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Deliperi dà l'addio alla Nuorese: «Vittoria in Eccellenza e salvezza in D, due anni belli ma che stress questi playoff»
Il portiere: Sogno la Torres, a 35 anni perché no?

Deliperi dà l'addio alla Nuorese: «Vittoria in Eccellenza e salvezza in D, due anni belli ma che stress questi playoff»

Una vittoria del campionato di Eccellenza e una salvezza con vista playoff in serie D. Le due stagioni di Simone Deliperi alla Nuorese sono state più che positive e il 35enne portiere di Valledoria chiude qui l'avventura in verdazzurro: «Avevo comunicato ai miei compagni e all'allenatore Mariotti che la gara contro la Viterbese sarebbe stata la mia ultima a Nuoro. In due anni credo di aver dato tantissimo, mi sono consumato e a questi livelli bisogna avere la capacità di trovare nuovi stimoli da altre parti. Sono orgoglioso del campionato vinto lo scorso anno, della salvezza conquistata con largo anticipo e, come piccolo vanto, di non aver mai perso nessuna gara al Frogheri perché nella sfida col San Cesareo non c'ero per infortunio. Negli ultimi 5 campionati tra Torres, San Teodoro e Nuorese in casa ho perso una sola volta, contro l'Olbia a San Teodoro». Una decisione non improvvisa ma maturata da diversi mesi, dopo la gara di Budoni alla prima di ritorno: «Rientravo dopo due mesi fuori per infortunio, ho fatto due allenamenti e sono sceso in campo, abbiamo perso 1-0 e sono stato additato come quello che parlava troppo. Ogni cosa che ho fatto era finalizzata al bene della squadra e non certo a livello personale, la cosa più bella che mi porto dentro è la considerazione avuta dai miei compagni, per loro ero un punto di riferimento. Mi dispiace solo che altri mi vedessero come un problema ma rimane la mia stima e gratitudine verso questa società per avermi dato la possibilità di indossare la maglia della Nuorese. E sono riconoscente verso la piazza perché sono stato rispettato come torresino, so che per i tifosi poteva non essere facile ma ho lavorato tanto per stare all'altezza della loro grande passione e ho avuto con loro un rapporto bellissimo».

 

Simone Deliperi ha giocato due stagioni alla NuoreseE ora cosa può sognare un giocatore del 1980 che ha giocato anche diversi campionati in C2?

«Di tornare alla Torres. Quando ho deciso di rimanere alla Nuorese in serie D volevo far bene per avere un'ulteriore chance di tornare in serie C a Sassari. Quello che conta è sempre ciò che hai fatto l'anno prima e, quando vedi giocatori come Toni fare benissimo ed essere capocannoniere a 38 anni in serie A, pensi che tutto sia ancora possibile. Io a casa mia, alla Torres, ci andrei di corsa»

Da torresino ti preoccupa ciò che è emerso in merito all'inchiesta di Calcioscommesse?

«Sono tifoso della Torres e penso ai tifosi rossoblù che ne hanno le scatole piene di trascorrere le estati con un qualcosa di cui preoccuparsi: dal doloroso fallimento alle tribolazioni per l'iscrizione in Lega Pro e per finire all'ansia del ripescaggio. Non è bello ora che si giudichi, nel mondo del calcio c'è gentaglia, in una telefonata a volte si dicono delle cose per fare fesso e contento una persona e poi succede il finimondo. Non credo che il presidente Capitani sia coinvolto, magari è stato ingenuo e ne uscirà benissimo. Al di là di tutto penso ci sia bisogno di gente che voglia bene alla Torres e, negli ultimi anni, ne ho vista poca. È incredibile che Sassari, città sopra i 100mila abitanti, non abbia mai fatto la serie B quando poi vedo che il Frosinone ne ha un terzo ed è in serie A allora dico che ci vuole programmazione perché la passione nei tifosi resta smisurata»

Se si parla di Torres non si può non pensare a Vincenzo Cosco che ha lottato tanto prima di essere sconfitto da un tumore

«L'ho conosciuto per amicizie in comune quando giocavo nel Campobasso, sono sempre rimasto in contatto, so che l'estate scorsa il mister chiese novità su di me. Oggi purtroppo non c'è più e ancora non ci credo. Era una persona eccezionale con una voglia incredibile di arrivare in alto, a Sassari ha lasciato un bellissimo ricordo. La sua vicenda mi fa dire che il calcio va vissuto con serenità quando invece lo si esaspera troppo, per me la squadra deve diventare una famiglia insieme con la società, a volte ci si avvelena troppo attorno ad un risultato»

Un errore che probabilmente ha fatto in questa stagione la Nuorese, tornata in serie D con tanto entusiasmo e ambizione

«L'obiettivo-playoff dev'essere vissuto con più leggerezza, gli spareggi non garantiscono niente di certo a meno che non hai una struttura importante e una società solida per poter chiedere il ripescaggio. Nuoro non è ancora pronta per la serie C, ci sono grossi problemi di strutture e un'eventuale qualificazione ai playoff sarebbe stata solo un qualcosa in più per il curriculum dei giocatori. Solo a fine campionato si è dato il giusto valore alla nostra salvezza, la quarta serie è importante da tenere invece si è parlato troppo di playoff, la Nuorese si è esposta più di altre, con il presidente che sottolineava a più riprese l'obiettivo. Questa è stata la nostra pecca, eravamo sì un'ottima squadra composta anche da giocatori di categoria superiore ma con limiti caratteriali e di personalità. Ogni pareggio veniva assorbito come un dramma incredibile che poi influiva sulle prestazioni successive, fatte col freno a mano a tirato. Lo dimostrano i tanti pareggi fatti, sarebbe stato meglio perderne di più ma anche vincerne di più. Io come grande del gruppo ho sempre cercato di dire la mia, consigliando di avere i piedi di piombo per arrivare poi a un qualcosa di più grande. L'Olbia ha fatto i playoff quando ha capito che era controproducente sbandierarlo, il Budoni ci si è infilato zitto zitto ed è stata la sorpresa più grande campionato. Tutte le squadre che si sono esposte, come noi anche il Fondi, non hanno fatto i playoff, e ci metto pure la Viterbese che aveva dichiarato apertamente di voler vincere»

L'Arzachena, invece, stava per sorprendere tutti in zona spareggi

«Faccio i complimenti a Giorico e al suo staff che sono una garanzia per il calcio sardo. Si è detto giustamente che la loro stagione è stata importante soprattutto perché partita in ritardo ma ci si è dimenticati che anche noi siamo partiti con un handicap forse più grave. Abbiamo fatto il ritiro con mister Mereu che è andato via prima dell'esordio in Coppa Italia, subito dopo hanno fatto le valigie Rais e Amassoka che erano il fiore all'occhiello della campagna acquisti. In panchina è arrivato Mariotti che non conosceva l'ambiente e nessuno dei giocatori conosceva lui o aveva notizie indirette da altri ex compagni visto che era una vita che faceva il secondo a grossi livelli; dovevamo capire che tipo di persona era arrivata e abbiamo perso tempo a capirci. Si diceva per molti di noi che avevamo il curriculum per esperienze passate in C2 ma io stesso dovevo riscoprire questo campionato; aggiungo che su 8-10 giovani appena 3-4 conoscevano la serie D, altri venivano dalla Primavera, da campionati inferiori o dalle giovanili della Nuorese. Io non so che tipo di valutazioni vengano fatte per dire che una squadra sia più forte di un'altra ma queste considerazioni non si possono tralasciare. Per quello dico che si deve gioire per la salvezza, per come l'abbiamo sentita dentro e perché ottenuta da grande gruppo formato da ragazzi eccezionali» 

Le differenze tra il primo e il secondo Mariotti?

«Partiamo dal fatto che sarebbe stato in difficoltà qualsiasi altro allenatore nel subentrare in corsa alla vigilia dell'esordio in campionato in un ambiente totalmente nuovo. È preparatissimo e sul campo lavora in modo eccezionale ma quando fai tanti anni di professionismo in club dove non ti fanno mancare niente e sei il secondo poi perdi l'abitudine nella gestione del rapporto col gruppo, perciò nella prima esperienza non era riuscito a legare ed è stato esonerato ma le colpe andavano divise tra tutti. Quando è ritornato ha ammesso i suoi sbagli e il gruppo ha capito come doveva comportarsi con lui, si è creato infatti un rapporto eccezionale specialmente nell'ultimo mese. Io col mister mi sono trovato benissimo, mi ha detto che ero tra i primi che voleva tenermi a tutti i costi e questo mi fa piacere»

Invece che difficoltà ha avuto Bacci per far decollare la Nuorese?

«Nel momento in cui era finita la prima avventura di Mariotti serviva un tecnico come lui. L'inizio fu più che positivo, dopo alcuni pareggi arrivarono due vittorie importanti di fila in casa dell'Isola Liri e dell'Olbia e facemmo una grande prestazione pure sul campo della Lupa Castelli. Poi è iniziata la brutta stagione, i campi pesanti e noi passavamo un mese e mezzo buono a lavorare solo in palestra. Ci sono mancati 5-6 giocatori per diverse partite e siccome non sei la Juve allora perdi qualità, per di più dovevamo vincere per forza pure quando non eravamo mai al completo. In difesa si sono concentrati tanti infortuni, prima Frongia - importante come giocatore e uomo - e poi Boi ma è capitato pure che non ci fosse nemmeno il terzo centrale Bossa e dietro ha giocato Alessandrì. Cappai ha saltato delle gare nel momento topico, prima ancora ci si è affrettati nel giudicare il rendimento di Cocuzza che se n'è andato al Noto e ha segnato 13 gol in 17 partite. Poi molte espulsioni ingenue e gli arbitri hanno preso degli abbagli, perciò le gara andavano analizzate con serenità e bisognava fare le giuste valutazioni negli uomini, visto che siamo stati molto sfortunati in certi frangenti pareggiando gare in casa dove meritavamo di vincere 10-0 ma non si diceva mai "Bravi ragazzi, vedrete che vinceremo la prossima" perché questo ci avrebbe aiutato, invece si mettevano in croce i ragazzini che poi subivano le critiche. Facendo tesoro di tutto questo, gestendo in modo diverso certe situazioni, con i giovani che ora hanno maggiore esperienza, il prossimo anno si può fare come Olbia e Budoni, la base è importante e forte»

Se Mereu fosse rimasto in panchina dove poteva arrivare la Nuorese

«Non voglio essere frainteso, ho un ottimo rapporto con Bacci e con Mariotti l'ho recuperato e spero rimanga ma ho un debole per Mereu, mi ha dato tanto e ha tirato il massimo da me. Con lui saremmo entrati tre le prime tre, perché avrebbe fatto scudo verso la squadra, lasciandola tranquilla di esprimersi» 

La Nuorese al massimo, infatti, ha dimostrato di giocarsela con tutti

«Abbiamo pareggiato con Viterbese, Lupa e Ostia, l'Olbia l'abbiamo battuta due volte su due, la vittoria dell'andata è stata anche la partita più bella della stagione per le emozioni vissute. Al completo reggevamo bene il confronto, a livello caratteriale abbiamo subito lo stress e l'ansia di dover centrare i playoff quando serviva saperci accontentare del momento. Quando all'Olbia mancavano Mastinu e Molino erano inchiodati in classifica, viceversa il Budoni con Villa e Fontanella capaci di fare 50 gol è filato via tranquillo al quarto posto. Però non abbiamo mai mollato, c'è chi ha rischiato come Jeda giocando con infiltrazioni per quei cavolo di playoff importanti sì ma solo per i giocatori» 

Dopo 4 stagioni di Eccellenza com'è stato per Deliperi ritrovare la serie D?

«Mi aspettavo un livello più alto. È un campionato più duro dell'Eccellenza ma ci sono grossi problemi di soldi, con società in difficoltà a livello economico; ho visto pagliacciate incredibili con squadre che non si sono presentate o hanno chiuso col far giocare la Juniores. Io sono stato due mesi fermo, saltare 8 gare è stato pesante ma alla fine ho fatto 26 presenze e posso dire che le prestazioni sono state positive. Con Pierpaolo Pisanu ho lavorato bene, è una persona disponibile che mi ha aiutato e ha cercato di allenarmi assecondando le mie caratteristiche, i miei colleghi erano all'altezza e di loro ho un ottimo ricordo»

Il momento più brutto?

«Quando mi sono fatto male nella gara con l'Isola Liri del 9 novembre, mi sono strappato il retto femorale e sono rimasto in campo, per me era un'agonia ma volevo rientrare negli spogliatoi con una vittoria. Quell'infortunio mi ha riservato però un qualcosa di speciale che ti porti dentro come vincere campionato, cioè quando i compagni sono venuti tutti ad abbracciarmi a fine gara. Avevo 3 centimetri di strappo, la domenica dopo c''era il derby con l'Olbia, una gara che aspettavo. Ho passato due mesi brutti ma faccio i complimenti a Nurra che mi ha sostituito bene, è arrivato alla Nuorese in punta di piedi, non veniva neanche preso in considerazione e ha giocato 10 gare, merito di Pisanu e del ragazzo. Sono rientrato contro il Budoni dopo due allenamenti sulle gambe ma non ho avuto grosse difficoltà perché ho giocato con testa ed esperienza, mi ero allenato troppo bene con Mereu l'anno prima e così ho messo tanto fieno in saccoccia. Ho fatto un bel campionato, a 35 anni mi sono divertito in serie D»

Però è arrivato l'addio

«Forse restare è stata una forzatura, l'estate scorsa qualcosa non era andata bene prima della mia conferma. Per diverso tempo ho passato le pene dell'inferno perché dico le cose come stanno ma lo faccio sempre per la causa che sposo, non mi piace abbassare la testa per attirare le simpatie di allenatori o presidenti. A Nuoro viene esasperato tutto e per fare il calcio in modo ottimale niente va lasciato al caso, i contrattini vanno fatti a tutti anziché accordarti sulla fiducia, il giocatore importante è normale che ti chiede rimborsi spese importanti, noi giocatori siamo stati sempre disponibili con la società ma non c'è stato questo ricambiare»

Le dimissioni del presidente Artedino sono definitive?

«Sono sicuro che non mollerà, è troppo preso dalla Nuorese per lasciare ora. Ci sono sicuramente delle cose da aggiustare, dopo l'elezione del nuovo sindaco dovranno sedersi e fare le cose che servono ad una società che sta in serie D. Il presidente ha fatto cose importanti per la città, due promozioni di fila e una salvezza nella quarta serie non è poco, le sue esternazioni sono dovute allo sconforto per una mano promessa e non ricevuta ma credo che starà già pensando a cosa fare l'anno prossimo anche se sono cose che non mi riguardano più»

I portieri e i giovani che più ti ha impressionato?

«Io faccio i complimenti ai colleghi che hanno difeso le porte delle squadre sarde. Io e Manis ci ritroviamo ogni anno da avversari e sembriamo come Tacconi e Zenga ma c'è stima reciproca ed è uno dei migliori in Sardegna. Ruzittu si è rilanciato alla grande ma con Peana preparatore non potevano non emergere le sue qualità. Saraò ha fatto un grande campionato e ha grande carattere, non è facile prendere gol da un tuo collega (Nurra su rinvio, ndr), poi vieni mandato via, torni e sei comunque protagonista. Forzati del Selargius mi ha fatto una buona impressione pur in una condizione difficile come Selargius. Sui giovani portieri ho visto poca roba in giro tranne Tassi della Lupa Castelli. Dei nostri Alessabdro Pusceddu ha grandi potenziali e qualità incredibili ma per lui è stato l'anno sbagliato sottoporta, ha migliorato tanto e ha capito come comportarsi avrà un bel futuro davanti. Mi dispiace per Michele Fadda, un '95 importante e bravo ma mai valorizzato, è stato sempre utilizzato come tappabuchi ma deve giocare a centrocampo perché è il suo ruolo. Mi piacciono i giovani del Budoni, un club sempre avanti coi fuoriquota, Cerbone ha buttato dentro dei '98 e '99, fa benissimo ogni anno e pochi ne parlano dandogli il giusto merito. In generale dico che per i giovani la serie D è una buona vetrina, sei appena sotto la Lega Pro, cioè vicino al calcio che conta, ma se non si ha la testa giusta non vai da nessuna parte»

Le squadre sarde tutte bene tranne il Selargius, pensavi si salvasse?

«Sono sincero e dico di no. All'andata ha fatto pure bene ma ogni anno è la solita tarantella, la prima volta ti fa il miracolo Andrea Sanna nei playout, la seconda Melis e Porcu ti prendono la salvezza per i capelli. Quando fai calcio con queste difficoltà poi alla lunga cadi anche se hanno fatto un bel campionato, sono giocatori giovani e con qualità importanti, sono arrivati fino alla fine proprio perché sono giovani e hanno pensato solo a continuare a giocare fino alla fine chiudendo dignitosamente la stagione sul campo e non come hanno fatto a Terracina e Anzio che hanno sbaraccato. Se fosse arrivata pure la salvezza c'era da far loro un monumento»

Il pareggio contro di voi alla penultima probabilmente ha inciso in modo determinante nel Selargius per non fare i playout

«Si è pensato da fuori che probabilmente tra sarde ci si deve aiutare ma le gare vanno giocate. Dall'altra parte c'erano ex compagni eccezionali ma la nostra società ci teneva, il presidente ha fatto pure una sfuriata grandissima per aver mancato la vittoria figuriamoci se non dovevi giocartela. Loro se la sono giocata in base alle forze che avevano in quel momento ma il problema del Selargius per fare o meno i playout non era la gara contro di noi»

Di Viterbese-Nuorese 4-2 finita sotto indagine nell'inchiesta di Calcioscommesse che ne pensi?

«Che è ridicolo, fino all'82' vincevamo 2-1 poi l'arbitro ha fatto di tutto, cartellini inventati, Boi subisce il fallo quando loro segnano il 3-2 e viene pure espulso per proteste. Quella gara per noi poteva essere un crocevia importante, vincere a Viterbo ti avrebbe dato una spinta importante ma anche lì è stato fatto un dramma di quella sconfitta»

In questo articolo
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2014/2015
Tags:
Sardegna
Girone G