Il portiere: «Il mio idolo è Simone Aresti»
Tra i gioielli del Porto Torres c'è Galasso: «Spero in novità alla riapertura del mercato»
Nel Porto Torres imbottito di giovani e sconfitto 5-1 a Sora c'è chi si è messo particolarmente in evidenza evitando un passivo più pesante. Enrico Galasso, portiere classe 1993, cresciuto nel Cagliari e tornato coi turritani in serie D dopo due stagioni in Eccellenza con Pula e Porto Corallo, è uno dei più giovani estremi difensori sardi che può vantare tante presenze da titolare in Eccellenza e serie D. Le difficoltà economiche del club rossoblù, che porteranno diversi giocatori lontano da Porto Torres, mettono Galasso tra gli oggetti dei desideri di diverse squadre di Eccellenza e non solo per il mercato di dicembre.
Enrico cosa ti aspetti dall'immediato futuro?
«Sinceramente non lo so, è un periodo di alti e bassi e in questo momento penso al presente, poi spero in qualche novità alla riapertura del mercato»
Cosa ti ha spinto a scegliere il ruolo del portiere?
«Io sono dell'idea che portieri si nasce e non si diventa, ho mosso i primi passi su un campo di calcio a soli 6 anni proprio con questo ruolo, e ho continuato senza pentirmene mai»
Quali sono le difficoltà maggiori del portiere?
«Il ruolo del portiere è assai complesso, non dobbiamo curare solo l'aspetto fisico o tecnico, ma molto più importante è la tranquillità mentale. Bisogna scendere in campo sereni e concentrati, è un ruolo in cui hai grosse responsabilità e l'errore del singolo ti può far perdere anche una partita. Ma il calcio è fatto di episodi, come si può subire un gol allo stesso modo si può salvare il risultato»
C'è un modello di portiere che stimi in modo particolare?
«Sì, senza andare molto lontano il mio "idolo" è Simone Aresti»
Claudia Sancius