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Carbonia
Protocolli sanitari irrealizzabili, il nodo è dar sostegno economico

Riprendere o finire qui la stagione? La Lnd sta giocando ora la sua partita più importante: salvare i club dilettantistici

Dopo un mese e mezzo di lockdown, inevitabile in Italia per contrastare l'emergenza di Coronavirus, il dibattito politico, giornalistico e domiciliare si sta spostando sulla fase due, quella della ripresa graduale delle attività economiche per le aziende chiuse dall'11 marzo e quella che porterà i cittadini a riappropriarsi delle libertà personali sacrificate per far flettere la curva del contagio.

Il calcio in Italia non è solo passione ma una industria che, secondo uno degli ultimi report della Figc, «ha un fatturato diretto di 4,7 miliardi di euro, il 12% del PIL del calcio mondiale, con un indotto stimabile in oltre 18 miliardi di euro, un dato che posiziona il football business tra le 10 principali industrie italiane. Il settore calcio coinvolge inoltre 235.000 volontari e oltre 40.000 risorse retribuite. A livello contributivo, negli ultimi 11 anni l’ammontare complessivo del gettito fiscale e previdenziale del calcio italiano (considerando unicamente il sistema professionistico) ammonta a oltre 11 miliardi di euro». Il governo non ha mai ignorato questi numeri, e nemmeno lo farà nel momento in cui sta cercando soluzioni per come far ripartire quello di vertice nel modo più sicuro possibile. Ed ecco perché assume una grande importante il protocollo per la ripresa degli allenamenti della Commissione Medico Scientifica della Figc, presieduta dal professor Paolo Zeppilli, appena inviato alla Federcalcio e che il presidente Gabriele Gravina ha girato ai ministri dello sport Vincenzo Spadafora e della Salute, Roberto Speranza. 

 

I due esponenti del governo hanno quindi convocato, per mercoledì 22 aprile, il super vertice in videoconferenza con tutto il mondo del calcio: col presidente della Figc, Gabriele Gravina, interverranno i presidenti di Lega A (Paolo Dal Pino), Lega B (Mauro Balata), Lega Pro (Francesco Ghirelli), Lnd (Cosimo Sibilia), e quelli delle Associazioni calciatori (Damiano Tommasi), allenatori (Renzo Ulivieri) e arbitri (Marcello Nicchi), una delegazione della commissione medica Figc guidata da Zeppilli. E ci saranno anche gli scienziati, super esperti del coronavirus, che hanno partecipato alla stesura del documento. Che per ora fa riferimento alla fase due, quella della ripresa degli allenamenti, ma non attiene alla fase tre, quella della ripresa delle competizioni e delle gare che, nel momento in cui il nuovo Dpcm vieterà i grandi eventi, saranno comunque giocate a porte chiuse. 

 

Il protocollo Figc per la negativizzazione del «gruppo squadra» (indicato sotto) riguarda, appunto, la ripresa degli allenamenti e la Figc ha chiarito nei giorni scorsi che, per facilitare l’espletamento di tutte le procedure di screening e favorire una migliore organizzazione logistica, è previsto si possa prendere in considerazione la possibilità di una ripartenza a tre velocità: priorità alla Serie A, per poi proseguire con Serie B e Serie C. Ma è già emerso che per quest'ultime due categorie è quasi impossibile permettersi di osservare disposizioni per la ripartenza così rigide: intanto perché la stragrande maggioranza dei club di B e C non possiede centri sportivi e non sarebbe in grado di dotarsi di strutture all’altezza per il «ritiro permanente» se non attraverso un peso economicamente rilevante, e poi perché gli esami previsti per lo screening hanno un costo e impegnerebbero i laboratori che già effettuano i test molecolari e sierologici per ogni cittadino.

 

La Lega Nazionale Dilettanti non viene citata per questi protocolli ben sapendo che gestisce la quarta serie del calcio e organizza, attraverso i suoi comitati regionali, i campionati fino all'ultimo livello del calcio italiano. Evidentemente appare già impossibile che possa ipotizzare una ripartenza per alcuni importanti motivi:

► 1 milione di tesserati dovrebbero essere sottoposti a test molecolari e sierologici (si spera perlomeno che tale platea sia sottoposto in qualità di cittadini prima che sportivi). Togliendo la parte impegnata nell’attività di Settore Giovanile e Scolastico (il 64%), che presto verrà dichiarata conclusa anche per i campionati regionali, resterebbero comunque 360mila calciatori da testare. Che non sono professionisti ma per lo più lavoratori, disoccupati e studenti inseriti in nuclei familiari, e impossibilitati nel poter far parte di «centri sportivi permanenti», tra l'altro inesistenti. Oltre al resto degli esami previsti dal protocollo per la ripartenza (vedi sotto), perché anche gli atleti dilettanti sono da tutelare sotto l'aspetto sanitario quanto i professionisti.   

► Se le gare ufficiali di una stagione sono oltre 564mila, togliendo la quota parte dell'SGS e che si sono giocati circa 2/3 delle giornate dei vari campionati, mancherebbero ancora 135mila gare da disputare in tutta Italia. Poco compatibili con i divieti della fase due nel creare assembramenti che gli allenamenti collettivi - in vista di una eventuale ripresa - creerebbero se si dovesse anche sperare in una repentina discesa degli attualmente positivi in Italia (ora quasi 110mila) per tornare a giocare. Dopodiché ci sarebbero i rischi cui andrebbero incontro le società per le trasferte ragionali (pullman societari o macchine) o interregionali (gli spostamenti in aereo per le squadre in serie D) quand'anche riaprissero i confini regionali ora chiusi.

► Se in un gruppo squadra ci fosse il caso di un positivo, così come accadrebbe nei professionisti, verrebbe fermata temporaneamente la squadra coinvolta (almeno 14 giorni), sicuramente la squadra avversaria appena incontrata, si rifarebbero i tamponi a tutti, per verificare che nessun altro abbia contratto il coronavirus. Uno stop and go incompatibile con la necessità di completare il campionato in tempi stretti ma, soprattutto, come ricorda Maurizio Casasco, numero uno della Fmsi (Federazione Medici Sportivi Italiani), «su chi ricadrebbe la responsabilità giuridica? E a livello assicurativo?». Perché nessun medico sportivo (quante squadre in Sardegna ne hanno uno nei quadri societari?) si prenderà mai la responsabilità di mandare in campo un calciatore senza l'idoneità che possono dare solo una serie di esami. 

 

E allora si capisce che, probabilmente, la Lnd non starebbe "aspettando" gli eventi per capire quando e se potrà aprirsi una finestra per far ripartire l'esercito dei dilettanti ma la partita delle partite la sta già giocando in queste settimane e ne giocherà altre nei prossimi giorni quando cercherà di salvaguardare nel miglior modo possibile tutte le 12.350 società. Già a fine marzo il presidente Sibilia rivendicò: «Il calcio di base, quello della Lega Nazionale Dilettanti, si regge anche sul contributo di commercianti, artigiani e piccoli imprenditori: se mancano loro, rischiamo di chiudere. E auspichiamo la revisione della Legge Melandri e degli oneri d'iscrizione ai campionati». In qualità di deputato, insieme con Paolo Barelli (Presidente FIN), ha ottenuto il 15 aprile scorso l'approvazione di un ordine del giorno che impegna il Governo a fare in modo che il risparmio sui costi delle Olimpiadi Milano-Cortina venga destinato allo sport dilettantistico (leggi qui). Ha ringraziato il ministro Spadafora quando ha annunciato un piano di 400 milioni di euro per lo sport di base e le associazioni dilettantistiche, auspicandosi «misure importanti per il nostro movimento, perché le nostre società sono la fotografia del Paese».

Se nelle analisi dei bilanci delle società, quelle professionistiche incidono per il 70% nel valore del calcio italiano stimato in oltre 4 miliardi di euro, quelle dilettantistiche e giovanili spendono 1,2 miliardi, e intorno a questi club ruotano tanti tesserati che coi soldi del calcio (tra contratti e rimborsi spese) ci vivevano e sperano di viverci ancora perché ne stanno facendo una professione, si stanno pagando gli studi o semplicemente arrotondano il bilancio familiare con un'altra entrata. Tutto questo esercito spera, soprattutto, di poter riniziare una nuova stagione. 

 

Il protocollo per la negativizzazione del «gruppo squadra» prevede una serie di operazioni:

Lo screening iniziale di 72-96 ore prima del 4 maggio

♦ 1) Anamnesi accurata: spostamenti, contatti con SARS-COV-2 positivi, sintomi aspecifici. 2) Visita clinica, temperatura corporea. 3) Tampone RT-PCR «rapido» (ripetuto una seconda volta a 24 ore di distanza ma non necessario nei soggetti guariti da Covid19) test sierologico (IgM, IgG), con la tipologia indicata dal Comitato Tecnico Scientifico. Inoltre verranno fatti ElettroCardioGramma a riposo, Spirografia, Emocromo (con formula), Creatininemia, Gamma-GT, GOT, GPT, LDH, CPK, CPK-MB, Troponina, Ferritina, Proteina C reattiva, Elettroforesi proteica, Esame urine.

♦ Per gli atleti e non atleti del «gruppo squadra» che risultano positivi è previsto l'allontanamento, l'isolamento, la sorveglianza clinica e la terapia.

♦ Gli atleti guariti da una malattia per Covid, conclamata e con interessamento respiratorio, saranno sottoposti a: ElettroCardioGramma, Spirografia ed Ecocardio completo; Ecg sotto sforzo massimo; Holter 24 ore con allenamento; Tac polmonare ad alta risoluzione perché l’infezione da coronavirus, nelle forme severe, può lasciare danni persistenti ai polmoni e al cuore.

♦ Gli atleti colpiti da un Covid più lieve verranno sottoposti a un minor numero di esami: ElettroCardioGramma, Spirografia ed Ecocardio completo; Ecg sotto sforzo massimo. Ma molto sarà lasciato alla discrezione dei medici sociali che possono richiedere anche l'Holter 24 ore con allenamento, la Tac polmonare, la Risonanza Magnetica Nucleare cardiaca, Test cardiopolmonare.

♦ Gli atleti non colpiti da Covid sono attesi dai consueti test medici, con eventuali approfondimenti.

 

Il raduno in «vere e proprie fortezze antivirus» (così chiamate dal professor Castellacci, ex medico della Nazionale)

♦ Sanificazione periodica di tutti gli ambienti (palestre, spogliatoi, mense, sala medica e fisioterapica) utilizzati da calciatori, staff tecnico, fisioterapisti, medici, magazzinieri, cuochi, camerieri, accompagnatori, dirigenti, che saranno isolati dall'esterno. Previste delle zone protette (corridoi a parte) per l'arrivo di fornitori e personale extra-gruppo.

♦ Nella prima settimana di sedute di allenamento sarà obbligatorio rispettare la distanza dei due metri e suddivisione del lavoro in piccoli gruppi.

♦ Nella seconda settimana e nella eventuale terza settimana, saranno possibili partitelle «con rispetto, quando non indispensabile, delle distanze interpersonali».

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2019/2020