«Vogliamo crescere ancora: questo club ha un progetto importante»
Il Capoterra si prende il titolo, Vergari: «Era difficile fare di più, il S. Antioco merita un applauso»
Tanta grinta, tanta determinazione e una mentalità di altissimo profilo, ma questi attributi non bastano per riassumere a dovere la stagione del Capoterra, che è stato molto, molto altro ancora: il miglior attacco in assoluto, per cominciare a snocciolare un po' di numeri, con ben 96 centri all'attivo, e la seconda difesa meno battuta, dietro solo a quella dell'Isola di S. Antioco che ha dato vita, assieme proprio ai bianco-rossi allenati da mister Andrea Vergari, ad uno dei testa a testa più entusiasmanti degli ultimi anni, con le due rivali che hanno chiuso la stagione regolare con un bottino di tutto rispetto di 78 punti.
I dirigenti del club, con in testa il presidente Riccardo Liccardi, hanno saputo programmare nei più piccoli dettagli una stagione che poi di fatto, sul campo, è andata ben oltre le più rosee aspettative: l'intento ora è proprio quello di continuare su questa strada, con un occhio di riguardo per il settore giovanile, che mira a diventare uno dei migliori della zona, e le speranze legate alla Prima Squadra che, ovviamente, lievitano con il salto di categoria. Spetta proprio al giovane tecnico ripercorrere le tappe principali di una cavalcata che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, sino all'ultimo minuto dello spareggio.
«Per prima cosa — dichiara sportivamente Vergari — credo sia doveroso fare i complimenti più sinceri al S. Antioco per la stagione a dir poco stupenda che hanno disputato. Tra di noi ci sono stati degli scontri anche duri, ma sempre caratterizzati dalla grandissima sportività che ha contraddistinto le due squadre per tutto l'arco del torneo, un aspetto non scontato soprattutto quando in palio ci sono punti pesanti o traguardi importanti come può esserlo una promozione. Nonostante le emozioni, anche piuttosto forti, che ci hanno accompagnato nello spareggio finale, tutto è andato nel modo migliore. Ed è una cosa che va sottolineata».
Le due compagini hanno letteralmente monopolizzato la sfida al vertice: per decretare un vincitore però, sono serviti altri 90'.
«Io ho detto ai miei ragazzi che per me il campionato era finito con l'ultima giornata: dopo 24 vittorie, 6 pareggi e nessuna sconfitta c'era davvero poco altro che potevamo fare. Ci siamo giocati tutto in una partita secca, che abbiamo affrontato tra l'altro con motivazioni particolari, considerando che due di noi non vi hanno partecipato per cause di forza maggiore; la loro assenza ci ha dato una spinta in più, ma allo stesso tempo non abbiamo potuto festeggiare come avremmo voluto, proprio per questo motivo».
Vergari ritorna sulla gara che ha deciso il torneo. «Secondo me i ragazzi l'hanno interpretata in maniera praticamente perfetta; fa piacere per un allenatore constatare che anche chi ha trovato meno spazio, nel momento in cui viene chiamato in causa, si fa trovare pronto per dare il proprio contributo. Il gol decisivo ad esempio è stato siglato da Lucchesu, una gioia ancora maggiore per me: ho sempre sostenuto che la nostra squadra fosse composta da 24 titolari, e ne ho avuto un'ulteriore dimostrazione, in questo senso».
I numeri fotografano alla perfezione la stagione strepitosa del Capoterra, con quello 0 spaccato che brilla alla voce sconfitte. «Siamo partiti con l'idea di fare un campionato più che dignitoso, ma non pensavamo di fare così bene. E' tutto incominciato da un'idea del presidente, a cui si è aggiunto il grande entusiasmo di alcuni giocatori da cui siamo partiti per assemblare la rosa, composta da ragazzi assolutamente eccezionali. Quando riesci a tagliare questi traguardi, significa che le cose funzionano alla perfezione, dentro e fuori dal campo».
I momenti difficili non sono mancati. «Nessuno ci ha mai regalato niente, ci siamo guadagnati tutto sul campo, anche soffrendo e stringendo i denti, quando la situazione lo richiedeva».
Un successo figlio del carattere dunque. «Ma non solo: questa è una squadra che ha cercato sempre di proporre un buon calcio. Oltre al temperamento dunque c'erano anche grandi doti da un punto di vista tecnico-tattico: un'alchimia perfetta, un mix equilibrato di vari aspetti».
Che ha fruttato, tra l'altro, ben 96 reti all'attivo. «Pinna, Garau, Coiana, lo stesso Lucchesu, la sorpresa Tourè, un giovanissimo ragazzo di colore, sono alcuni tra i protagonisti principali: hanno disputato una stagione incredibile ma il merito per questi numeri va esteso anche a tutti gli altri».
La trasferta contro l'Antiochense ha rappresentato la svolta. «Siamo riusciti a vincere per 7 a 4: in quel momento ho capito che il mio gruppo aveva tanto carattere. Si è trattata di una bella scossa emotiva per noi tutti. Ricordo bene che Coiana in quell'occasione aveva rimediato una brutta botta in testa, ma nonostante la ferita piuttosto pesante non ha mollato. Un esempio per tutti i compagni».
L'1 a 1 rimediato alla penultima contro la Fortitudo, invece, rischiava di vanificare tutto. «Quando non perdi mai e pareggi soltanto sei partite non puoi avere rimpianti. Nello specifico, si è trattato di una partita un po' strana, ma è una tappa che fa parte del nostro percorso. Nessun dramma, anzi, ci ha aiutato a mantenere la concentrazione al massimo, dandoci se possibile ancora più determinazione».
Il lavoro da sempre i suoi frutti: il Capoterra vola in Prima passando dalla porta principale. «Con il presidente Liccardi avevamo una scommessa da un po' di anni: il sogno era quello di riportare il Capoterra in una dimensione più consona al suo valore e alle nostre ambizioni, un discorso che portiamo avanti soprattutto per il paese. La gente ha capito la bontà dei nostri intenti e ci ha seguito sin dalla prima partita, ma la soddisfazione più grande è stata quella di rimettere in piedi il settore giovanile: siamo partiti con 10 bambini, ora vantiamo più di 80 iscritti, che coprono quasi tutte le categorie. Vedere il Santa Rosa così pieno, con tanti giovani e i loro genitori sugli spalti, è la nostra vera vittoria, soprattutto perchè arriva dopo una programmazione attenta e seria. Ci saremmo potuti concentrare solo sulla Prima Squadra, ed invece abbiamo ritenuto che questo centro andasse valorizzato ulteriormente».
Con queste premesse il futuro sembra già ben tracciato. «Punteremo, proprio come fatto quest'anno, su un gruppo di uomini, senza dimenticare la nostra priorità, che sono i giovani. Quest'anno avevamo alcuni classe 2000, diversi '99, molti nati nel '96 e nel '97: Licciardò, Scorsonelli, Francesco Licciardi, Alberto Piano; sono gli elementi che compongono la base da cui ripartiremo. Proveremo inoltre a fare un innesto per reparto con elementi che abbiano già una discreta esperienza».
Vergari chiude con le considerazioni finali. «Lavorare a Capoterra non è mai facile, ci sono arrivate diverse critiche ma noi abbiamo sempre scelto di far parlare i fatti; frequentiamo questo mondo da troppo tempo per stupirci dei comportamenti di alcune persone. Noi non abbiamo fatto altro che seguire, al meglio delle nostre possibilità, la nostra strada: per questo credo che vada dato il giusto merito ai dirigenti, che sono sempre stati presenti al campo per gli allenamenti, sottraendo tempo alle rispettive famiglie, unicamente per il bene della squadra. Il pensiero finale va ancora ai due ragazzi che non hanno potuto partecipare alla festa, per il resto, il ringraziamento più grande va a tutta la gente che ci ha seguito».