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Maurizio Erbì racconta il suo TDR 2016 a Diario Sportivo: "Un arricchimento per tutti al di là dei risultati. La cultura sportiva della comitiva sarda alla base di questa indimenticabile esperienza"
Il tecnico tra verdetti del campo e filosofia

Maurizio Erbì racconta il suo TDR 2016 a Diario Sportivo: "Un arricchimento per tutti al di là dei risultati. La cultura sportiva della comitiva sarda alla base di questa indimenticabile esperienza"

A due settimane dalla conclusione del 55° Torneo delle Regioni, disputatosi dal 29 al 4 giugno in Calabria, abbiamo sentito il tecnico della rappresentativa giovanissimi sarda, Maurizio Erbì per raccogliere le sue impressioni sulla tre giorni di fuoco vissuta dai suoi ragazzi e dal suo staff. Erbì vanta una lunga esperienza nei campionati dilettantistici sardi, nel corso della quale non sono mancate le soddisfazioni. 15 campionati tra Eccellenza e Promozione alla guida di numerose società tra le quali, negli ultimi anni, Asseminese, Samassi e Iglesias.

Mister Erbì, tenendo conto solamente dei verdetti del campo il TDR 2016 è stato avaro di soddisfazioni per le rappresentative sarde, tutte eliminate al primo turno. Tuttavia, avendo vissuto al seguito della comitiva sarda questa indimenticabile esperienza, abbiamo colto vari aspetti che invitano all'ottimismo in chiave futura, altri che hanno certamente arricchito l'esperienza dei ragazzi che hanno avuto merito e fortuna di far parte della rosa dei 60 convocati. Ci aiuta a spiegare ai nostri lettori ciò che i numeri non possono raccontare?

 

Esperienze come quella del TDR sono difficili da spiegare, bisogna viverle in prima persona per capire di cosa si tratta. Esperienze che valgono la pena di essere vissute aldilà dei risultati perché da questi confronti si cresce tutti, dai ragazzi agli allenatori passando per i dirigenti. Da qui devono poi anche nascere motivazioni per accrescere le prestazioni attuali. Quando sei in campo al TDR capisci che è necessario uno step in avanti per poter essere competitivi da subito, in una competizione il cui girone eliminatorio è concentrato in 3 soli giorni e che ti impone una condizione complessiva ottimale sin dall’esordio e non dopo qualche gara di rodaggio come è purtroppo capitato a noi. Probabilmente il limitato confronto che c’è tra i ragazzi in Sardegna, mi riferisco alla categoria giovanissimi, impedisce agli stessi di arrivare pronti al TDR. Un gruppo di acerbi giocatori che non è ancora pronto a confrontarsi a questi livelli, al 100% della forma, come richiede un TDR sin dalla prima giornata.

 

Concentriamoci per un momento sulla sua squadra, i giovanissimi classe 2001-2002 che pur mostrando sprazzi di bel calcio non sono riusciti a portare a casa punti preziosi per la qualificazione. Cosa è mancato ai ragazzi?

 

Le mie sensazioni, frutto comunque di un esame obiettivo, dicono che ai nostri ragazzi manca un confronto continuo durante i vari campionati che disputano nel corso della stagione, perché come abbiamo visto al TDR i singoli (al pari del gruppo) sono andati in crescendo dopo aver fatto la prima partita magari un po’ al di sotto delle proprie potenzialità perché non si aspettavano un confronto così alto a livello agonistico, di concentrazione, di cattiveria sportiva. Sono cresciuti di partita in partita, inutilmente perché in una competizione come questa alla prima sconfitta hai un piede dentro uno fuori, alla seconda sei davvero fuori quando lo stato di forma ideale raggiunto per confrontarti ad armi pari nella terza e ultima partita serve ben poco ai fini della qualificazione.  

La vera difficoltà secondo me è proprio questa: cercare di portare al TDR un gruppo di ragazzi già pronti ad un confronto paritario, per una prima partita del girone al 100%, con i loro pari età provenienti dalle altre regioni, alle quali non abbiamo nulla da invidiare ma con le quali non siamo abituati a confrontarci a certi ritmi. Questo secondo me accade perché a livello regionale il confronto è limitato a poche squadre, per cui è ovvio che quando un ragazzo si abitua a giocare al 60, 70% delle sue possibilità e vince, non ha bisogno di tirare fuori il 100% e si abitua alla sottoprestazione, ma purtroppo quando scendi in campo per il TDR se vuoi superare il primo turno devi partire subito al 110%. E’ fondamentale capire come superare questo ostacolo, in una fascia d’età comunque complicata. L’unica ricetta può essere sempre quella di lavorare sodo, magari anche con l’aiuto delle società di appartenenza. Ciò che manca ed è determinante, in ogni caso, è l’agonismo adeguato nel confronto domenicale.

 

In che modo questa esperienza può essere loro utile nel proseguo della loro duplice "carriera" di atleti e aspiranti uomini?

 

L’esperienza appena vissuta con la rappresentativa certamente è stata e sarà utile alla loro crescita, perché stare fuori di casa a 14-15 anni senza i propri genitori, condividendo con altri ragazzi le cose positive e quelle cose negative, fuori dalla Sardegna, aiuta a crescere e a maturare. Principalmente come uomini, poi è ovvio che per gli aspiranti calciatori queste esperienze hanno la capacità di motivare i ragazzi e tutti noi a migliorare le nostre prestazione e confrontarci ad un livello sempre maggiore. Chiaramente trattandosi di ragazzi così giovani è necessaria la giusta prudenza anche perché il primo obiettivo è crescere. Solo dopo si possono coltivare ambizioni.

 

Cosa ha cercato di trasmettere loro alla vigilia della competizione ed al termine della terza gara?

 

Oltre a cercare di migliorare gli aspetti tecnici e tattici, abbiamo cercato soprattutto di lavorare su un aspetto che ritenevamo fondamentale: l'atteggiamento mentale, lavorare sull'autostima e sulla fiducia reciproca in modo tale da arrivare in Calabria pronti per giocarci le partite alla pari dal punto di vista mentale. Abbiamo cercato di lavorare tutto l’anno su questo aspetto, cercando di convincere i ragazzi che non sono inferiori agli altri e che se la possono giocare alla pari con i loro coetanei delle altre regioni. Tuttavia questo delicato e incessante lavoro non è stato sufficiente anche perchè ci sono tanti altri aspetti da migliorare, ma per tutta la stagione nessun membro dello staff si è risparmiato e ha cercato di ridurre al minimo l'impatto con una manifestazione così impegnativa.

 

Aldilà dei risultati ottenuti, quanto è stato prezioso il lavoro dentro e fuori dal campo del suo assistente Marcello Melis?

 

Il lavoro di Marcello è stato davvero prezioso, sotto tutti i punti di vista. Non solo per i ragazzi, ma anche per l'intero staff, con il quale ha saputo interagire con grande efficacia. Ringrazio di cuore Marcello ma anche tutti gli altri componenti, dai medici ai dirigenti, per essere stati così vicini e sensibili alla Rappresentativa Giovanissimi e per essersi adoperati affinchè tutto andasse per il meglio.

 

Su quali aspetti il Torneo delle Regioni differisce da ogni altra competizione? Cosa salva e cosa cambierebbe, rispettando le finalità storiche del più importante torneo giovanile nazionale?

 

Il TDR è una competizione unica nel suo genere. Si tratta della massima competizione nazionale per i migliori giovani dilettanti di tutte le regioni italiane. Di questa esperienza salvo tutto perchè ha permesso a noi tutti indistintamente di crescere. Probabilmente, fatta salva qualche bella eccezione, l'attenzione dei media nei confronti del TDR non è commisurata al suo reale valore (non solo storico, considerato che siamo quella appena terminata era la 55° edizione, ndr). Offrire maggiore visibilità ad i migliori giovani italiani che non sono ancora finiti nel radar delle squadre professionistiche darebbe un'ulteriore spinta a tutto il movimento dilettantistico, risulterebbe decisivo anche anche livello motivazionale per tutte le persone, a tutte le sfere, che hanno o avranno un ruolo legato al TDR.


Quali sono le principali differenze tra il guidare una squadra di calciatori maturi per un'intera stagione, ed un gruppo di 14enni di valore provenienti da tutta la Sardegna che non si conoscono e che rischiano di essere giudicati per tre prestazioni nell'arco di 72 ore?


Le differenze sono tante, perché i ragazzi di queste fasce d’età non hanno fatto ancora un percorso formativo completo come i calciatori maturi, per cui i 14-15enni non possono essere giudicati o bocciati per tre partite racchiuse nell'arco di tre giorni: è fondamentale utilizzare questa esperienza per farli crescere e rimandare i giudizi definitivi a quando avranno completato il loro percorso formativo. E comunque, come dico sempre ai giovani: non ci sono mai bocciati ma al massimo rimandati ad altre partite e ad altre esperienze.

 

Il ricordo del TDR 2016 che conserverà più a lungo?


L'esperienza bellissima che ho vissuto con tutti questi ragazzi è di per sé il ricordo più bello. Non solo nel mio staff, ma anche negli altri (hanno fatto parte della comitiva 80 persone tra cui i 60 ragazzi convocati, ndr), ho conosciuto dei dirigenti federali, dei medici e degli accompagnatori che possiedono una notevole cultura sportiva: questo è il più bel ricordo che porto a casa. Ricordo con grande piacere che dopo la prima partita, di fatto la prima delle tre sconfitte, nel tardo pomeriggio ricevetti la telefonata del nostro Commissario Tecnico Checco Fele, che mi ringrazio personalmente perchè ha saputo trasmettermi positività e fiducia, incoraggiandomi a non mollare e a sostenere i ragazzi, e questo va decisamente oltre l'aspetto tecnico-tattico. Complessivamente l'esperienza al TDR è stata fonte di arricchimento anche e sopratutto, ci tengo a sottolinearlo, grazie alla cultura sportiva che si respira all'interno della Federazione e che si è respirata nella comitiva sarda.

 

I GIOVANISSIMI ALLA VIGILIA DELL'ESORDIO AL TDR 2016

 

Lei è anche il responsabile tecnico della Cooper Band di Assemini, scuola calcio che al momento aiuta a crescere un centinaio di bambini/ragazzi dai 5 ai 13 anni. Che tipo di lavoro avete avviato nell'ultimo biennio/triennio e quali sono i propositi per la stagione che si appresta a cominciare?

 

Quattro anni fa la Cooper Band di Assemini, un gruppo di amici di cui faccio parte da vecchia data che fino a quel momento aveva concentrato le sue attività nel calcio amatoriale, ha deciso di dedicarsi allo sviluppo di una scuola calcio a dimensione dei ragazzi, nella quale gli stessi possano crescere sotto l'affidamento di educatori prima ancora che istruttori di calcio. Una scuola calcio (tra i tecnici c'è anche Simone Veronese, ex calciatore di Cagliari e Inter, ndr) che metta al primo posto la crescita comportamentale, e solo al secondo quella calcistica. Ci siamo posti come primo obiettivo quello di trasmettere con efficacia ai ragazzi una mentalità diversa da quella prevalente nell'ambiente calcistico, dove impera il principio del risultato a tutti i costi. Noi vogliamo che i nostri ragazzi siano pronti a scendere in campo, in allenamento come in partita, con il massimo impegno nel tentativo di prevalere calcisticamente, ma senza mai mancare di rispetto all'avversario nemmeno quando la frustrazione di un risultato percepito come immeritato potrebbe, come spesso si vede in questo sport, far saltare tutti i principi di correttezza, educazione e lealtà. Siamo molto orgogliosi del nostro movimento, nel quale si identificano e hanno gioia di farne parte circa 200 persone tra ragazzi, amatori e dirigenti.

 

Il suo motto, valido per tutti i praticanti del gioco del calcio, dai bambini sino agli adulti?

 

"Vince chi si diverte" è il motto che abbiamo nella nostra scuola calcio. Non lo diciamo solo ai nostri ragazzi, spesso consoliamo anche i bambini delle squadre avversarie usciti sconfitti dal campo. Ci avviciniamo loro, e con una carezza: "Ragazzi, vince chi si diverte. Vi siete divertiti? Si. E allora avete vinto tutti quanti". Cerchiamo sempre di sdrammatizzare in questo modo e penso che sia veramente un bel messaggio che tutti quanti abbiamo la possibilità di diffondere.

 

Ultima domanda: la presenza di Diario Sportivo a Soverato le ha regalato qualche sorriso inaspettato? Si ricordi che possiamo censurare.

 

(Ride e ci insulta goliardicamente riconoscendo tuttavia la nostra simpatia) Come ho già espresso, non è facile raccontare un'esperienza come quella del TDR, in tutte le sue sfaccettature, ma se l'hai vissuta ci puoi almeno provare. Voi l'avete vissuta con grande passione e professionalità e per questo siete riusciti a raccontarla nel migliore dei modi. Inoltre la vostra presenza si è rivelata un valore aggiunto, siete riusciti a regalare dei sorrisi ai ragazzi, a sdrammatizzare nei momenti più delicati, a cogliere alcuni momenti importanti ma anche a favorire quelli di relax. Vi ringrazio per quello che avete fatto per noi, non solo per i Giovanissimi ma credo un po' per tutti, avete messo a disposizione dell'intera comitiva la vostra passione, il vostro amore e la vostra professionalità.

 

Un TDR, dunque, solo apparentemente avaro di prestazioni o risultati utili in chiave futura. Nel weekend scorso, infatti, al ritorno dal TDR, la Rappresentativa sarda Giovanissimi è nuovamente scesa in campo a Olbia in occasione del prestigioso torneo internazionale intitolato “Coppa Gallura”, al quale hanno partecipato 8 squadre tra le quali il Cagliari Calcio, l’Olbia, il Cesena ed i francesi del Le Havre, vincitori della finalissima (6-0) proprio ai danni dei ragazzi guidati da Maurizio Erbì (che ha mischiato 2001 e 2002). Nonostante il sonoro ko della gara conclusiva, quasi fisiologico quando giochi al cospetto di una formazione fisica e tecnica ben oltre la media di quella fascia d’età, rappresenta un ottimo risultato il secondo posto al termine della finale conquistata in seguito alle vittorie, tra le altre, su Cesena e Puri e Forti Nuoro (2-2 con doppietta del giovane bomber di Tertenia Deiana e 5-4 ai calci di rigore)

 

I GIOVANISSIMI DI MAURIZIO ERBI' SECONDI NELLA 1° EDIZIONE DELLA COPPA GALLURA

 

 

In questo articolo
Stagione:
2015/2016
Tags:
Sardegna
Erbì
Tdr 2016