«Vincere gli scontri diretti ci ha fatto capire che potevamo farcela»
Teulada, il sogno della Prima Categoria diventa realtà, Concas: «Siamo partiti a fari spenti ma la nostra cavalcata è stata eccezionale, questo gruppo merita un grandissimo applauso»
Il Teulada mette finalmente le mani sulla vittoria del campionato: un traguardo tanto atteso, arrivato con due giornate di anticipo rispetto alla fine della stagione, frutto di una cavalcata entusiasmante in cui i giallo-blu sono riusciti, a furia di successi entusiasmanti e ottime prestazioni, ad avere la meglio nei confronti di tutte le rivali. Il distacco di ben nove punti dal Masainas, di dodici nei confronti del Musei e addirittura di quattordici dal quotatissimo Iglesias la dicono lunga sullo strapotere della corazzata allestita, con entusiasmo notevole, dal presidente Simona Lai, che ha puntato tutto, un'intuizione davvero niente male, sul giovane tecnico Roberto Concas, al suo esordio sulla panchina di una Prima Squadra, che ha ripagato alla grande la fiducia di tutto l'ambiente, mostrando già di avere la competenza e la professionalità dei colleghi più scafati. Per il salto in Prima Categoria mancava giusto l'ufficialità: al primo match-ball utile, la trasferta di Perdaxius, Pinna e soci hanno fatto centro, dando inizio alla festa.
«Ci serviva un punto per chiudere in bellezza questa corsa lunga otto mesi – dichiara Concas -, siamo stati bravissimi a non sbagliare l'approccio alla gara e a non sottovalutare l'avversario. In settimana avevamo deciso di aggredire sin da subito la partita, dopo nove minuti eravamo già sul 3 a 0, quindi devo ammettere che i ragazzi mi hanno ascoltato alla lettera. Da quel momento ovviamente la partita si è messa in discesa: non ci rimaneva altro da fare che gestire le energie e la situazione, tentando di colpire ancora in contropiede. Nei minuti finali è arrivato addirittura il 4 a 0: al triplice fischio abbiamo potuto tirare finalmente un bel sospiro di sollievo per poi iniziare con la festa». La promozione in Prima è arrivata con due giornate di anticipo: un risultato di tutto rispetto. «Sicuramente da parte mia c'era la convinzione di poter fare bene, ero consapevole delle nostre capacità, ma ad inizio campionato, almeno sulla carta, c'erano due-tre squadre meglio attrezzate di noi, allestite con il chiaro intento di aggiudicarsi il primo posto. Siamo partiti piuttosto forte, e questo ha aumentato la nostra autostima. L'obbiettivo era quello di migliorare il piazzamento raggiunto nella passata stagione, cercando di far emergere tutto il nostro potenziale».
Alla quarta giornata è arrivata la prima, e per ora unica sconfitta, in casa dell'Acquacadda Nuxis. «Ci siamo ripresi piuttosto bene, tutti assieme, mettendo in piedi una striscia di nove vittorie consecutive. Abbiamo fatto la nostra corsa a fari spenti, senza i favori del pronostico». La squadra è cresciuta domenica dopo domenica: «Soprattutto grazie all'impegno che i ragazzi mettevano durante la settimana in allenamento. Le risposte più positive in questo senso sono arrivate dai giovani, e ne avevamo parecchi; ho ricevuto ottimi segnali anche sul piano tattico. Nel mercato invernale poi, la dirigenza ci ha fatto due-tre regali, innestando in rosa giocatori di maggior esperienza, che ci hanno permesso di fare il definitivo salto di qualità».
La chiave del successo è stata la grande continuità mostrata dal Teulada. «A differenza delle altre abbiamo lasciato pochissimi punti per strada. Siamo riusciti ad essere sempre molto compatti ed equilibrati, con la difesa che in diverse occasioni è rimasta inviolata. Anche quando le cose non giravano al meglio riuscivamo comunque a smuovere la classifica». Mostrando la mentalità tipica delle grandi squadre. «E' proprio grazie al carattere, alla grinta ed al cuore che siamo riusciti a vincere tante partite in rimonta, alcune nei minuti di recupero». Gli scontri diretti si sono rivelati decisivi. «Li abbiamo vinti quasi tutti: contro il Musei, in casa, perdevamo per 2 a 0 ma alla fine siamo passati con un bellissimo 4 a 2. A Masainas ci siamo imposti con un netto 3 a 0, alla penultima di andata è arrivato l'1 a 0 ad Iglesias: in quel momento ho capito che potevamo giocarci le nostre carte sino alla fine. Al ritorno, con il Musei, ci bastava anche un pareggio per mantenere il distacco invariato; vincere in quell'occasione ci ha aiutato a chiudere, virtualmente, il discorso, come poi è successo appunto due settimane dopo».
A conti fatti si tratta di una stagione in cui tutto è andato per il verso giusto. «C'era grande coesione tra dirigenza e giocatori, un ambiente ideale per poter lavorare, un aspetto che non si può mai dare per scontato». La miglior difesa e il miglior attacco, con altri 180' a disposizione per incrementare il bottino, rappresentano la conferma migliore in questo senso. «Quello che mi soddisfa maggiormente è la grande tenuta del reparto arretrato, l'ingrediente principale per vincere un campionato. Anche davanti a dire il vero non siamo andati affatto male, creando tantissime occasioni, più di quelle che riuscivamo a concretizzare. Mi son concentrato su principi tattici ben precisi, ed è stato un piacere vedere i ragazzi esprimersi così bene; riproponevano in campo, con disinvoltura, gli automatismi che provavamo in allenamento, ma la grande qualità degli interpreti a disposizione mi ha agevolato il compito: sono loro i veri artefici di questo successo, si sono messi a disposizione con tanta professionalità, meritano un applauso, rivolto anche e soprattutto a chi ha giocato meno. Quando hai doti morali così importanti, i risultati sono una conseguenza. Mancano comunque ancora due partite, ci teniamo a chiudere in bellezza».
Il tecnico ha ripagato nel migliore dei modi la fiducia del club, centrando il bersaglio grosso all'esordio sulla panchina di una Prima Squadra. «Ci tengo a ringraziare la presidente, Simona Lai, che ha avuto l'intuito e il coraggio di affidare la panchina ad un ragazzo giovane come me, alla prima esperienza con gli adulti, anche se comunque l'anno scorso ero l'allenatore in seconda del Ghilarza, dopo diverse esperienze con i settori giovanili e le varie rappresentative».
Il ruolo del presidente è stato fondamentale anche sul piano dell'entusiasmo che ha saputo trasmettere alla squadra. «E' lei che, prima di tutti noi, ha fatto sbocciare il sogno di vincere questo campionato. Ha voluto dare un'impronta ben precisa sin dall'inizio, appena mi ha contatto. Il mio ruolo era quello di tenere tutti con i piedi per terra, cercando di mantenere la calma e gli equilibri. Era necessario concentrarsi su una partita alla volta, per capire dove potevamo arrivare, Simona invece ci ha trasmesso tutta la sua eccezionale carica, settimanalmente. Assieme ai dirigenti ha creato un vero e proprio circolo virtuoso, in cui tutti remavano dalla stessa parte. Ho potuto prendere le decisioni con serenità, sentivo costantemente la fiducia incondizionata dell'ambiente, un bel vantaggio per un giovane, soprattutto perché non sempre questo accade. I risultati, è ovvio, aiutano a dare credibilità alla propria proposta, lo capisco bene».
Quello tra il club e Concas sembra un matrimonio destinato a proseguire anche nella prossima stagione. «Da parte del presidente c'è il piacere di continuare con me, ma è presto per parlarne: dopo otto mesi, l'ho peraltro ribadito anche al resto della dirigenza, ci godiamo questi giorni di spensieratezza e di festa. Quando sarà il momento ci siederemo tutti attorno ad un tavolo per fare il punto della situazione; se si troverà un accordo sugli obbiettivi e sulla programmazione non ci saranno problemi ad andare avanti». Anche se qualche squadra, già durante la stagione, ha mostrato il proprio interesse. «E' una cosa che fa piacere, non lo nascondo, ma la priorità è e rimane il Teulada».
Spazio ai ringraziamenti di rito. «Il primo, ovviamente, va a Simona, per avermi scelto. Voglio ribadire la mia riconoscenza alla squadra: sono stati i grandi protagonisti, dal più giovane al più anziano, di questa cavalcata. Hanno saputo accettare tutte le mie scelte, comprese alcune esclusioni eccellenti in partite importantissime. Non posso dimenticare la mia famiglia, che è riuscita a sopportarmi nel quotidiano: la vita di un allenatore è fatta di alti e bassi e grandissimo stress». Concas chiude con una dedica bella e assolutamente speciale. «Il mio pensiero, in questo momento, va a mio padre, che è venuto a mancare diversi anni fa: sono sicuro che è stato il nostro primo tifoso».