono visti: siamo arrivati terzi in campionato con la prima squadra e quinti nel campionato regionale Juniores; questa tra l'altro è una categoria dove non partecipano molte giovanili legate a squadre di seconda categoria, almeno per quanto riguarda il sud Sardegna.
Puntiamo molto sugli allievi, che disputanto il campionato regionale, e sui giovanissimi provinciali; con qualche sacrificio stiamo cercando di ricostruire e far crescere ulteriormente il nostro settore di scuola calcio.
Al momento, sinceramente, non ho di che lamentarmi: abbiamo la possibilità di utilizzare le strutture di Salvatore Girau, che comprendono campi in erba, in sintetico e in terra battuta; ci sono tutte le premesse insomma per continuare a fare bene.
Siamo tranquilli, abbiamo intenzione di continuare su questa linea; i nostri ragazzi condividono totalmente il nostro progetto, si accontentano di qualche pizzata e di qualche bevuta; per me è una grandissima soddisfazione, è la realizzazione di quello che volevo fare da tempo."
Signor Presidente, in questo momento il mercato vive un periodo di grande fermento.
Per quanto riguarda l'Halley, si parlava di due colpi: il primo, Davide Murtas, è già arrivato. Dobbiamo aspettarcene un altro?
«No, abbiamo preso solo un giocatore, che ha sostituito il nostro capitano, Fabrizio Puddu, che passerà ad allenare la Juniores. Lui ormai è troppo vecchio, lo tenevamo in piedi con delle punture; tra l'altro è qui davanti a me in questo momento (ride).
Davide Murtas, che è stato già all'Asseminese, aiuterà i calciatori più giovani a maturare, ricoprirà in un certo senso il ruolo della chioccia; è un'ottimo giocatore e soprattutto una persona rispettabilissima.
Per il resto, il nostro organico è al completo: continueremo a far crescere i nostri atleti, compresi i ragazzi della Juniores che in più occasioni hanno espresso davvero tutte le loro grandi potenzialità.
Come già detto, sono tutti ragazzi di Assemini, a parte uno di loro che però è fidanzato qui (ride); io sono davvero soddisfatissimo per quanto stiamo facendo.
Ci divertiamo così, sia loro che noi, non possiamo e non ci sentiamo davvero di pretendere altro.»