Ora può allenare in C: «Sono ambizioso, vedremo»
Marco Cossu, il patentino e la voglia di ripartire: «Il corso a Coverciano ti arricchisce, valuterò ogni proposta»
Ora potrà allenare le prime squadre in serie C, le Primavera nonché essere il vice di un tecnico in serie A e in serie B. Marco Cossu, insieme con Vincenzo Fadda (tecnico del Selargius in serie D), ha ottenuto la qualifica di Allenatore di Seconda categoria Uefa A dopo aver frequentato il corso speciale svoltosi a Coverciano dal 10 marzo al 7 maggio. «Al di là dell'aver conseguito il patentino che ti dà la possibilità di allenare in club professionistici - dice Cossu, che per tre anni ha allenato il Porto Corallo - è stato un corso estremamente impegnativo ma che ti arricchisce tantissimo. Aver avuto tra i relatori allenatori di primissimo piano come Allegri, Spalletti, Baldini e Ulivieri, oppure l'avvocato Grassani esperto di carte federali e l'ex arbitro Trentalange per il regolamento, ti fa aumentare a dismisura il bagaglio di nozioni. A Coverciano si respirava un ambiente eccezionale, con un interscambio di conoscenze senza barriere o filtri. Poi è chiaro che nel proprio lavoro ogni allenatore è geloso del bagaglio tecnico e culturale che si è costruito nel tempo, ma lì nel corso si era totalmente lontani da qualsiasi forma di gelosia».
Aver conseguito il patentino di Seconda categoria è stato il miglior modo per far fruttare l'anno sabbatico dopo l'esperienza col Porto Corallo
«Star fermo è un passaggio obbligato del mio percorso di allenatore, avevo bisogno di farlo dopo tre anni intensi e ricchi di soddisfazione al Porto Corallo. Non è stato un anno perso ma mi è servito per caricare le batterie, ho voglia di fare calcio»
In serie C, in qualche Primavera o dove?
«Io non so se potrò mai utilizzare pienamente il patentino che ho conseguito a Coverciano, però sono un ambizioso che è disposto a sacrificare il mio lavoro per poter cogliere una qualsiasi opportunità dovesse capitare. Vedremo»
Nel frattempo Marco Cossu è sulla lista di alcuni presidenti e direttori sportivi di squadre sarde dilettantistiche
«È vero, ho avuto qualche contatto e confronto ma ancora non c'è niente di concreto»
Perché in attesa della chiamata importante?
«Non esattamente. Io spero si possano concretizzare alcune opportunità ma se così non fosse mi butterei con grande entusiasmo e tanta motivazione in qualsiasi esperienza con club dilettantistici»
In quest'anno di "riposo" lo si è visto spesso a seguire gare di serie D, Eccellenza e Promozione
«Mi sono tenuto aggiornato e ho potuto seguire tante belle partite»
In serie D, se si esclude l'Olbia, solo sofferenza per le squadre sarde
«Purtroppo sì. L'Olbia ha fatto un campionato di vertice nonostante abbia patito le vicissitudini extra-calcio, per il resto il Porto Torres non ha retto il peso economico della serie D mentre nei playout ci sono stati due derby. Il Budoni credo abbia meritato la salvezza, è stato sempre fuori dalla zona calda, poi con quel lungo blackout di risultati all'inizio del girone di ritorno si è trovato invischiato nella lotta per non retrocedere. Ne ha fatto le spese l'Arzachena al quale auguro di riottenere la categoria con il ripescaggio perché è un bene per tutto il movimento isolano avere una squadra in più in serie D. Dispiace per il Latte Dolce che è retrocesso quando pensava di essere arrivato ad un centimetro dalla salvezza, il Selargius nella gara secca ha fatto valere tutta l'esperienza dei suoi uomini migliori. La squadra di Scotto ha portato un'idea calcio e organizzazione da copiare purtroppo il Latte Dolce dovrà accettare l'esistenza di un regolamento che dà la possibilità di salvarsi anche a chi ha chiuso la stagione regolare con 8 punti in meno»
In Eccellenza ha vinto la Nuorese, ma era davvero la più forte?
«Ad inizio stagione, io personalmente collocavo la Nuorese tra le prime cinque, con Porto Corallo, Fertilia, Muravera e San Teodoro e un possibile inserimento anche del Taloro. Ma nel calcio, per fortuna, sono importanti tante componenti e non solo il valore dei giocatori che compongono la rosa. Nel calcio si crea una chimica particolare, che parte da una società solida e organizzata, da un lavoro del tecnico e dei giocatori che si mettono a disposizione di quel tecnico, la Nuorese non era sulla carta la più forte ma alla fine ha dimostrato di esserlo in tutte quelle componenti prima elencate»
Chi era la più forte?
«Il Porto Corallo senz'altro. Già prima che mi dimettessi ho potuto conoscere il grande valore di alcuni dei giocatori che hanno composto la rosa di quest'anno, poi ne sono arrivati anche altri di grande spessore. Però non posso assolutamente dire perché non abbia vinto perché per poter esprimere un giudizio bisogna essere sempre all'interno»
Il Fertilia che è arrivato fino alla finale nazionale dei playoff ha sorpreso tutti
«Il Fertilia non la considero una sorpresa a tutti gli effetti ma ha ottenuto i risultati come frutto di una programmazione. Il club di Aurelio Ferroni è un esempio per il calcio sardo al pari del Latte Dolce, questi non sono ambienti legati ai risultati, infatti il Latte Dolce ripartirà tranquillamente anche da una retrocessione così come il Fertilia, se verrà ripescato in serie D come gli auguro, saprà affrontare al meglio un campionato nazionale. Poi vedo società come la Ferrini Cagliari che si avvicina a questi modelli o lo stesso La Palma Monteurpinu mentre credevo molto anche nello sviluppo organizzativo che si stava dando il Serramanna»
Per un giocatore ed un allenatore sardo è difficile poter emergere se non varca il Tirreno
«Dietro il Cagliari, c'era la Torres in Lega Pro, che è pure retrocessa, e poi qualche squadra in serie D. In altre regioni come la Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio e così via, in un fazzoletto di terra ci sono squadre in ogni categoria del professionismo. Il fattore economico è determinante, chi compete con queste realtà lo fa con ingegno ma i calciatori sardi sono le prime vittime di un sistema che fatica a crescere e a volte pure implode. Ci sono esempi di giocatori come Aloia dell'Olbia, Masala del Latte Dolce e Spano dell'Arzachena che hanno trovato l'opportunità di firmare un contratto in club professionistici, c'è una formazione Juniores regionale che arriva in finale nel Torneo delle Regioni ma mi chiedo quanti di quegli ottimi ragazzi che ha guidato Paolo Busanca poi avrà realmente una chance nel calcio che conta e quanti invece la finiranno nelle categorie minori. Se il sistema non li sostiene e supporta credo che purtroppo in molti finiranno nel dimenticatoio»