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Francesco Loi, allenatore, Tortolì
«Cambiare in corsa una scelta societaria, vedere sfaldarsi un bel gruppo fa male»

Francesco Loi a 360 gradi: «Il Castiadas ha vinto per il progetto del club e la mentalità di Pinna. Squadra ben costruita, il salto con Figos. L'esonero dal Tortolì? Non per i risultati ma va accettato»

Ha appena ceduto il testimone a Sebastiano Pinna del Castiadas quale ultimo allenatore che ha vinto l'Eccellenza. Perciò Francesco Loi, che poco più di un anno fa portò in trionfo il Tortolì nel massimo campionato regionale, è il tecnico più qualificato per giudicare la cavalcata che ha visto protagonista il club sarrabese, salito in serie D con tre turni d'anticipo ed ancora imbattuto dopo 27 giornate giocate. «La vittoria del Castiadas è un lavoro di sintesi degli ultimi anni, nella costruzione della rosa sono stati molto più oculati, hanno guardato la composizione dei ruoli, curando l'asse centrale della squadra con dei senior molto forti ed esperti: i difensori Boi e Luigi Pinna possono giocare a occhi chiusi in serie D; a centrocampo Carboni è molto utile alla causa e mette in condizione uno come Carrus di giocare libero; i due attaccanti Mesina e Figos sono indiscutibili e in area possono sfruttare il lavoro degli esterni come Cordeddu e D'Agostino. Il gruppo dei fuoriquota è azzeccato con la scommessa vinta del portiere '98 Mereu, una scelta non fine a se stessa avendo con due centrali molto forti, lui poi è cresciuto gradualmente e ha dato il suo bel contributo. Avere il giovane in porta ha poi facilitato certe scelte e fatto salire la qualità globale della squadra. Nel girone d'andata hanno retto bene specie non perdendo gare in cui hanno sofferto, nel momento in cui sembrava potessero avere delle difficoltà si sono staccati in classifica, segnale di una grande solidità di gruppo e compattezza a livello societario, che ha avuto pazienza e ha creduto nel progetto, nell'organizzazione e nella mentalità data dal mister Pinna, il quale ha confermato che si fanno risultati importanti quando componi uno staff importante». 

 

Al Castiadas, come è successo al Tortolì, è mancata una vera antagonista?

«L'anno scorso si diceva che una squadra che ci avrebbe potuto creare problemi era il Budoni ma la realtà dei fatti ha detto che li abbiamo tenuti sempre a 8-10 punti da noi. Avendo fatto 14 vittorie e 1 pareggio a fine girone d'andata era già stato scavato un solco enorme potendo poi lavorare in gestione, con la differenza che avevamo vinto la Coppa Italia e volutamente si cercava di andare avanti nella fase nazionale; un obiettivo che non ci ha permesso di bissare nel ritorno il livello di punti dell'andata. Anche se poi, alla fine, abbiamo perso solo una gara in tutto campionato e fatto record impressionanti come quello delle vittorie consecutive dall'inizio, e quello dei punti nel girone d'andata. Il piccolo neo è stato non esser rimasti imbattuti ma non è facile quando sei primo dall'inizio alla fine, fare la lepre logora. Ma c'è anche la soddisfazione di aver fatto un gran lavoro valorizzando tanti i giovani del settore giovanile. Il Castiadas, invece, ha fatto un percorso più lineare, con diversi pareggi e una svolta è arrivata anche nel mercato riparazione, quando sono intervenuti poco ma in modo oculato dimostrando la crescita di mentalità perché non sono andati a stravolgere niente»

Anche la squadra di Pinna ha ottenuto l'aritmetica del salto in serie D da imbattuti, potranno restare con zero sconfitte fino alla fine?

«L'imbattibilità è un record un po' fine a se stesso, quello che conta è l'obiettivo che hanno raggiunto, cioè la serie D. Ora è giusto godersela, non hanno nemmeno l'incombenza della Supercoppa, se finisse domani la stagione sarebbe da ricordare perché nella storia mai il Castiadas aveva vinto un campionato. Possono tenerci a questo record e ci sta ma non sarà facile affrontare le tre gare con la stessa intensità che hanno avuto in 27 giornate. Probabilmente, e giustamente, verrà dato spazio chi ha giocato meno, questo non vuol dire che non potranno chiudere imbattuti ma gli stimoli calano parecchio ed è anche giusto godersi la vittoria. Se poi eguaglieranno il record della Nuorese sarà la ciliegina sulla torta di una stagione comunque bellissima per loro»

Il Castiadas ha fatto il salto di qualità con l'arrivo di Figos dal Tortolì di Loi

«Di meglio non potevamo trovare sul mercato: un giocatore vincente che negli ultimi 4 anni ha fatto tre promozioni in serie D. È determinante nella economia della squadra, umile ed esperto, oltre ai tanti gol ha portato un dote importante all'interno dello spogliatoio che è quel tocco aggiuntivo di mentalità giusta già presente in giocatori come Carrus, Pinna, Cordeddu, Boi. Alessio è stato importante per la crescita di Mesina, al quale non ha tolto gol e importanza, e in quella generale del gruppo perché ci si allinea alla mentalità di un giocatore che arriva dalla serie D con l'umiltà del gregario»

Stupito dalla sua media realizzativa di un gol a partita?

«Assolutamente no perché nei tre anni e mezzo che Figos è stato con me, il frangente di questa stagione era quello in cui stava meglio come condizione generale. Stava facendo la differenza in serie D e faceva girare il reparto insieme con Nieddu e Spinola. I tre attaccanti, in 15 partite, avevano già segnato 14 gol, una cifra non scontata perché, se si va ad analizzare i numeri, il problema cronico delle squadre sarde è che raramente un attaccante va in doppia cifra. Noi stavamo lavorando su una media alta suddividendo i gol su tutti e tre gli attaccanti, sintomo che la squadra a livello qualitativo sapeva esprimere un calcio importante e aveva diverse soluzioni sulle palle inattive e manovrate»

L'arrivo di Figos al Castiadas è stata una conseguenza dell'esonero dopo la vittoria nel derby col Lanusei. A distanza di quasi quattro mesi cosa resta di quella decisione?

«L'esonero rimane un neo in quella che è la mia piccola carriera dilettantistica di allenatore, il primo dopo tanti anni che faccio calcio. Va saputo accettare con molta serenità perché non è dipeso dai risultati che non arrivavano ma per una scelta societaria di cambiare un progetto in corsa. Le società decidono e si prendono responsabilità delle scelte fatte, per me vanno accettate anche se non condivise»

E perché si è arrivati a questa decisione?

«Per una scelta unilaterale e una volontà ferrea di cambiare non sicuramente voluta dal sottoscritto. La società palesava l'idea di poter far meglio di quanto stessimo facendo e di ottenere una qualità generale più alta attraverso un lavoro più vicino al professionismo rispetto ad una gestione più dilettantistica. Il progetto probabilmente non stava dando i risultati voluti dalla società»

Cosa ha provato l'allenatore esonerato nel veder andar via da Tortolì una dozzina di calciatori, tra i quali alcuni che avevano vinto in Eccellenza?  

«Per me la costruzione della squadra nasce dalla creazione di un gruppo e vedere un qualcosa di molto bello sfaldarsi così, senza una ragione importante, plausibile e valida, fa male. Ma serve a fare anche esperienza e ad evitare certi tipi di errori in futuro come dare per scontato che nel calcio comandi solo il calcio giocato. Per me contano sempre e solo il campo e i risultati, e la creazione di un gruppo che si diverte negli allenamenti e durante le partite, le altre cose non mi appartengono. Mi è dispiaciuto per i ragazzi che sono andati via ma che, perlomeno, hanno alzato il livello dell'Eccellenza in Sardegna. Sono molto contento che tutti stiano facendo bene nelle rispettive squadre a dimostrazione che il gruppo a Tortolì era stato costruito con cognizione di causa e con valori tecnici ed umani molto importanti»

Cosa avrebbe potuto ottenere quel Tortolì costruito da Francesco Loi?

«Era una squadra che aveva dei principi e delle idee tecnico-tattiche importanti, una mentalità vincente e con una condizione atletica perfetta fino al momento della gara giocata contro il Lanusei ad inizio dicembre. Tutto il lavoro era stato programmato per reggere il confronto in un campionato che io e il mio staff sapevamo essere molto impegnativo. Avevamo messo in conto alcune difficoltà ma si era raggiunta la piena maturità e un buon amalgama tra vecchi e nuovi. Cosa sarebbe stato ora quel Tortolì? Se dovessimo fare una proiezione in avanti della strada che si era intrapresa, in questo momento sicuramente ci sarebbe stato qualche punto in più rispetto ai 20 attuali, avevamo ottenuto 15 punti in 15 partite, eravamo 12esimi con 6 squadre dietro di noi. Ma il calcio non ha regole fisse e la cosa che resta opinabile è l'aver interrotto un progetto con una posizione in classifica fuori dai playout, direi dignitosa al primo anno in serie D, e con un trend in quel momento più che positivo; nelle successive 4-5 gare c'era un calendario abbordabile sapendo anche che poi si sarebbero vissuti altri momenti di difficoltà ma quando becchi un bel filotto non c'è niente di impossibile. La salvezza diretta è un obiettivo importantissimo ed equivale alla vittoria del campionato»

Come finisce il campionato di serie D per le squadre sarde?

«Alla fine, come spesso accade, sarà uno scontro fratricida. Di 4 squadre coinvolte nella lotta salvezza speriamo che ci sia il minor numero possibile di retrocessioni anche se non potranno essere meno di due. Ma il campionato può dire tanto ancora e si rischiano pure due retrocessioni dirette senza playout. Nelle ultime 5 giornate ci sono ulteriori scontri diretti tra squadre sarde che segneranno il destino di qualcuna di loro. L'unica squadra non isolana rimessa in ballo è il Monterosi che si trascina una striscia negativa importante ma la media-punti delle ultime 11-12 gare di alcune squadre non fa ben sperare per il proseguo, in serie D bisogna avere almeno una marcia di un punto a gara per avere la garanzia del playout in casa»

L'anno scorso il Tortolì "chiamò" il Budoni in serie D, chi potrà raggiungere i sarrabesi nel salto di categoria?

«Ripetere la cavalcata della squadra di Cerbone nei playoff non è semplice, è stata una impresa che sfiora il miracolo per come è arrivata e le condizioni in cui sono state giocate quattro partite. Se si fa un ragionamento di club che possono essere ripescati, la Torres dovrebbe avere più punteggio rispetto ad Atletico Uri, Sorso e Stintino ma sul campo non do per scontato che i rossoblù siano i favoriti. Per quanto espresso a livello di gioco l'Atletico Uri è una gran sorpresa, all'andata lo Stintino ha fatto dei risultati molto importanti. Per organici e la spinta delle piazza la finale dovrebbe essere Sorso-Torres, un derby 4-5mila spettatori che sarebbe un evento regionale. Sulla carta sono le due favorite ma è niente è scontato, devono infatti fronteggiare la freschezza e l'entusiasmo di due squadre che praticano un calcio moderno, guidate da due allenatori molto bravi. Le semifinali saranno belle da vedere, con valori diversi e idee di calcio diverse. Il Samassi non è fuori giochi ma solo con un miracolo possono essere dentro nonostante a livello qualitativo di squadra li potrebbe fare ad occhi chiusi. C'è da dire che arrivano da campionati vinti in categorie inferiori e in Eccellenza un anno di assestamento ci vuole per gettare le basi tecniche e societarie per l'anno prossimo»

Cos'altro ha detto il campionato di Eccellenza?

«Che per poter stare in questa categoria non basta avere delle buone idee ma il coraggio e la forza di metterle in pratica con costanza, una società come l'Orrolese sta pagando questo in modo pesante. C'è una piazza storica in difficoltà come Calangianus, non è mai retrocesso in Promozione nella sua storia e se capitasse sarebbe una gran perdita per l'Eccellenza. Si deve registrare che il Valledoria, differenza degli ultimi due e tre anni, non è riuscita ad invertite il percorso del ritorno con quello dell'andata. Il Taloro è in ripresa da una crisi che poteva essere pericolosa e lo ha fatto con dei risultati importanti al Maristiai, la salvezza sarebbe l'ennesima consecutiva sempre con risorse limitate e premierebbe il nuovo corso societario e tecnico con la guida di Romano Marchi. Sicuramente da apprezzare il lavoro della Ferrini e del suo allenatore Giordano, con un squadra giovane e con dei senior importanti nei punti giusti si avvia ad una salvezza tranquilla. Il Tonara di Prastaro ha centrato l'obiettivo stagionale facendo un grandissimo risultato con la vittoria della Coppa Italia, le fasi nazionali sono state un evento storico comparabile a quello vissuto dal Taloro di Vincenzo Fadda. Per Antonio Pili e compagni la Coppa è la loro manifestazione, ne so qualcosa avendo perso quella di Promozione contro di loro quand'ero al Lanusei. Sono stati molto seguiti anche in trasferta e hanno maturato una esperienza grande che aiuterà loro a crescere e invogliare il paese per rilanciare con passione il programma societario. Il Guspini, invece, credo sia una squadra da studiare perché è la dimostrazione che il calcio non è fatto solo di teorie, di doppie e triple sedute da professionisti ma di reazioni chimiche positive e di incontri di carattere. Io, in generale, non do una importanza così forte alla gestione tecnica ma l'avvento di Marco Piras vale il 60% dei grandi risultati ottenuti in quasi un girone. Un tecnico, oltre al metodo, va valutato per i risultati che ottiene. Ha cambiato il modo di approcciare le gare, andando a giocarsela alla pari in tutti i campi come testimonia il pareggio in casa della Torres che stava dando 4-6 gol alle squadre in lotta per non retrocedere. Ha plasmato la squadra al suo carattere con il grande merito di dare la mentalità giusta per uscire da una situazione che sembrava irreparabile. Paradossalmente il Guspini guarda ora più alle zone medio-alte di classifica che alle sue spalle. Per me resta la grandissima sorpresa del campionato, farà una impresa sotto molti punti di vista e senza regali»

Il futuro di Francesco Loi? Le voci si accavallano: possibile ritorno al Lanusei, interessamento della Nuorese, abboccamento del Muravera e, a sorpresa, anche Castiadas

«Bisogna aspettare che si concludano i campionati per capire come andranno a finire le cose, io sono un po' distaccato dalle voci di fanta-mercato. Non ci sono situazioni concrete e, personalmente, non ho ancora idea di ciò che andrò a fare né dove e né con quale ruolo. Potrei anche non allenare e ricoprire un ruolo diverso in un progetto che ritenessi interessante. Di sicuro bisogna cercare le situazioni giuste, quelle che creano gli stimoli importanti. Negli ultimi anni la ricerca mi è riuscita bene, questa stagione resta una incompiuta ma sono soddisfatto del lavoro fatto fino a che me l'hanno permesso di fare. Ora è presto per decidere, sicuramente non farò l'allenatore né in Seconda e né in Prima ma non per presunzione ma perché la mia gavetta l'ho fatta e, mentalmente, non sarei pronto a dare un contributo in quelle categorie» 

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2017/2018