Il mister in panchina 2 anni dopo: 3 successi su 3
La mano di Hervatin sul Ploaghe lanciato verso la vetta: «Vogliamo divertirci, vincendo»
Due anni senza allenare ma il ritorno in panchina è di quelli che non passano inosservati. Dopo la sfortunata parentesi in serie D nella sua Porto Torres, Gianluca Hervatin è ripartito dalla Promozione, al Ploaghe: tre partite e tre vittorie, terzo posto a due punti dalla vetta. Il sì al presidente Marco Budroni ha una motivazione molto semplice: «Perché mi ha chiamato visto che non è che abbia ricevuto poi così tante proposte in questo periodo e alle chiamate devi comunque rispondere». E poi perché - spiega il 40enne ex giocatore del Parma di Nevio Scala (una Coppa delle Coppe vinta nel 1993 e 8 presenze in serie A) «avevo voglia di tornare ad allenare dopo essermi dedicato all'attività che seguo con mia moglie e alla famiglia che nel frattempo si è allargata con la nascita di mia figlia».
Tre vittorie su tre e zero gol subiti, un bel rientro dopo due anni
«Con un po' di fortuna... Sono contento perché abbiamo fatto tre gare bellissime, tre test importantissimi, ma ci aspettano tante altre belle gare da giocare»
Cosa ha chiesto la società nell'affidarle la squadra?
«Il presidente Budroni è giovane e ambizioso, in questi anni che è entrato nel mondo del calcio vuole divertirsi, a me ha chiesto di far giocare bene la squadra e divertire. Chiaro è che nell'accettare la proposta ha contato anche il fatto che il Ploaghe sia composto da giocatori importanti, alcuni dei quali già li conoscevo»
E probabilmente perché la situazione in classifica non era così compromessa a fine girone d'andata
«Beh, anche la classifica ha il suo peso e se ho scelto di allenare in Promozione è perché vorrei divertirmi e quando ti diverti è perché il più delle volte vinci»
Voi l'avete fatto tre volte su tre con la vetta che si è accorciata da -5 a -2 grazie anche alla vittoria di domenica contro la capolista Ghilarza
«Abbiamo battuto il Sorso 3-0 che, a dispetto della sua attuale classifica, è pur sempre una grossa squadra. Poi siamo andati in casa del Tonara, vicecapolista alla fine del girone d'andata, e ti aspetti che ti affrontino a viso aperto ma così non è stato. E pure contro il Ghilarza la gara l'abbiamo fatta sempre noi, anche se in entrambi i casi le vittorie sono arrivate al fotofinish»
Cosa vuol dire che proprio queste ultime due gare siano state decise negli ultimi 5'?
«Perché i nostri avversari hanno scelto di giocare senza mai scoprirsi e non è facile riuscire a superare chi comunque mostra una grande compattezza difensiva. Con le palle ributtate nella nostra metà campo, fai fatica a tornare in area avversaria, saltano un po' gli schemi e ti devi affidare a chi è capace di saltare l'uomo e creare superiorità numerica. Il fatto di aver vinto all'ultimo significa che la squadra ci crede e non molla mai, le gare durano 95' e i gol allo scadere hanno lo stesso valore che se fatti al 30' o 60'. E poi sarebbe stato ingiusto se ora avessimo avuto quattro punti in meno in classifica»
Prima il sorpasso al Tonara e ora l'avvicinamento al Ghilarza che non perdeva da 13 giornate, cosa vi hanno dato queste due vittorie?
«Maggior consapevolezza che la squadra ha valori importanti, che certi risultati li può ottenere mantenendo equilibrio tattico e dando un qualcosa in più tutti in campo. La squadra gioca divertendosi, ma questo accade se vinci perché i successi ti fanno lavorare con più entusiasmo durante la settimana»
Pulina, Ferreli, Marras e Luca Carboni è un attacco che difficilmente si trova anche in Eccellenza, come farli coesistere o comunque tenerli in tiro?
«Devo dire che purtroppo la stagione di Carboni è finita essendosi rotto il legamento crociato del ginocchio ed è per questo che è stato preso Marras. Ferreli sta riprendendosi dopo un mese e mezzo che è stato fuori per infortunio. Farli giocare tutt'e tre è difficile perché devi tener conto dei fuoriquota e io in quei ruoli ne ho di buoni come Alessandro Leoni che è un '95. Comunque mai dire mai»
Domenica il derby-trappola col Codrongianos sul campo che voi conoscete bene perché lo usate per le vostre gare casalinghe
«Una gara molto sentita, con tanto pubblico e contro un avversario che ha detto che ci batterà dopo aver vinto contro la Bittese, perciò non sappiamo ancora se andremo a giocare visto che abbiamo già perso. Scherzi a parte, il derby sfugge ad ogni pronostico, una gara pericolosa che proveremo a vincere. Sono sereno e lo sono anche i miei giocatori»
In un campionato finora molto equilibrato qual è la squadra più forte?
«Il Castelsardo, specie dopo gli sforzi fatti nel mercato di dicembre. Anche loro sono reduci da tre vittorie di fila, sono a un punto dal Ghilarza e fra quattro partite avremo lo scontro diretto»
Due anni senza panchina dopo la parentesi al Porto Torres hanno interrotto l'ambizione o i due passi indietro sono stati fatti per farne altri due avanti in seguito?
«Perché ho mai allenato il Porto Torres? L'ambizione c'è sempre ma io alleno con lo stesso spirito indipentemente dalla categoria. Poi sono fatalista, vuol dire che doveva andare così e che dovessi tornare in panchina perché chiamato dal Ploaghe»
Il Porto Torres ambizioso che si era affidato ad Hervatin e poi a Pinna, si è ora sfaldato e va incontro ad una retrocessione certa, ma non si poteva trovare una via di mezzo per conservare la serie D?
«Questo è il frutto di scelte poco oculate perché per tutti gli investimenti che sono stati fatti in questi anni si poteva arrivare anche in C1. Il mio errore è stato solo quello di non aver ascoltato l'istinto quando accettai di allenare la squadra della mia città ma non mi pento perché era una scelta da fare anche se poi si è rivelata sbagliata»
In questi due anni senza panchina c'è stato il lavoro, la famiglia e la celebrazione a Parma del ventennale per la vittoria della Coppa delle Coppe, ma il calcio che fine aveva fatto?
«Ha avuto un ruolo secondario perché mi sono goduto la famiglia, qualche gara l'ho vista ma essenzialmente l'ho seguito leggendo i giornali e i siti che trattano il calcio sardo come il vostro. La serata al Tardini è stata fantastica, un momento di gloria che ho condiviso con i miei ex compagni e campioni del Parma che ti fanno sentire orgoglioso di ciò che hai fatto da calciatore, il mio nome resterà negli annali»