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In panchina una mamma per compagno
Francesca e Alessandro, il Budoni nel cuore

In panchina una mamma per compagno

Vedere una donna sulla panchina di un campo di calcio stupisce. Stupore che aumenta, quando si scopre che quella donna, è la mamma di un giocatore. Uno di quelli seduti al suo fianco, su quella stessa panchina. Una mamma e un figlio, che indossano la stessa divisa. Quella del Budoni Calcio. Lei, Francesca Addis, in qualita' di medico della societa'. Lui, Alessandro Piras, in qualita' di giocatore della stessa societa'. In questa pagina di calcio, non si leggeranno risultati, commenti su assist vincenti. O su rigori negati, che magari avrebbero cambiato la partita. Perche' il calcio non è solo questo. Ci sono dei retroscena, che dalla tribuna e' difficile scorgere. Da li, si puo' vedere la tecnica, la fisicita' e la grinta, con cui un giocatore vive la sua passione. O l'entusiasmo e la foga con cui i dirigenti sostengono la squadra. Ma ci sono degli aspetti, che non emergono. Perchè si pensa che il vero bomber o il mastino di difesa, sia quello tosto. Quello che sbraita e fa il duro. Quello che non lascia mai trasparire quelle debolezze o fragilita' che non possono non esserci, quando si ama uno sport. Il calcio non è solo fisicita' e tecnica. Perchè il filo conduttore, che tiene unito ogni pezzo di questo mondo, è il cuore. I sentimenti. Quelli veri e puliti. Che spesso vengono trattenuti e nascosti. Non è sicuramente il caso di Alessanndro Piras. Classe 96, agile centrocampista, che si distingue per l'impressionante velocita'. Integrato nella prima squadra. Fa il suo esordio in Serie D contro il S.Elia.

Avere la madre come medico della sua societa', è per lui motivo di grande orgoglio. "Ho accolto, da subito, con grande entusiasmo, la notizia che mia madre entrasse a far parte dello staff societario"- confessa il giovanissimo attaccante-"Per me è motivo di grande vanto. Sono orgoglioso di lei, come mamma e come medico sportivo". Per mamma Francesca questa questa proposta è stata un grande opportunita'. Quella di poter condividere la passione del proprio figlio, in maniera molto speciale. Si sente una mamma molto fortunata. Perchè in genere si segue un figlio dalla tribuna. Da cui la distanza non ti consente, di poter scorgere il suo sguardo. E capire, attraverso gli occhi, il suo stato d'animo. Mamma Francesca invece puo'. E quando negli occhi di Alessandro intravede tensione, le basta guardarlo, per fargli arrivare il suo messaggio d'incoraggiamento. "E' una sensazione bellissima avere mia madre al mio fianco in panchina"-continua Alessandro-"Mi fa piacere che lei veda da vicino una partita. E quando finisce mi piace sentire i suoi pareri. I suoi commenti". In tutti i novanta minuti di gioco, in pachina si siede la dottoressa Addis. In veste di diregente del Budoni. Che tratta Piras, come tutti gli altri giocatori. Anche se Alessandro confessa che ogni tanto la dotoressa si lascia sfuggire qualche occhiolino di incoraggiamento. Ma al triplice fischio, Francesca rientra nelle vesti di mamma. E Alessandro non si tira, di certo, indietro quando gli si chiede di fare una foto abbracciato alla mamma. O quando lei gli rivolge un gesto d'affetto. Non si mette il minimo problema, nonostante la presenza di compagni, avversari e pubblico. La dimostrazione che il giovane Piras, abbia oltre che cuore, testa. E non ha bisogno di nascondere i suoi sentimenti, per sentirsi uomo o calciatore. Per mamma Francesca la parola calcio, significa Alessandro. Suo figlio. Decide di avvicinarsi a questo mondo del tutto sconosciuto, per un motivo ben preciso. Era l'unico modo per viversi il figlio. Per condividere dei momenti con lui. Perchè gli impegni di lavoro e non solo, non le lasciavano altro spazio. Inizia come mamma crocerossina nelle partite del settore giovanile. In caso di necessita', veniva chiamata dagli spalti, per soccorrere qualche compagno del figlio. Successivamente la proposta. Diventare ufficialmente il medico del Budoni ( insieme ad un altro medico, anch'esso donna). Proposta immediatamente accettata. Ma chi è Alessandro Piras? Questo giovane, la cui straordinaria corsa, lo rende un giocatore insidioso e pericoloso. Anche per i difensori piu' esperti.

Alessandro Nasce a Sassari il 24 Gennaio 1996. Dal 2004 vive a La Caletta, frazione di Siniscola. Alessandro non nasce calciatore. La sua prima passione sportiva fu la corsa. "A lui correre piaceva tanto" -ci racconta la mamma- "Al mare, mentre tutti i bambini giocavano con la sabbia, lui correva per tutto il bagnasciuga". E si divertiva Alessandro. Un po' meno Francesca, che doveva stargli dietro. Speedy Gonzales, cosi lo chiamavano. All'eta' di otto anni, si innamora anche del calcio. Perchè anche giocando a pallone, puo' continuare a coltivare la sua prima passione: correre. Non piu' sul bagnasciuga, ma su un campo. Gioca per tre anni nel Siniscola. Poi entra a far parte del gruppo degli esordienti del Budoni. Chiamato da mister Antonello Fadda (purtroppo scomparso), che ha creduto tanto nelle qualita' del ragazzo. Lo aveva visto correre in una gara dilettantistica a Santa Lucia. Ne era rimasto impressionato. Contemporaneamente si iscrive alla Polisportiva Baronia. Dove Alessandro dimostra le sue doti da velocista. Lo conferma il fatto che Alessandro Piras viene premiato nel Dicembre 2007, dalla Fidal Regionale, con la scarpetta d'argento. Tra i migliori atleti sardi, giovani promesse. In un articolo della Nuova Sardegna si leggeva "Alessandro Piras, velocista di raro ecletismo. Capace di spaziare anche nei lanci e nelle prove multiple. Grazie ad un poderoso mix di abilita', tecnica e tenacia, il giovane baroniese, tra la'altro, vanta il secondo tempo nell'isola nei 50 m con 7.4. La prima posizione nella stafetta 4x50 m, e la quarta migliore prestazione nel lancio del vortex." Che Piras sia uno dalla corsa impressionante, non ci sono dubbi. E per chi ha avuto modo di vederlo, non aveva bisogno della conferma dei traguardi da lui raggiunti come velocista e non solo. Oggi Alessandro continua a correre. Non per raggiungere il miglior tempo. O un traguardo tutto suo. Ma corre per una squadra. Per contribuire con i suoi compagni ad onorare la maglia che indossano. Ed è per questo che il giovane baroniese decide di fare una scelta. Il calcio, piuttosto che la corsa.

Per la gioia di condividere con altri, i propri successi. E nonostante la giovane eta', il promettente Piras qualche successo lo ha gia' ragiunto. Oltre l'esordio in serie D, l'essere stato chiamato in rappresentativa. L'anno scorso con i giovanissimi. Quest'anno con gli allievi. Arrivando vice campione dopo la Lazio. E questo sport, che ha il potere di unirlo a sua mamma, ai suoi compagni e amici, riesce anche con il suo fratello minore, Valerio. Un ragazzino di tredici anni, non amante dello sport, ma bravissimo nelle pubbliche relazioni. Ma se c'e' da calciare un pallone, con Alessandro, nel cortile di casa, non si tira indietro. "Mi distruggono tutto" - ci racconta mamma Francesca - "Ma non riesco a dir loro niente". Perchè per una mamma, vedere la gioia di due figli che giocano insieme,è troppo grande. Gioia che vale piu', del vaso piu di valore, che potrebbe frantumarsi. Una storia questa, che smentisce, quanto si dica del calcio attuale. Descritto come un mondo totalmente corrotto. Basato solo su un importanza economica. In cui i sentimenti passano in secondo piano. In cui tutto sta andando a rotoli. Francesca e Alessandro dimostrano il contrario. Che il calcio unisce. Rafforza i rapporti. Regala stimoli ed emozioni. E tanto altro. E di storie come queste, nel calcio ce ne sono tante. Solo che a differenza di questa mamma e di suo figlio, altri non esternano quello che realmente vivono o provano. Mamma Francesca, quasi commossa, conclude dicendo "Auguro a tutti, di avere dai figli, le mie stesse soddisfazioni. Ma non per i premi ricevuti o i traguardi raggiunti. Ma semplicemente per quello che sono e che mi trasmettono". E ora Alessandro si prepara a raggiungere un altro traguardo. Molto importante. Riuscire nella lotta salvezza contro il Selargius, a non retrocedere. Persa la gara d'andata, il Budoni deve vincere. E se in quella gara il giovane Alessandro verra' chiamato in causa, si fara' trovare pronto. E anche questa volta correra'. Perchè "correndo" si arriva sempre da qualche parte. Che sia nel calcio che nella vita. Sonia Farci

In questo articolo
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Stagione:
2012/2013