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La partita speciale di Dore: «Fiero di aver vestito la maglia della Torres»
Il mediano: «Il mio Castelsardo vuole la salvezza»

La partita speciale di Dore: «Fiero di aver vestito la maglia della Torres»

Contro la squadra del cuore, nella quale è cresciuto come uomo e giocatore facendo tutta la trafila, dagli Allievi alla Primavera, fino all'esordio in prima squadra. «Coppa Italia di serie C, dicembre 2003, a Crotone contro lo squadra di Gasperini che quell'anno stravinse il campionato. Un giorno che non potrò mai dimenticare». Parole di Giovanni Dore, classe 1985, sassarese ed ex torresino che domenica, al Vanni Sanna, scenderà in campo con la maglia del Castelsardo per incontrare il suo più recente e lontano passato. «Sarà una sensazione "terribile" – dice subito la mezzala dei castellanesi – Mai avrei pensato di salire dalla parte sbagliata della scaletta che, dal sottopassaggio, porta in campo, ma lo farò a testa alta perché sono fiero di ogni minuto giocato con la maglia della Torres. Allo stesso tempo sarò molto concentrato, si tratta di una partita molto importante per noi, ci mancano 3/4 punti per essere sicuri della salvezza diretta. Ci vorrà quindi una grande prestazione da parte mia e di tutti noi».

 

Giovanni, dopo aver toccato il professionismo con la Torres, sei tornato a Sassari disputando in maglia rossoblù gli ultimi due anni con una vittoria in Promozione e poi un anno travagliato in Eccellenza, perché non sei rimasto?

«Io non sarei mai andato via. Per di più, dopo 6 anni con la maglia che amo con tutto il cuore, quella della squadra della mia città, di cui ero con tanto “orgoglio” il capitano, per volere della gente, in primis. Mai avrei lasciato la squadra per la quale ho firmato in bianco, senza nessuna garanzia, ma solo per smisurato amore, anche quando era appena saltata la cordata immaginaria guidata da tale signor Caramagna. Semplicemente, dopo un intero anno in cui il presidente Lorenzoni, a parole, mi confermava e mi chiedeva di rimanere, non mi è arrivata nessuna telefonata di convocazione, nonostante mister Ennas mi volesse fortissimamente, avendo vinto con lui da titolare, il precedente campionato di Promozione. Poi il 3 agosto, a ritiro iniziato e, soprattutto, per le pressioni di molti tifosi che si chiedevano perché non mi allenassi con la squadra, ho ricevuto una chiamata da parte del direttore sportivo Tossi che mi comunicava che non rientravo più nei piani della società. Ho sperato in una richiamata, mi sono tenuto libero fino a 5 giorni prima dell'inizio del campionato e poi ho accettato con entusiasmo la proposta del Castelsardo»

Cosa ti porti dietro di tutta l’esperienza vissuta alla Torres?

«Tutti i ricordi e le emozioni sportive più care che ho. La vittoria del campionato di Promozione con quasi due mesi d'anticipo, dopo il fallimento; la prima fascia da capitano all'Acquedotto il 28 agosto 2009; l'ingresso in campo con l'Aida; l'aver giocato con la pelle d'oca sentendo il boato della Curva Nord; l’aver stretto i denti e aver giocato fratturato, senza uscire dal campo, nel gennaio scorso a Sant'Elia; l'emozione ogni volta che indossavo maglia e fascia da capitano che il caro Bruno Pala (storico magazziniere rossoblù, ndr) preparava con cura nel mio posto nello spogliatoio; le lacrime all'esordio in prima squadra nel 2003; la prima maglia della Torres nel 2000 contro la Fulgor. Insomma, tutto ciò che ho di più caro, sportivamente parlando, nel mio cuore»

Chi saluterai con piacere domenica al Vanni Sanna?

«In primis la Curva Nord, da sempre molto generosa nei miei confronti e tutti i tifosi torresini degli altri settori, molti dei quali diventati cari amici nel corso di questi anni. Poi il caro magazziniere Bruno Pala e gli infaticabili dirigenti Stangoni e Maninchedda»

Hai lasciato un ottimo ai tifosi della Torres, che hanno sempre apprezzato l’attaccamento alla maglia rossoblù

«Sì, i tifosi torresini mi hanno sempre fatto sentire il loro sostegno, la loro stima e il loro affetto, specialmente quando sono stato lontano dai campi di gioco per un mese e mezzo per via della frattura al malleolo. E ancor più nel momento in cui non mi è stato rinnovato il contratto, augurandomi di tornare ad indossare la maglia della Torres e la fascia di capitano il prima possibile. Non smetterò mai di ringraziarli per tutte le emozioni che mi hanno regalato, spero solo di aver ripagato con l'impegno, il sudore, l'attaccamento alla maglia e il sacrificio tutto ciò che loro hanno fatto per me»

Ora giochi per il Castelsardo, quest’anno è stato un ritorno per te quattro anni dopo le esperienze fatte con Ghilarza, Olmedo e Torres. Non è stato facile dire di sì nell’anno della totale ricostruzione dopo la retrocessione dalla serie D

«Ho accettato quasi subito la chiamata di mister Tonio Ravot e del presidente Achille Sanna per prendermi una rivincita nei confronti della precedente e non felice esperienza con la maglia castellanese nel 2005/06 e poi per giocare finalmente un anno intero col mio idolo giovanile, Stefano Udassi, il nostro capitano, di cui ammiravo le giocate, sin da bambino, all'Acquedotto. Sono contento della scelta fatta perché questa è una società composta da persone serie, che mi hanno fortemente voluto, insieme al mister, fin dal primo momento»

Aldilà della classifica, non potrà comunque essere una gara normale quella contro la Torres visti i tanti ex in campo. Oltre a te, Solimeno, Tribuna, Cutolo (anche se è squalificato), Russo, Udassi, mister Ravot stesso. C’è molto spirito di rivalsa in voi?

«Una gara del genere non potrebbe mai essere definita "normale". Ognuno dei miei compagni avrà sicuramente motivazioni diverse ma non si tratta di rivalsa, semplicemente di fare il proprio dovere e di farlo al meglio. Ci vorrà perciò una grande prestazione da parte di tutti. Per me sarà poi un'occasione unica per farmi rivedere dai "miei" tifosi e per continuare a coltivare il sogno di rindossare ancora una volta, con orgoglio, la maglia della Torres»

Il Castelsardo è stato rinforzato in corsa ma non siete riusciti ad avere quei punti in più per essere, a questo punti, fuori dalla zona calda. Vi state mangiando ancora le mani per gli ultimi due pareggi a Quartu e quello in casa con il Samassi?

«Sicuramente più per il pareggio col Sant’Elena. Fino all'85’ vincevamo 2-1 e con quei due punti in più saremmo stati molto più tranquilli. Col Samassi, invece, si è trattato di uno scontro molto tattico, con poche occasioni, anche se paradossalmente abbiamo giocato meglio e siamo stati più pericolosi dopo l’espulsione di Cutolo. Recriminiamo per un gol al 91’ di Udassi annullato per un fuorigioco molto dubbio, per un salvataggio sulla linea su un tiro di Cutolo e per un rigore su Valenti. Ma ormai la situazione è questa e non possiamo che utilizzare ogni nostra energia, in quest'annata davvero poco fortunata, per raggiungere l'obiettivo-salvezza prefissato il 29 agosto scorso quando abbiamo iniziato la stagione con soli 4 giocatori d'esperienza e tanti giovani di valore fra cui Russo, Valenti, Sechi, Oneddu»

A 180’ dal termine la corsa salvezza/playout coinvolge squadre forti come San Teodoro e Olbia a rischio retrocessione diretta

«Io penso unicamente a raggiungere quota 42, a quel punto credo che saremo al riparo da sorprese sgradite. Si potrebbe prospettare anche una situazione in cui noi, Olbia, Tortoli e Samassi ci potremmo trovare a 41 punti, ma in quel caso, per la classifica avulsa, saremmo salvi noi per via degli scontri diretti tutti a nostro favore. Il resto sinceramente poco mi importa, non mi piace "gufare" nessuna squadra, perché ci sono comunque colleghi che soffrono e si impegnano come tutti noi»

Invece la Torres che chance ha nei playoff?

«Direi ottime, sta acquisendo consapevolezza nei propri mezzi e ha alcuni giocatori con molta qualità ed esperienza. L'avversario più ostico penso sia il Fertilia per via della velocità dei suoi esterni e della prolificità del suo attacco, con il bomber Sanna che a me piace tantissimo. Credo possa farcela se riuscirà ad essere "squadra" e non "unione di tanti bravi solisti" e comunque può contare sul 12° uomo in campo: la Curva Nord. Quando non vengono assurdamente vietate le trasferte ai tifosi rossoblù, la Torres gioca comunque in "casa"; quindi 2° o 3° posto non cambierebbe granché, ciò che conta è il raggiungimento dell'obiettivo finale: la promozione in serie D, qualsiasi sia la via»

Secondo te ha meritato di vincere il campionato il Progetto Sant’Elia?

«Per via della continuità dimostrata, credo di sì. Purtroppo la Torres è stata discontinua e i frequenti cambi di giocatori e allenatori non hanno giovato al raggiungimento dell'obiettivo iniziale del 1° posto. Ma niente è perduto, può tranquillamente puntare al salto di categoria ed aver la rivincita col Sant'Elia in serie D»

Fabio Salis

In questo articolo
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Campionato:
Stagione:
2010/2011
Tags:
Sardegna
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