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Settori giovanili: c'è ancora tanto da fare
La Sardegna non primeggia...

Settori giovanili: c'è ancora tanto da fare

Si tratta del classico caso di indecisione davanti al bicchiere: è mezzo pieno o mezzo vuoto?
Il movimento del calcio a 5 sardo "sezione virgulti" è ben sviluppato (almeno rispetto al resto d'Italia)? Intanto vediamo quali risultati possiamo esaminare.

 

Partiamo dalle "rappresentative regionali": abbiamo una semifinale persa sul filo di lana come più non si potrebbe (dopo una trentina di rigori!) al Torneo delle Regioni, giocato in casa dai nostri juniores "non professionisti" (sono selezionabili solo giocatori di campionati regionali). Poi una eliminazione al primo turno della rappresentativa degli Allievi al torneo per regioni di categoria (sconfitta netta con il Lazio, meno netta con la Puglia e vittoria con la Basilicata). Ed infine un'altra eliminazione analoga per i Giovanissimi (stessa manifestazione), con tre sconfitte in tre gare.

 

Passiamo alle "squadre di club": a livello di under 21 il Paolo Agus ha rimediato una severissima lezione dalla Lazio, al primo turno della fase nazionale. L'under 18 del Sulcis Calcio a 5 ha invece raggiunto la Final Eight, dove è stata nettamente sconfitta dall'Acqua & Sapone. Gli Allievi della Mediterranea di sono arresi all'Asti, nel mini-girone nazionale, in cui avevano superato nettamente il Cornaredo. La Teleco, infine, è stata eliminata solo per differenza reti (ancora dall'Asti) nel proprio mini-girone nazionale nella categoria Giovanissimi.
Fin qui i numeri.

 

Anche se, è bene dirlo, i risultati sul campo non possono essere l'unico criterio di giudizio di un movimento giovanile. Il gol, in questo caso, dovrebbe essere formare i giocatori: prepararli al meglio ad esser protagonisti da adulti. Chi ha allenato i Barbarossa, i Riva, i Manunza, i Melis (solo per citarne alcuni) quando erano ancora imberbi, di certo ha fatto un buon lavoro a prescindere da quello che ha vinto a quell'epoca sul campo.

 

Rimane però il fatto che i risultati sul campo sono un indicatore di livello; dunque, in attesa di vedere che carriera faranno i Tidu, i Piaz, i Lasio, etc., dobbiamo basare la nostra analisi su quelli. E non possiamo essere del tutto soddisfatti. E' evidente, infatti, che non abbiamo punte di eccellenza in nessuna delle categorie. E se è vero che in nessun caso si può parlare di debacle, dobbiamo però notare che, al cospetto delle squadre più forti, le nostre non hanno quasi mai retto il confronto.
Mettiamola così: l'ottimista può lecitamente giudicare il bicchiere mezzo pieno, ma anche egli non rifiuterà una discussione su come riempirlo di più.

Filippo Piaz

La Federazione (riassumendo per comodità in questa parola tutte le componenti federali che in qualche modo influiscono sul movimento, tramite l'organizzazione dei campionati, la stesura dei regolamenti, il patrocionio di iniziative utili alla causa) ha fatto molto in questi anni. Ha fortemente spinto verso l'obbligatorietà dei settori giovanili, ha promosso la regola dell'under 23 sempre in campo in C1, ha sponsorizzato lodevoli iniziative di promozione nelle scuole. Ma di certo può fare di più. Per esempio tutelando maggiormente il torneo under 18, che è il vero "massimo campionato" giovanile, posto che un ventenne dovrebbe aver finito il suo percorso formativo ed esser pronto a cimentarsi nei campionati maggiori, nazionali o regionali. Quest'anno il campionato Juniores invece è stato sacrificato all'anacroniostica causa del torneo under 21 (voluto da Roma), vivendo un calendario a singhiozzo e mancando l'opportunità di un affascinante girone unico.

 

Ma soprattutto, riformando con decisione i tornei Allievi e Giovanissimi, al momento organizzati dal Comitato Provinciale, così maggiormente orientato al calcio, da dedicare attenzioni irrisorie all'organizzazione dei tornei. Non si fa nulla per tutelare le società "pure" di calcio a 5 (anzi, spesso, dichiaratamente, i campionati vengono costruiti per far giocare le riserve del calcio), non si riesce a programmare un calendario decente (quest'anno il torneo Allievi è finito dopo che era già partita la fase nazionale, non serve dire altro), non si organizza nemmeno una riunione delle squadre. E' qui, lo ripetiamo, che appariamo più indietro rispetto alle eccellenze nazionali. E' qui che si dovrebbe correre ai ripari: in attesa di vedere sviluppate le scuole calcio a 5 (alcune esistono già, ma la diffusione appare lontana), lavorare nella fascia di età tra i 13 ed i 17 anni è cruciale.

 

Ma la Federazione, a nostro giudizio, non può nulla se non coadiuvata dalle società. Che ancora, troppo spesso, appaiono miopi rispetto allo sviluppo dei settori giovanili. Dicono: troppo costoso. Ma la verità è che per fare un campionato under 18 bastano meno di tremila euro in un anno, e per un campionato Allievi/Giovanissimi anche meno. Stiamo parlando delle stesse cifre che una società di C1 paga come multa alla Federazione se rinuncia ad una squadra giovanile. O di quanto molte (troppe) squadre di C1 spendono in rimborsi a giocatori, spesso untra trentenni. O, ancora, di cifre trascurabili per chi fa un campionato nazionale. Il punto non sono i soldi. Il punto è che lavorare sui vivai, per definizione, significa avere pazienza. E le squadre non ne hanno. Vogliono vincere subito con le prime squadre. E così preferiscono comprare i giocatori già pronti (spesso stranieri). E alle prime squadre dedicare le attenzioni dei tecnici e dei dirigenti più capaci. Ed invece ci sono in giro tanti appassionati, tanti allenatori bravi o che possono diventarlo pronti a cimentarsi nei progetti giovanili, spesso a titolo gratuito (per loro significa fare apprendistato). Aspettano un'imbeccata che non arriva.
Ed è un peccato.

 

 

In questo articolo
Stagione:
2012/2013
Tags:
Under 18
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