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Regola dei fuoriquota, lettera di protesta dei giocatori sardi ad Abete, Tavecchio e Del Pin
Gli effetti della nuova norma e ltutte e proposte

Regola dei fuoriquota, lettera di protesta dei giocatori sardi ad Abete, Tavecchio e Del Pin

Carta e penna per scrivere a Giancarlo Abete, presidente della Figc, Carlo Tavecchio numero uno della Lega Nazionale Dilettanti e Andrea Delpin presidente del Comitato Regionale Sardegna. I calciatori dilettanti partecipanti ai campionati regionali organizzati dal Comitato Regionale Sardegna, tramite il loro portavoce Daniele Corsi, hanno inviato una lettera per manifestare le loro considerazioni circa la “nuova” regola dei giovani calciatori “fuori quota” introdotta con Comunicazione Ufficiale dal CR Sardegna n. 52 del 28 giugno 2011 con la quale si obbliga le squadre partecipanti al campionato di Eccellenza a schierare in campo, per tutti i 90 minuti, non meno di 4 giovani di età compresa tra il 1 gennaio 1992 e 31 dicembre 1994. In allegato alla lettera le firme dei capitani e dei rappresentanti delle squadre militanti nei massimi campionati regionali della regione Sardegna.

 

Ecco il testo integrale della lettera:

In questa sede vogliamo rappresentare tutto il nostro disappunto circa l'introduzione di tale normativa senza un percorso graduale e razionalizzato e senza consultare i calciatori o meglio i rappresentanti dei calciatori. Sappiamo bene che la nostra partecipazione al Consiglio Direttivo del Comitato Regionale è solo a fine consultivo ma, proprio per tale ragione, attraverso la partecipazione attiva potevamo sicuramente esprimere le nostre considerazioni in materia e, nel caso, esporre idee e progetti al fine di arrivare ad una valutazione e soluzione “intelligente” della questione. Siamo consapevoli, comunque, di quanto sia difficile, oggi, trovare dei giovani motivati e preparati che vogliono impegnarsi costantemente e con professionalità alla partecipazione a questi impegnativi campionati.

 

Tutti i dubbi della norma - Però, sorgono dei seri dubbi circa i futuri risultati della norma introdotta.

I presidenti delle società votanti hanno votato tale modifica in quanto, secondo la loro idea, sono tanti i giovani preparati e motivati che vogliono giocare in squadre militanti nel campionato di Eccellenza. Ma, al contrario, noi vogliamo evidenziare che questa considerazione non è assolutamente veritiera dato che le società militanti nel campionato di cui stiamo trattando presentano delle defezioni nell'organizzazione dei loro settori giovanili. Infatti, alla data attuale, di queste 18 squadre:

a) n. 3 squadre – Valledoria, Calangianus, Castiadas - non hanno presentato l'iscrizione al campionato Juniores Regionale (quelle provinciali non le consideriamo visto che una società, per vantale la propria rilevanza in ambito regionale, deve presentare un settore giovanile fiorente ed ai massimi livelli);

b) n. 12 squadre – Valledoria, Castelsardo, Nuorese, Taloro, San Teodoro, Pula, Calangianus, Villacidro, Muravera, Castiadas, Tavolara, Atl. Elmas – non hanno presentato l'iscrizione al campionato Allievi Regionali.

Tali numeri per sottolineare che non si può parlare di “regola dei giovani” quando mancano i giovani stessi. Il bacino di utenza della nostra regione è molto ridotto rispetto a tante altre dove il numero delle squadre e dei giovani calciatori è maggiore anche in considerazione della densità della popolazione. Come si può pretendere di trovare giovani da schierare nel massimo campionato regionale se non si hanno dei settori giovanili fiorenti?

Gli stessi presidenti non hanno detto che, a causa del ridotto bacino d’utenza che esprime la nostra regione, tanti giovani vengono “acquistati” da società esterne alla regione Sardegna oppure provenienti dall'estero (è ormai consuetudine far giocare tanti giovani calciatori stranieri provenienti soprattutto dall'Africa). Sulla base di tale considerazione che senso ha l'introduzione di tale “regola”?

Inoltre, non si può parlare nemmeno di una regola che permetta di “economizzare” attraverso l'utilizzo di un numero maggiore di giovani calciatori “fuori quota” in quanto, non avendo vivai all'altezza, le società sono costrette ad andare a prelevare i giovani fuori dalla Regione. Questa circostanza evidenzia che non siamo ancora preparati all'inserimento di un numero cosi elevato di giovani calciatori in campo. Non a caso, è stata inserita anche la regola che prevede che possono giocare ed essere considerati “giovani calciatori” anche i ragazzi che hanno compiuto il 15° anno di età. Si è ampliato il dato dell'età proprio perché i giovani non ci sono ed aumentare i limiti minimi di età garantisce la possibilità di poter rispettare la norma emessa.

 

Le critiche e le conseguenze  - Attraverso queste nostre considerazioni non vogliamo dire che la regola dei giovani sia sbagliata né andare contro i giovani o l’impiego degli stessi, bensì questa “critica” va contro l’obbligo di impiego di giocatori di età specifiche.

Inoltre, vanno effettuate anche delle considerazioni tecniche sulla questione:

1) Il giovane calciatore, fondamentalmente, partecipa al massimo campionate regionale non perchè risulta preparato (come si può essere preparati a 15 anni quando si deve ancora maturare nei campionati del settore giovanile?) bensì perché l'obbligo previsto dalla norma lo prevede – inadeguato utilizzo del giovane calciatore;

2) Durante la preparazione alla gara domenicale di campionato il giovane calciatore comprende che si “gioca il posto da titolare” solo con i suoi coetanei e non certamente con calciatori più esperti che dovrebbero essere presi da esempio per la maturazione e la formazione del giovane – mancanza di competizione e concorrenza, scarsa maturazione;

3) Applicazione dei giovani solo in certi ruoli specifici del campo;

4) Automatica espulsione delle leve calcistiche dei giovani calciatori non rientranti più nella categoria “fuori quota” per le stagioni sportive successive

5) Discriminazione dei giocatori più esperti - Perché un ragazzo del 1991 non lo si può considerare “giovane”? Prima vengono considerati indispensabili e poi improvvisamente diventano inutili.

 

Proposte e forme di proteste - Con queste nostre considerazioni, vogliamo sottolineare che questa strada non aiuterà nessuna società e, soprattutto, nessuna società disorganizzata diventerà organizzata grazie a questi obblighi. Le nostre “critiche”, espresse con tale comunicazione, vogliono perseguire l'obiettivo di programmare la crescita dei giovani calciatori senza andare, però, a discapito dei calciatori più esperti e maturi che, in questo modo, trovano meno spazio nei massimi campionati regionali e sono discriminati. Vogliamo che le nostre società si preoccupino di formare i giovani attraverso l'organizzazione di settori giovanili che preparino i giovani calciatori a giocare non perchè c'è una regola che lo impone bensì perchè sono formati a partecipare a campionati impegnativi come quello di eccellenza. Vogliamo che non ci sia bisogno di far ricorso a calciatori provenienti da vivai di società esterne alla Regione Sardegna e, soprattutto, garantire che ci siano più società che arrivino a partecipare al campionato nazionale dilettanti (si ricorda che il numero di società nel campionato dilettanti è sceso da 7 a 5 causa, soprattutto, gli scarsi risultati derivanti dall'assenza di un ricambio di giocatori locali).

In ragione di questo, siamo a richiedere una modifica della norma introdotta che riduca nuovamente il numero minimo di calciatori “fuori quota” a 2 o, comunque, un numero minore rispetto a quello ad oggi previsto. Però, chiediamo anche che ci sia una organizzazione che gradualmente permetta di schierare i giovani in campo ma programmando tale inserimento nel corso di un triennio, tempo necessario per l'organizzazione e la formazione di vivai all'altezza dei campionati regionali.

Qualora questa nostra proposta non venga presa in considerazione siamo pronti ad attuare anche altre forme di protesta al fine di non lasciare che il calcio in Sardegna muoia.

 

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2011/2012
Tags:
Sardegna
Fuoriquota