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Sant'Elena, Paolo Meloni ai saluti: «Lascio un gruppo formidabile, con tre innesti importanti può lottare per vincere. A Quartu tanti giocatori di valore ma club frenati dal problema degli impianti»
Il tecnico: Due belle stagioni dopo anni difficili

Sant'Elena, Paolo Meloni ai saluti: «Lascio un gruppo formidabile, con tre innesti importanti può lottare per vincere. A Quartu tanti giocatori di valore ma club frenati dal problema degli impianti»

Un ottavo e un settimo posto, con un miglioramento di sei punti con un gruppo di giocatori cresciuto notevolemente e dei giovani bravi in rampa di lancio. Il biennio di Paolo Meloni alla guida del Sant'Elena non può che essere positivo perché i quartesi arrivavano da tra stagioni sofferte chiuse tra spareggi playout e salvezze con classifica avulsa. Ma per l'ex allenatore del La Palma e delle Rappresentative sarde l'avventura in biancoverde è terminata: «Dopo due anni ricchi di soddisfazione abbiamo deciso consensualmente di scegliere strade diverse, ma rimane la stima e faccio l’augurio al Sant'Elena di fare ancora meglio rispetto a quanto fatto con me. È stata un esperienza che ha permesso al gruppo di maturare soprattutto nella gestione mentale della prestazione, occorreva lavorare sull’autostima dopo tre stagioni difficili. Quando sei abituato a giocare sempre per la salvezza che ottenevi sempre nelle ultime giornate, perdi autostima e la consapevolezza di essere forte, mentalmente non sei pronto a vincere le partite e allora deve cambiare l'atteggiamento in campo, cercando di essere propositivi e imponendo il gioco». E spiega cosa lo ha portato a dividersi dal club di Pasquale e Luca Meloni: «Il Sant'Elena ha l'ambizione di mantenere la categoria, capisco anche che spingere per cercare di andare in Eccellenza possa creare dei problemi, perciò restare in attesa che accada qualcosa di positivo o che si sviluppino altre opportunità per la società rischi nel frattempo di perdere le motivazioni».

 

Che squadra stai lasciando?

«Lascio un gruppo che con tre innesti importanti, può tranquillamente stare con le squadre che l'anno prossimo si contenderanno la vittoria finale. E lascio dei giovani di grande prospettiva: a Carlos Mboup l’augurio di realizzare il suo sogno; Giuseppe Corongiu è un ragazzo del '96 che se sente la fiducia dà il 110% compensando qualche limite tecnico con la grande voglia di fare; agli altri del '96, i vari Cordeddu, Pia, Pibiri, Corda faccio l’augurio di poter dimostrare il loro valore anche in futuro. Infine il '98 Lupino e i 5 ragazzi del 2000, Rotaru, Argiolas, Salaris, Angioni e Sall, che hanno esordito e giocato più volte, spero di vederli l’anno prossimo in pianta stabile in prima squadra, se chi arriva in panchina saprà vedere in loro dei giovani di grande prospettiva e non avrà paura nel dar loro spazio otterrà grandi benefici»

Cosa ti aveva spinto ad accettare di allenare il Sant'Elena dopo una pausa di qualche stagione?

«Nel 2009 avevo allenato la Rappresentativa Allievi dopo l'esperienza al La Palma e da 4 anni avevo smesso. Tre stagioni fa, quando in panchina c'era Roberto Mascia avevo potuto lavorare come mental coach per due-tre mesi, lì si è risvegliato l'entusiasmo e la voglia di rimetteremi in gioco, di rivivere quelle emozioni e quell'adrenalina che ti dà il calcio. Il mio rientro è dunque nato per caso, mi è stato chiesto di guidare il Sant'Elena e ho accettato. Ringrazio Il direttore sportivo Luca Meloni per avermi dato la possibilità di rimettermi in gioco; il nostro medico, dottor Pasquale Meloni, figura carismatica e sempre prodigo di suggerimenti. Un ringraziamento particolare va a Filippo Testa, il preparatore atletico col quale cercherò sempre di poter lavorare insieme, a Maurizio Sanna, preparatore dei portieri e persona speciale che ho sempre sentito vicino a me anche nei momenti particolari, diventando un grande amico. Un grazie anche al dirigente Carlo Simonetti che non ha mai fatto mancare l'apporto alla squadra. Ma vorrei pure ricordare un grande lavoratore, ben voluto da me e dalla squadra, il nostro magazziniere Ignazio Pippia»

Grande feeling con tutto lo zoccolo duro della squadra

«Ho guidato un gruppo formidabile di giocatori che, prima di tutto, si sono voluti bene. Il capitano Motzo è una persona di gran spessore; il vice Marongiu è il vecchietto della squadra che ha dimostrato con la professionalità di non far mai pesare la sua età; Perinozzi e Murgia sono due ragazzi che ogni allenatore vorrebbe avere per capacità e dedizione, Lepori è in continua crescita; Simonetti era un uomo spogliatoio; Bardi in due anni è cambiato tanto in personalità; Gabriele Farris ha grande tenacia; per i ragazzi arrivati quest’anno come Fenu, Sarigu, Mauro Farris e Zago dico che sanno fare la differenza in Promozione, Cogoni è arrivato a metà stagione ma ha avuto la possibiltà di dimostrare il suo valore. Fortuna, arrivato dopo la squalifica di Palumbo, che era il nostro leader, ha dimostrato in poco tempo tutto il bene che si diceva di lui»

Due terzi di stagione alla grande e finale in frenata con 4 punti in 7 gare. Cosa non vi ha permesso di stare agganciati alla zona playoff?

«L'incapacità di gestire le partite importanti, la squadra era giovanissima e forse la poca esperienza è stata pagata a caro prezzo o magari il tecnico non è riuscito a dare le giuste motivazioni. Quando ad inizio febbraio eravamo a due punti dal Bosa e dal secondo posto e abbiamo perso a Carbonia, avevamo 36 punti e già raggiunto l'obiettivo-salvezza, che di per sé era una grande risultato rispetto alle stagioni in cui ci si salvava sempre all'ultima giornata. In quei momenti magari è mancato il giocatore di carattere che potesse suonare la carica alla squadra, il classico trascinatore. Rimane il rammarico di non aver raggiunto le posizioni che meritavamo, ma nel calcio come nella vita occorre crederci sempre soprattutto quando le cose non vanno come si vorrebbero»

Come attenuanti si potrebbero citare la vicenda Palumbo, con l'aggressione all'arbitro e la gara persa col Narcao, e il fatto che il regolamento portasse solo la seconda nei playoff

«Il gesto di Claudio, per noi è stato come prendere un cazzotto in faccia. Mi dispiace per lui, una figura importante nello spogliatoio, perché si è reso conto del danno che ha fatto a se stesso e alla società. Oltre ad aver perso la gara, quell'episodio ha in effetti rallentato la nostra corsa, anche non volendo ha influito, incidendo nella gara successiva pareggiata a Siliqua, di fatto 5 punti persi. Credo anche che se anche il terzo posto avesse dato un posto playoff sarebbe una motivazione superiore, non solo per noi del Sant'Elena. Anche in Promozione, visto che si gioca con 4 fuoriquota come l'Eccellenza, si dovrebbe far qualificare ai playoff dal secondo al quinto posto, per una migliore regolarità del campionato che altrimenti a marzo ha già chiuso i battenti. Il nostro girone, per la lotta che si stava creando, era bellissimo ma poi si è ridotto ad un finale troppo scontato quando invece ci saremmo potuti divertire veramente magari con un playoff Carbonia-Iglesias da 1000 spettatori. Stesso discorso per il girone B, Tempio e Usinese uscite di scena dagli spareggi perché scavalcate all'ultima giornata. Spero che la Figc sia più attenta al regolamento e permetteo un campionato più corretto possibile»

La gara o le gare di questi due anni che ricordi con più piacere

«Quest'anno la squadra che ho visto giocare con tanto piacere è stata nella gara contro la Monteponi Iglesias vinta 3-0, lì abbiamo giocato da squadra. L'anno scorso mi è piaciuta come la squadra si è imposta sul San Vito, ci serviva la vittoria per toglierci dai guai e abbiamo vinto bene»

A Quartu ci sono tante società che fanno bene nei settori giovanili e nelle prime squadre ma manca quella che riconquisti i grandi palcoscenici

«Manca sicuramente un'unità di intenti tra le società, se ragioniamo nel piccolo e nell'interesse personale non si va da nessuna parte e, soprattutto, manca un dialogo con l'amministrazione comunale, che è sorda e assente. La struttura di Is Arenas è due anni in quello stato, non sanno ancora cosa farne, noi siamo stati costretti a giocare le gare interne al campo della Gemini Pirri. Con questa situazione precaria degli impianti a Quartu è difficile poter programmare, anche se c'è l'imprenditore appassionato e facoltoso non metterà mai 10 euro in una delle società di Quartu se non vede un comune che ti supporta. Eppure il materiale tecnico che può offrire la città è davvero tanto, se recuperassimo i quartesi in giro per le altre squadre uscirebbe una squadra di serie D di alto livello, i vari Caboni, Nurchi, Dessena, Placentino decidono ovviamente di prendere altre strade, tanto di cappello a chi continua a lavorare e a crederci nel Sant'Elena e nel Quartu 2000»

Dove si vedrebbe nel futuro prossimo Paolo Meloni?

«Mi piacerebbe lavorare come allenatore mentale in settori giovanili importanti o allenare in società che abbiano un progetto importante di valorizzazione dei giovani. Quando ho guidato le Rappresentative sarde Giovanissimi e Allievi ho avuto l'opportunità di dare spazio ad un portiere come Salvatore Sirigu, segnalatomi allora da Franco Capello (direttore sportivo della Puri e Forti, ndr), andai a vederlo e già facecv la differenza. Mi è dispiaciuto che abbia perso il treno per andare in serie A uno come Michelo Chelo, un brutto infortunio al ginocchio lo ha tolto dal giro nel momento del grande salto, gli auguro di arrivare con la Torres in Lega Pro. Antonio Mesina aveva dei margini di crescita incredibili e infatti è arrivato fino in serie D segnando valanghe di gol ma se non sente la fiducia non rende. Ho la consapevolezza che in Sardegna non siamo secondi a nessuno, ci manca molto spesso il confronto, ma lavorando sulle emozioni e le sensazioni dell’atleta è possibile superare questo handicap»

Quanto è importante l'alimentazione anche nei dilettanti?

«È determinante per migliorare le prestazioni. Ho dovuto combattere con ragazzi che chiedevano a pranzo la bistecca quando ci vogliono quattro ore per digerirla oltre al fatto che le proteine non servono, ma carboidrati e zuccheri, oppure mi sono reso conto che per le gare delle 15 non facevano nemmeno la colazione. Una corretta alimentazione serve di per sé per una conduzione migliore di vita e i giocatori non hanno conoscenza dei benefici, occorre fare dei corsi con dei nutrizionisti dalla base, non posso vedere un ragazzino a fine allenamento con le patatine in mano. Un altro aspetto, spesso sottovaluto, è quello mentale, come allenatore devi capire cosa spinge un atleta a fare la gara, ci vuole chiarezza su ciò che vuoi ottenere da loro creando le condizioni giuste»

In questo articolo
Allenatori:
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2015/2016
Tags:
Sardegna
Girone A